Contro la DISOCCUPAZIONE SOSTENENDO il mercato ticinese
La filosofia del programma occupazionale di Caritas Ticino in orticoltura e riciclaggio

Di Roby Noris



Dieci anni di lotta contro la disoccupazione con un programma occupazionale (PO) per ridare lavoro ai disoccupati generici (senza formazione), una vera azienda con 4 sedi, 160 posti di lavoro, oggi in due settori produttivi: l’orticoltura e il riciclaggio di tessili, mobili, frigoriferi e materiale elettronico.
Spesso giustamente ci soffermiamo con dati e riflessioni sull’obiettivo principale di questa attività, la lotta alla disoccupazione, e ci rallegriamo che nonostante le condizioni difficili dei nostri disoccupati la metà di coloro che ha terminato il programma l’anno scorso ne è uscito con un posto di lavoro stabile.
Ma qui vorrei fare qualche considerazione su un altro aspetto importantissimo per il nostro programma occupazionale che rifugge ogni concessione di matrice assistenziale e vuole perciò collocarsi per quanto possibile in un dialogo con il mercato e con l’economia ticinese.
Abbiamo fin dall’inizio nell’88 creduto che le attività del programma occupazionale per aiutare i disoccupati a reinserirsi nel mercato del lavoro dovessero essere il più possibile dentro il mercato ticinese. Cosa difficile da realizzarsi perché la condizione per ogni attività di un programma occupazionale è che questa non faccia concorrenza a nessuno. Ebbene questo è stato sempre un punto fermo e irrinunciabile in tutto quanto si è creato in questi dieci anni.
Per poter sviluppare l’attività orticola siamo quindi diventati soci della FOFT (Federazione Ortofrutticola Ticinese) con cui si è stipulato un accordo secondo cui i prodotti di Caritas Ticino sono acquistati solo dopo che gli orticoltori ticinesi hanno consegnato tutti i loro prodotti. Pianificando opportunamente la produzione riusciamo a produrre 200 tonnellate di pomodori all’anno senza far concorrenza agli orticoltori ticinesi. Anzi favorendo l’orticoltura ticinese! Ecco come:
Prima di tutto l’aver sviluppato due aziende orticole, una a Pollegio e una a Cadenazzo, acquistando la seconda quando nessun orticoltore ticinese poteva acquistarla, ha evitato che qualche imprenditore d’oltre Gottardo venisse a produrre in Ticino esportando tutto, e scavalcando quindi la FOFT: una preoccupazione più volte espressa dal direttore della Federazione Glauco Martinetti che vedrebbe diminuire il fatturato di vendita di fr. 600’000.- se Caritas Ticino dovesse interrompere la produzione orticola. Ma c’è di più. Il programma di Caritas Ticino favorisce l’orticoltura ticinese producendo temporaneamente ciò che per motivi diversi gli altri orticoltori non producono - fagiolini, pomodorini cherry ad esempio - ma soprattutto aprendo e chiudendo il mercato dei pomodori: si tratta semplicemente di anticipare e posticipare inizio e fine produzione in quei periodi dove per l’orticoltore ticinese sarebbe difficile produrre pomodori che però sono richiesti alla FOFT da numerosi clienti che altrimenti se ne andrebbero altrove per tutta la stagione. È importante quindi disporre in anticipo di prodotti che "aprono il mercato" e mantengono i clienti per tutta la stagione. Ovviamente tutto questo richiede una pianificazione accurata della produzione ma ormai il sistema è collaudato e così da anni otteniamo il duplice risultato di far lavorare i disoccupati aiutandoli a reinserirsi nel mondo del lavoro e nel contempo sosteniamo l’orticoltura ticinese.
Per quanto riguarda il riciclaggio, un settore nuovo e ancora in espansione, col programma occupazionale di Caritas Ticino abbiamo cercato di sperimentare nuove strade e siamo riusciti a portare in Ticino un’attività come il frazionamento dei frigoriferi che qui non esisteva.
Ma sul tema del riciclaggio il problema più grosso per i paesi come la Svizzera è quello del costo: se si vuol evitare infatti esportazioni più o meno selvagge dei nostri rifiuti, magari nel terzo mondo dove non si guarda tanto per il sottile, bisogna ormai entrare nell’ottica che lega la produzione di qualsiasi oggetto di consumo al suo costo per l’eliminazione e il riciclaggio. Nel nostro piccolo con il programma occupazionale cerchiamo di portare avanti questa strada che significa utilizzare una mano d’opera relativamente a basso costo per la prima fase di lavorazione che non richiede tecnologia di alto livello. Si può così sostenere indirettamente le fasi successive dello smaltimento che richiedono tecnologia più avanzata. Oggi per quanto riguarda lo smaltimento di alcuni prodotti siamo ancora in alto mare sul piano delle leggi e degli accordi internazionali, ma si stanno facendo diversi passi e per certi oggetti come i frigoriferi e altri apparecchi elettronici, almeno sulla carta, il sistema dovrebbe funzionare: si tratta di far pagare il costo dello smaltimento sotto forma di vignetta come per i frigoriferi o come "tassa" su ogni oggetto. In questo modo si pagano le diverse fasi dello smaltimento recuperando e riciclando tutto quanto può essere trasformato. Non si tratta però di equivocare sul concetto di riciclaggio pensando ad esempio di riutilizzare apparecchi obsoleti magari esportandoli dopo sommarie operazione di trasformazione.
Non condividiamo per questo la visione romantica, ma poco economica e ancor meno ecologica di chi pensa che da due o tre PC 386 (rottami anche se apparentemente in perfetto stato) se ne possa rimontare uno nuovo per i poveri del terzo mondo. Il danno e le beffe: nessuno pagherà loro una seconda volta il costo dello smaltimento definitivo dei nostri rifiuti tecnologici spacciati per aiuto allo sviluppo. Nel PO di Caritas Ticino preferiamo decisamente frazionare i vecchi computer recuperando oro, rame e metalli vari, plastica, vetro e soprattutto permettere l’eliminazione delle sostanze inquinanti depositate all’interno degli schermi: per farlo con un processo elettrolitico, dopo aver tagliato il tubo catodico, bisogna prima smontare il monitor isolando il tubo; un’operazione relativamente semplice che richiede però un tempo di lavoro lungo e quindi costoso. A Pollegio nel programma occupazionale di Caritas Ticino i disoccupati fanno anche questo inviando poi i tubi catodici preparati per essere tagliati e "lavati" a una ditta specializzata di Basilea.
Economia, ecologia e lotta alla disoccupazione si possono coniugare assieme. Da dieci anni è la sfida di Caritas Ticino.