Santi da scoprire
3 beati a Roma

Di Patrizia Solari




E la quarta … ero io, che mi trovavo nella Basilica di San Pietro, il 15 marzo scorso, quando il Papa ha beatificato il vescovo bulgaro Vincenzo Bossilkov, la religiosa italiana Brigida di Gesù Morello e la vergine spagnola Maria del Carmen Sallés y Barangueras. È stata l'esperienza presente e concreata della comunione dei Santi, con la gente che si accalcava per avere un posto, per "vedere", e le lingue che si mescolavano e i sorrisi, i saluti, i richiami, i canti e le preghiere. Era il popolo di Dio, così com'è, con le sue bellezze e i suoi difetti.

Desidero citare due passaggi di un bel testo sulla preghiera di padre Gabriele Bunge, esperto studioso del monaco Evagrio:

"Questa "comunione" (koinonìa) - dei credenti tra di loro e con Dio - è ciò che la Scrittura chiama "chiesa" e "corpo di Cristo". Essa abbraccia tutte le "membra" di questo corpo, i viventi come quelli già "morti nel Signore". Infatti è così stretto il legame delle membra tra di loro e con il corpo , che i morti non sono "membra rinsecchite", poiché "tutti vivono di Dio" (Lc 20,38). Chi vuole essere "comunione con Dio" non può perciò mai prescindere da coloro che già prima di lui sono stati resi degni di questa comunione! Nel credere alla loro "predicazione", colui che è nato dopo entra proprio in quella comunione della quale quei "testimoni oculari e servitori della Parola", già "fin dai principio" e per sempre, sono parte viva. Perciò è vera "chiesa di Cristo" solamente quella chiesa che sta nell'ininterrotta, viva comunione con gli apostoli, sui quali il Signore ha fondato la sua chiesa (Ef 2,20)."2).

Senso ed essenza della custodia della "tradizione" sono , dunque, per i padri così come per i primi "testimoni oculari e servitori della Parola", non un attenersi stupidamente a ciò che è tradizionale, ma un conservare una comunione piena di vita. Chi vuole avere comunione con il Padre, può ottenerla solo passando per la "via" del Figlio. Ma si arriva al Figlio solo attraverso quelli "che hanno percorso la via prima di noi" e sono così diventati parte viva di questa "via". (…) Solo chi segue personalmente le loro "orme" può sperare di arrivare come loro alla meta di questa via (cf. Evagrio, Praktikos, Prologo). "3)

E voglio ricordare qui un'altra esperienza. Qualche anno fa ero andata a recitare il rosario nella casa di un vicino che era morto. Al termine furono cantate le litanie dei santi e in quel momento, realmente, il nominarli li rendeva presenti in quella casa, insieme a noi, attorno al capezzale del Plinio. Da quella volta, l'esperienza di questa presenza si è ripetuta, in occasioni analoghe: forte e potente alla velia in Cattedrale per il Vescovo Eugenio e via via tutte le altre volte che, seguendo le orme della Chiesa, ho vissuto di nuovo questi gesti di preghiera e compagnia. È l'esperienza reale dell'unità e della continuità date alla Chiesa nel tempo e nello spazio.


1.) le notizie sono tratte dall'opuscolo distribuito in S.Pietro in occasione della beatificazione.
2.) Bunge Gabriel, Vasi di argilla - Ed.Qiqajon, Comunità di Bose, 1996 - pag.19).
3.) Idem, pag.23

