Quando la scuola è proposta di vita
Sarajevo: scuole per l'Europa

Di Vera Podpecan




Ricordo il Cardinale di Sarajevo Vinko Puljic, ospite della nostra Diocesi circa un anno fa, che ci raccontava dell'idea di potenziare, non solo a Sarajevo ma in tutta la Bosnia, delle scuole cattoliche, multietniche e multireligiose. Ci faceva partecipi, noi un gruppetto di persone che con lui abbiamo potuto condividere il momento del pranzo, di questo suo grande desiderio e della speranza che queste scuole avrebbero potuto rivestire nella situazione così difficile venutasi a creare durante e dopo la guerra.

Allora sembrava uno di quei sogni destinati a rimanere nel cassetto perché la loro realizzazione richiede tempo, energie, soldi.

A fine maggio con alcuni amici ci siamo recati a Sarajevo per ringraziare il Cardinale della sua visita in Ticino e per conoscere i suoi progetti. Quella visita è stata ricca di incontri con persone e opere nel segno della speranza per il futuro. Tra le diverse opere visitate anche la prima scuola multìetnica, multireligiosa ricavata dalla ricostruzione di un palazzo devastato dalle granate e totalmente saccheggiato, nel quale dal 1995 la prima scuola multietnica funziona. La scuola "cattolica" perché voluta, finanziata e sostenuta da cattolici, aperta a tutti i bambini di tutti i popoli e di tutte le religioni, da subito ha sorpreso tutti; infatti gli iscritti erano tre volte maggiori dei posti disponibili. L'interesse a queste scuole, volute dal Santo Padre e messe in piedi dal cardinale di Sarajevo con la collaborazione di moltissime forze, ha richiesto la ricerca di nuovi spazi. Questo è forse il miracolo delle scuole, che in poco tempo sono aumentate di numero e soprattutto di allievi. In un anno altre scuole sono state organizzate, sicuramente non sempre nel modo migliore, ma nella certezza che queste scuole, chiamate ormai nel linguaggi comune scuole per l'Europa, rappresentano il vero futuro della Bosnia, Paese dove sempre più religioni e più culture hanno potuto convivere in equilibrio. A Tuzla e Konjic l'insegnamento si svolge nelle scuole statali, nel pomeriggio quando gli altri alunni già sono tornati a casa. A Zenica, a causa della difficoltà nel reperire spazi, nelle stesse aule si lavora a turni. In altre città altri tre centri sono stati aperti e nell'anno scolastico 97/98 1800 allievi hanno la possibilità di frequentare i corsi.

La particolarità di queste scuole ci è stata spiegata da don Ivo Balukcic, prete di Sarajevo che frequenta la Facoltà di teologia di Lugano, grazie a delle borse di studio messe a disposizione dalla Facoltà per studenti dei Paesi dell'Est. A lui, che da vicino ha potuto conoscere queste scuole, abbiamo chiesto di dirci come funzionano. Le scuole, i corsi sono riconosciuti dalla Stato, quindi i certificati rilasciati permettono in seguito di accedere ad altre scuole, spiega don Ivo. Anche se le scuole sono state volute dai cattolici, gli scolari liberamente possono decidere quale insegnamento religioso vogliono seguire. Normalmente seguono l'insegnamento dei loro genitori, quello cattolico, o quello mussulmano, o quello ortodosso. L'insegnamento è dato da persone qualificate. Una grande importanza è riconosciuta alla storia delle religioni, all'etica, alle lingue classiche, ai fondamenti della civiltà europea, alle lingue moderne, dall'inglese al tedesco al francese e l'italiano, alle conoscenze dell'informatica.

Quello che abbiamo potuto capire, incontrando il Cardinale o parlando con don Ivo, è il grande significato culturale che hanno queste scuole. Certo l'insegnamento che offrono é importante, ma nella stessa misura è importante il significato di queste esperienze e il modo come gli allievi riescono ad interiorizzare queste esperienze. Infatti il messaggio importante che deve passare è quello legato al desiderio di ricostruire nei cuori di questi allievi l'idea di un'Europa unita, un Europa capace di convivere tra diversi popoli e diverse religioni. Il Santo Padre vuole fare diventare Sarajevo un modello di coesistenza e di collaborazione pacifica tra i diversi popoli e le diverse religioni per l'Europa tutta. Ecco, queste scuole, che offrono alla futura generazione della Bosnia un'esperienza nuova, sono un tassello importante di questo progetto.

È importante allora che si trovino forme di sostegno particolari, a secondo della situazione che si vive. Ben vengano forme come quella trovata dalla scuola media La Traccia di Bellinzona, che attraverso un concerto di musica classica, oltre a raccogliere dei fondi per la scuola dell'Europa, ha dato spazio per capire come altri allievi, in altri Paesi, stiano affrontando il loro futuro. E forse l'insegnamento che se ne può trarre è quello che l'Europa dei popoli, l'Europa delle religioni e della cultura noi tutti la dobbiamo costruire, magari con fatiche e storie diverse, ma questo compito nessuno ce lo può togliere.