IL LAVORO RICICLATO
Occupazione dal riciclaggio dei rifiuti

A cura di Giovanni Pellegri



Spazzatura, pattumiere, discariche, container, e inceneritori. I rifiuti sono divenuti uno dei soggetti più discussi dalle nostre società. Che cosa fare con le montagne di spazzatura che giornalmente produciamo? I sistemi di produzione incentrati sull'usa e getta saranno sostenibili per le generazioni future?

Una via possibile, che permette di dare qualche risposta al problema dei rifiuti, è il riciclaggio. Tuttavia riciclare costa e richiede tanta manodopera. Caritas Ticino, da qualche anno, ha cercato di combinare il riciclaggio di alcune materie con la disoccupazione. Ne abbiamo parlato con Mario Camani, caposezione protezione aria ed acqua.

D: Il riciclaggio e la protezione dell'ambiente sono una nicchia interessante di mercato che permette di offrire a persone disoccupate un lavoro utile. Come vede lei questa coniugazione tra disoccupazione e riciclaggio?
R:
Il nostro modo di utilizzare i prodotti non può durare a lungo. Noi usiamo materie prime, risorse energetiche, ma anche qualità dell'aria, qualità dell'ambiente in una misura tale che non può durare. Solo una piccolissima parte dell'umanità può permettersi oggi di vivere in questo modo, a scapito di tutto il resto dell'umanità e a scapito delle generazioni future. Si fa oggi il discorso dello sviluppo sostenibile. Il nostro modo di vivere attuale, non è sostenibile. Dobbiamo cambiarlo, usando le risorse naturali in modo molto più duraturo. I prodotti devono avere una vita più lunga di quella che hanno oggi. Prolungare la vita significa ridurre un carico ambientale molto intenso, molto più grande di quello che fa il rifiuto come tale. Ma prolungare la vita non è del tutto semplice; significa, tra le altre cose, anche un notevole lavoro, una disponibilità di persone che lavorano. La maggior durata dell'oggetto non è semplicemente creabile dal nulla e per questo motivo diversi tentativi di riciclaggio da un lato, ma forse ancora di più il riutilizzo dei prodotti tutti interi, oppure di loro componenti, danno un contributo notevole alla protezione dell'ambiente e sono un'occasione per creare del lavoro.

Rispettivamente dobbiamo abituarci ad utilizzare il prodotto più volte. Fare in modo che possa essere destinato ad altre persone, oppure anche ad altri usi dopo adeguate trasformazioni. Diventa necessario un altro modo di produrre, un altro modo di riutilizzare, e non solo preoccuparsi di come smaltire quello che per la singola persona, o per singolo uso, è diventato uno scarto. Il lavoro di riciclaggio, che voi svolgete con i disoccupati, deve diventare una parte integrante del modo di produrre della nostra società. Quindi in un domani non dovrà più essere la Cassa disoccupazione a pagare queste persone, ma il costo di quel lavoro dovrà essere inserito nel prezzo dei prodotti che noi utilizziamo. Quindi questi tentativi fatti oggi, magari in termini molto blandi, devono diventare parte integrante del modo di produrre e quindi hanno per conto mio una grossa chance di diventare più stabili e duraturi.

D: Lei crede che studiando a fondo la possibilità di coniugare questi due mondi, quello della lotta alla disoccupazione da una parte e quello della lotta per la protezione dell'ambiente, possano nascere davvero nuove prospettive di lavoro interessante?
R:
lo penso di sì. Evidentemente non è che siano dei buchi così enormi dai quali tirare fuori iniziative o soluzioni nuove. Però credo che idee nuove possano sempre venire, anche perché si tratta di cambiare certi cicli produttivi.
E allora al binomio disoccupazione da un lato, ambiente dall'altro, aggiungerei ancora la questione dei metodi di produzione, e di vendita.
Forse è proprio dalle iniziative che si inseriscono a livello della protezione dell'ambiente, oppure al livello di ricerca di lavori utili per i disoccupati, che possono venire delle interazioni con l'intero mondo produttivo e quindi pure trovare accorgimenti a favore dell'occupazione delle persone a favore dell'ambiente. Credo che questa ricerca sia molto importante. Io non penso che qualcuno si sveglierà una mattina con la soluzione per risolvere i nostri problemi piccoli e quelli grandi del mondo, ma è dall'insieme di queste iniziative che possiamo trovare degli indirizzi nuovi, migliori di quelli applicati oggi.