BRIGIDA DI GESÙ MORELLO, 1610-1679, RELIGIOSA - FONDATRICE DELLE SUORE ORSOLINE DI MARIA IMMACOLATA

Brigida Morello nasce in San Michele di Pagana, presso Rapallo, nella Provincia di Genova e diocesi di Chiavari, il 17 giugno 1610, sestogenita degli undici figli nati di Nicolò Morello e di Lavinia Borzese, ambedue delle più antiche e principali famiglie della Rapallo di allora, che avevano dato, e daranno personalità di spicco al clero diocesano e religioso e all'amministrazione civile. Lo stesso Nicolò Morello, padre di Brigida, fu governatore di Rapallo. Nicolò e Lavinia provvedono insieme alla educazione e istruzione dei propri figli, allevandoli con il loro proprio esempio, secondo la tradizione della propria gente e delle proprie famiglie (…), Da buoni rapallesi, spiccano per la loro marianità e, nell'atmosfera del secolo in cui vivono, per spirito missionario, che rivivono in Brigida e che lei trasmetterà alle sue religiose. La sua spiritualità si profila già ora come un lineare sviluppo della fede battesimale aperta a tutte le esigenze di Cristo e della sua Chiesa. Bimba di ancora pochi anni, con il cuore puro degli innocenti, contemplando il Cristo Crocifisso, percepisce il valore di essere tutta di Dio per poter giovare a tutto il prossimo, in piena disponibilità. Cresce in famiglia, tra preghiera e lavoro, e in gioiose amicizie, aiuto alla madre, spesso inferma, nel governo gratificante della sua famiglia benedetta. (…) Il suo programma di vita è già di "essere santa ed essere monaca per essere più presto santa". Ma la Volontà di Dio, manifestata attraverso varie circostanze, la indirizza verso lo stato matrimoniale come stato anch'esso di santità. Il 16 ottobre 1633, con libera scelta contro il costume dell'epoca, va sposa, in Rapallo, a Matteo Bancari, di famiglia cremonese, da tempo passata in Salsomaggiore, negli allora ducati padani. Il borgo si stava riprendendo dalla desolazione lasciata alla peste (1630). Brigida e la sorella Agata (…) senza trascurare le proprie famiglie, lavorano attivamente per ogni povertà, sostenute ed aiutate dai rispettivi mariti. Restò famoso il ritorno alla vita regolare, per merito della signora Brigida, di un religioso sviato e di molto cattivo esempio; e si parlava con meraviglia della guarigione di un lebbroso in stato avanzato che un fratello del marito, don Vincenzo Simone le aveva portato in casa perché lo curasse. Dal parroco poi, Brigida era stata fatta "Priora della dottrina cristiana": catechista e formatrice di Maestre di catechismo. L'invasione spagnola del 1636 (…) costringe tutta la famiglia Bancari, con altri di ogni condizione, a rinchiudersi nel vicino castello di Tabiano: Matteo organizza la difesa e Brigida, con l'esempio ed il consiglio, convince le donne alla preghiera e ad accostarsi ai sacramenti, cosa facile per i molti sacerdoti rifugiati. Con il marito fa voto, se scampano, di pellegrinare al santuario di Monteallegro in Rapallo, sua patria, e, privatamente di non mangiare carne per un anno e di digiunare ogni sabato in pane e acqua. Per le sofferenze e i disagi dell'assedio tutti e due si ammalano molto gravemente: Matteo muore, per una tisi fulminante, (…) Brigida sopravvive con grande debolezza e sconforto. Con il ritorno della vita fisica ritorna il sogno del chiostro: con voto di castità perpetua, si consacra subito e totalmente a Cristo Gesù, coma a suo unico sposo. Guidata dai frati francescani, in Salsomaggiore, e dai gesuiti, in Piacenza dove si era trasferita (…) nel 1640, incomincia a vivere di orazione e di opere di misericordia, favorita da Dio di grandi doni mistici, profezia e miracoli, in attesa che lo stesso Dio, che mai l'aveva delusa, le indicasse nuovamente la via. Ora, quando Margherita de'Medici Farnese chiede ai gesuiti persona adatta per aprire a Piacenza un collegio per l'educazione delle giovanette, il direttore spirituale di Brigida e Brigida stessa vedono nel desiderio ella sovrana la risposta di Dio. La fondazione, dopo varie vicende, nelle quali rifulgono la fede, la fiducia e la fortezza soprannaturale di Brigida , è fatta in stretta povertà, soltanto nell'anno 1649, il giorno delle Ceneri e primo di Quaresima, data scelta a significare il proposito della nuova Congregazione: vivere il mistero pasquale ed insegnare a viverlo alle giovani educande. (…) In un secolo di pregiudizi e di preclusioni per la donna, quale era il 1600, Brigida di Gesù ne promuove, in Cristo, la dignità, guidandola alla coscienza di sé e del suo destino eterno con la catechesi e l'educazione alle virtù cristiane, non solo, ma anche con l'istruzione civile e l'apprendimento di varie arti. La fondazione, però, non esaurisce il disegno di Dio su Brigida di Gesù. Spinta dall'amore di Dio e del prossimo, nell'aprile del 1655, si offre vittima per la salvezza eterna di tutti gli uomini e l'unità della Chiesa. Così, dopo 24 anni di mali inesplicabili ai quali si erano aggiunte gravi prove morali, vissuti, gli uni e le altre, in piena lucidità e in francescana letizia, morì il 3 settembre 1679 in fama di non comune santità, rimpianta da tutti e lasciando un numero considerevole di scritti spirituali, di governo e di lettere.


