Era un uomo da buttare

Di Dante Balbo




Il programma occupazionale non è un parcheggio, ma un luogo ove, a volte, si ricomincia a vivere. Continuiamo a camminare nella foresta scura della nuova povertà, raccogliendo qua e là drammi e segni di speranza. La nostra rubrica "i poveri li avrete sempre con coi", oggi incontra un uomo.

"Ho superato da un pezzo i cinquant'anni e ho dovuto abbandonare il mio lavoro per problemi di salute. Non sono invalido e potrei fare un altro lavoro, ma chi mi prende adesso! Ormai sono disoccupato da tanto, sono addirittura in assistenza e mi vergogno ad andare in giro per strada. Se entro a bere un caffè in un bar, sembra che tutti sappiano che sono un disoccupato, mi sento come un lebbroso. La sera torno a casa e mi sembra di rubare il poco che mangio. Mia moglie tace, sopporta, ma il suo silenzio mi sembra un tuono di rimproveri. Non mi sono ancora buttato nel lago, perché sarebbe l'ultimo insulto che potrei fare ai miei figli, ma certe sere ho passeggiato per ore sulla riva."

Carlo, lo chiameremo così , è un uomo disperato, che ha trovato il coraggio di venire a parlare con noi, senza speranza, ma con il solo desiderio di potersi una volta sfogare. Gli proponiamo il nostro programma occupazionale, un lavoro completamente diverso da quello che ha fatto prima. Viene per dirci che non se la sente, perché si ritiene inadeguato e incapace a fare quello che gli abbiamo chiesto. Per fortuna non trova il responsabile e noi interpretiamo la sua visita come una conferma dell'accettazione del lavoro e lo convochiamo per incominciare.

Siccome è timido e non osa ribattere, comincia a lavorare per noi. Cosi si ritrova a fare qualcosa che non aveva mai fatto, tra l'altro in modo egregio, ma soprattutto allarga i suoi orizzonti. Il programma occupazionale non è un parcheggio ma una opportunità straordinaria di incontrare persone, di fare esperienze diverse, di stabilire contatti nuovi. È grazie a queste nuove opportunità che, al termine dei programma occupazionale, Carlo trova un lavoro, diverso dal precedente, ma che lo riporta fra i vivi. Come quando arriva la primavera e tutto si trasforma e si ammanta di colori, cosi tutto è cambiato nella vita di Carlo. Soprattutto la stima di sé il poter camminare ancora a testa alta in mezzo alla gente, il poter guardare negli occhi la sua famiglia con serenità.


COSA POSSIAMO IMPARARE DA QUESTO CASO

1. La disoccupazione non è definitiva, anche quando l'età del disoccupato è "avanzata";
2. Il Programma Occupazionale non è un parcheggio, ma una vera opportunità per rimettere in moto le proprie risorse;
3. Beneficiare delle misure attive non significa chiedere l'elemosina allo Stato, ma usufruire di un diritto, che temporaneamente può essere una risposta e, addirittura rimette la persona nella possibilità di trovare un lavoro;

Servire i "poveri" ha voluto dire anche questa volta mettere a disposizione della persona opportunità di sviluppo, piuttosto che tappare un buco con un intervento economico, che non avrebbe avuto speranza di risolvere il problema e sarebbe stato veramente offensivo per Carlo.