Smaltimento rifiuti elettronici a CARITAS TICINO

La nuova ordinanza sui rifiuti elettronici emanata il 14 gennaio scorso, regolamenta l'eliminazione di tutti gli elettrodomestici. A partire dal primo di luglio prossimo, non si potrà più gettare nella spazzatura nessun tipo di rottame di origine elettronica. Rientrano nelle disposizioni gli apparecchi utilizzati in casa o sul posto del lavoro, provenienti dai settori dell'elettronica d'intrattenimento, burotica, tecnica dell'informazione e della comunicazione, nonché gli elettrodomestici.
Gli apparecchi dovranno essere consegnati ad un commerciante o al fabbricante. Potranno anche essere consegnati ad un'azienda specializzata nello smaltimento.
Caritas Ticino dal 1994 ha creato in Ticino l'attività di frazionamento di materiale elettronico in collaborazione con la ditta "Drisa" specializzata nell'eliminazione e il riciclaggio di rifiuti elettronici. Questo ha permesso di offrire a Pollegio un lavoro a persone disoccupate e di frazionare 150 tonnellate di rifiuti elettronici all'anno. In Svizzera si stima che ogni anno sono prodotti circa 100'000 tonnellate di rifiuti elettronici.

Nel centro di Pollegio di Caritas Ticino; gli apparecchi sono smontati e divisi in ben 36 componenti: plastica, tubi catodici, cavi elettrici, materiale metallici (ferro, 4 tipi di alluminio, 2 tipi di rame, magneti); sostanze nocive (batterie, accumulatori al piombo, condensatori, pezzi contenenti mercurio, schermi con cristalli liquidi, lampade fluorescenti, tamburi stampanti fotocopiatrici), schede elettroniche e spine (con contatti in oro o non), scarti (carta, cartone, legno, e altri). Dopo la suddivisione le parti riciclabili sono inviate alla ditta di smaltimento "Drisa", che si occupa di estrarre le componenti ancora utilizzabili. Il frazionamento dell'elettronica è un esempio di come il riciclaggio dei rifiuti se mantenuto in Ticino può creare lavoro.


D: C'è però chi dice che davanti a danni ambientali che sono di portata planetaria, gli interventi devono essere proporzionati alla misura del problema e che le piccole iniziative locali sono insignificanti ...
R:
Siamo tutti un po' abituati all'idea della globalizzazione, tanto che se la soluzione non viene dall'alto, o non sia centralizzata, non è una soluzione che va bene. lo credo invece che sia vero proprio il contrario e osservo anche nel mio lavoro come ci siano soluzioni su temi singoli, magari anche poco significativi, che nascono, crescono e poi si diffondono. All'inizio ogni regione porta avanti la sua di iniziativa, quella che le è più consona. Ma è dall'insieme di queste iniziative, di queste ricerche locali, che nascono in un futuro modi nuovi di comportamento, in seguito assunti da una comunità più grande.
In questo senso sono convinto che anche le piccole iniziative svolte in Ticino, in confronto ai problemi del mondo, abbiano comunque un significato che va al di là del risolvere un nostro problema concreto. Sono come un seme per qualche cosa di più importante che può succedere.

D: ... quindi con prospettive più ampie?
R:
Esatto. Inoltre, le iniziative di questo tipo hanno un valore educativo per noi verso l'insieme dei problemi dell'ambiente, della conservazione delle risorse naturali. Chi ha fatto, per esempio, l'esercizio nel riciclaggio di determinati prodotti, a un certo momento apre anche gli occhi e la mente verso altri problemi più grandi. Quindi in questo senso l'iniziativa è anche positiva. Da tutti questi piccoli esempi possono uscire degli stimoli utili per coloro che prendono le grosse decisioni tecnologiche o politiche.