MARIA DEL CARMEN SALLES Y BARANGUERAS, 1848-1911, VERGINE - FONDATRICE DELLE RELIGIOSE CONCEZIONISTE MISSIONARIE DELL'INSEGNAMENTO

In quel lontano 1848, mentre il mondo era sconvolto da rivoluzioni liberali e da proclami marxisti, l'azione silenziosa ed efficace di Dio vi deponeva un germe di santità: "Carmen, Francesca, Rosa, io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo ...". I genitori, José Sallés e Francesca Barangueras, ebbero cura di lei, come fecero con gli altri nove figli che Dio affidò loro perché li incamminassero verso di Lui. Al pari delle sorelle, Carmen studiò nel collegio de "L'Insegnamento". Per lei, come per le sorelle anzi prima che per esse, data la sua maggiore età, i genitori sognarono e prepararono un buon matrimonio.
Ma la sua vocazione era un'altra. Riconoscerla e metterla in chiaro non fu cosa facile. Dalle Religiose Adoratrici apprese l'urgenza di aver cura della donna caduta. Nella contemplazione di Maria Immacolata imparò ad amare Dio, che previene il male seminando il bene: "per raggiungere buoni fini - diceva - occorrono buoni principi". Intraprese dunque la strada dell'educazione femminile. Con le Domenicane dell'Annunziata imparò a congiungere tra loro la contemplazione e l'azione, scoprendo che "è nel cuore dei piccoli che bisogna incontrare Cristo". Ma questo cuore - pensava - dovrebbe essere come una cisterna profonda e piena d'acqua della scienza e d'acqua della virtù. Sognava giovani che , in un armonioso equilibrio di pietà e di cultura, fossero il motore propulsivo della famiglia e della società nel cammino verso l'incontro con Dio nel Cielo. Così ella si dedicò a formare donne colte e pie, fondando nel 1892 la Congregazione delle Religiose Confezioniste dell'Insegnamento e cioè un gruppo di comunità dove le sue figlie fossero come il prolungamento della presenza di Maria Immacolata tra gli uomini. E fondò collegi: "per essi io voglio pietà, molta pietà e lettere: al resto Dio provvederà". E Dio provvide 13 collegi in 19 anni. Alcuni mesi dopo la sua morte, la divina Provvidenza operava ancora: con la fondazione della prima casa in Brasile, la Congregazione diveniva universale. Dapprima espandendosi nei paesi americani, poi in Asia e, più tardi, in Africa. Perché l'amore non conosce frontiere e l'amore di Dio deve essere gridato agli uomini, esprimendo con la tenerezza di una madre, sull'esempio della Donna che fu Immacolata.


VINCENZO EUGENIO BOSSILKOV, 1900-1952, VESCOVO E MARTIRE

Il Vescovo Passionista a Martire Vincenzo Eugenio Bossilkov nacque il 16 novembre 1900 a Belene (Bulgaria), villaggio della valle del Danubio, da una famiglia di contadini di autentica tradizione cattolica di rito latino. Al battesimo fu chiamato Vincenzo. Fu cresimato nel 1909 e nel 1911 fu condotto undicenne nel piccolo seminario dei PP. Passionisti nel paese di Oresc, ove il ragazzo continuò le elementari ed iniziò gli studi ginnasiali. Nel 1913 i Superiori Passionisti, scorgendo in lui i segni di una vocazione, lo invirono al seminario diocesano di Nicopoli, l'odierna Russe, dove i PP. Passionisti sin dalla fine del 1700 esercitavano la loro azione missionaria. Nel 1914 l'adolescente fu inviato in Belgio, a Courtrai, per il proseguimento degli studi, e di qui a Mook in Olanda, dove egli rimase fino al 1919 per gli studi liceali. Il 18 aprile 1919, il giovane Vincenzo ricevette l'abito passionista nel noviziato di Ere (Belgio), assumendo il nome di Eugenio del S.Cuore, nome che egli conservò per sempre come proprio fino alla morte. Nel 1920, dopo la professione religiosa, diede inizio agli studi teologici, emettendo il 23 aprile 1923 la professione perpetua dei voti religiosi, aggiungendovi il voto tipico dei Passionisti di far memoria costante della Passione del Signore. In questo lungo periodo di assenza dalla Patria, fu assai aiutato dalla famiglia olandese Van de Voordt, che lo ebbe caro come un figlio adottivo. Nel 1924, a causa della divisione della provincia passionista olandese da quella belga, fu rinviato in patria, ove completò gli studi teologici in preparazione del sacerdozio che gli fu conferito il 25 luglio 1926 dal Vescovo Passionista olandese Mons.Damiano Theelen.
Per perfezionarsi negli studi teologici, nel 1927 fu inviato a Roma presso la casa generalizia Passionista dei SS. Giovanni e Paolo al Celio, da dove frequentò il Pontificio Istituto Orientale, ottenendovi il titolo di Dottore nel 1932, discutendo la dissertazione a sfondo ecumenico sul tema dell'unione dei Bulgari con la Chiesa romana a metà del XIII secolo. Nel 1933 fece ritorno lla sua diocesi, ove il Vescovo lo nominò in un primo tempo suo segretario e Parroco della Cattedrale, ma , preferendo egli un apostolato diretto in mezzo al popolo, il Vescovo gli assegnò la parrocchia di Bardaski-Gheran, nella pianura danubiana, ove poté esplicare una efficace attività pastorale e culturale. Il suo nome fu ben presto noto: dotato per le lingue, si fece ammirare per la sua raffinata cultura accademica, tanto che nel 1938, ricorrendo il 250. anniversario dell'insurrezione cattolica di Ciprovetsy contro i Turchi, fu scelto come oratore ufficiale. Ma i tempo stavano cambiando. Nel 1940 la Bulgaria fu coinvolta nella seconda guerra mondiale a fianco delle potenze dell'Asse. Quattro anni dopo l'Unione Sovietica, dopo il ritiro delle truppe tedesche, invase la Bulgaria e in pochi mesi l'occupò militarmente, politicamente e perciò anche ideologicamente. Nel 1946 moriva il Vescovo Theelen e P.Eugenio fu nominato Amministratore Apostolico. Verso la fine del 1947 fu eletto Vescovo di Nicopoli, succedendo al suo Vescovo in un momento di crescenti difficoltà per il lento ma programmatico progetto di distruzione della religione. Nel 1948 ottenne tra mille difficoltà il permesso di recarsi a Roma in visita "ad limina" e così poté essere ricevuto in udienza da Pio XII, ricevendone parole di conforto e di coraggio. Colse anche l'occasione per recarsi in Olanda presso i suoi benefattori. Ritornò in sede riprendendo con coraggio l'azione pastorale tra crescenti difficoltà del regime comunista, che attraverso la polizia segreta lo pedinava.
Nel 1949, dopo l'espulsione del delegato Apostolico Mons.Francesco Galloni, si fece più deciso il tentativo del governo comunista di costringere la Chiesa Cattolica o ad allinearsi alla Chiesa nazionale o a sparire. In quello stesso anno una legge della Repubblica Popolare espelleva tutti i missionari stranieri e confiscava tutti i beni della Chiesa Cattolica, sopprimendo tutte le Congregazioni religiose e disperdendone i membri. Negli anni 1950-51 la morsa persecutoria si strinse sempre più, finché nel 1952 gli eventi precipitarono con l'imprigionamento di religiosi, sacerdoti, dell'anziano Esarca Cattolico Mons. Romanov e di Mons. Eugenio Bossikov, arrestato il 16 luglio 1952 mentre si trovava in una casa di riposo estivo fuori Sofia. Gettato segretamente in carcere, il 20 settembre i giornali di partito pubblicarono in prima pagina le accuse mossegli durante gli interrogativi accompagnati da torture fisiche e psichiche. Il processo-farsa, condotto dal 29 settembre al 3 ottobre culminò con la già decisa condanna a morte, eseguita nelle carceri di Sofia, nella notte dell'11 novembre alle ore 23:30. L'ultima volta che fu visto vivo, ebbe il tempo di dire alla nipote ed agli amici: "Non preoccupatevi per me: io sono già investito dalla grazia di Dio e sono rimasto fedele a Cristo e alla Chiesa." Il suo cadavere fu gettato in una fossa comune con gli altri giustiziati, in modo che non si conoscesse né il luogo della sepoltura né l'identità del martire.