Santi da scoprire
MARCELLINA

Di Patrizia Solari




Alla fine di questo anno, in cui si è commemorato il sedicesimo centenario della morte di Sant'Ambrogio, avvenuta la sera del venerdì santo dei 397, vogliamo spostare i riflettori su una figura forse meno conosciuta: la sorella di Ambrogio, Marcellina. Questo ci permetterà di ricordare anche alcuni passaggi della vita di Sant'Ambrogio. Abbiamo preso le notizie che vi proponiamo dal libro "Ambrogio e Marcellina", già presentato in questa rivista nel numero 2 del 1997 (1).

È un libro per bambini, scritto con linguaggio piano e valido anche per un adulto. Così dice monsignor Inos Biffi nell'introduzione: "Le vite dei Santi dovrebbero sempre accompagnare la catechesi dei bambini: essa si troverebbe in tal modo ravvivata e rappresentata nei modelli concreti che l'hanno avverata. Si sa che i bambini sono inclinati a ripetere le parole e a imitare le opere degli adulti; e si sa anche che le prime impressioni che si riflettono nella loro sensibilità vi lasceranno un'impronta e un orientamento incancellabile. Da qui la pedagogia saggia e illuminata che consiste nel fare foro subito i discorsi più veri e nel proporre alle loro iniziative le azioni più edificanti e più riuscite: quelle che, se imitate, li aiuteranno poi a maturare la loro fede e a tradurla con responsabilità e con gusto nelle opere." Ma i Santi non possono diventare anche per noi adulti dei compagni che ci indicano un modo di essere nell'amicizia con Dio? lo credo proprio di sì, e l'incontro che faccio con loro ogni volta che ne studio la vita per offrine alcuni spunti sulle pagine della Rivista, mi conferma in questo pensiero.

Cominciamo allora con il situare la famiglia di Ambrogio e Marcellina. "Ambrogio, secondo il racconto del diacono Paolino, suo segretario negli ultimi anni di vita, nacque nel 340 a Treviri. Il piccolo Ambrogio fu un bimbo molto fortunato; la sua era una famiglia di patrizi romani, i nobili Aurelii Ambrosii, ricchi e potenti. I suoi genitori erano profondamente cattolici, in un'epoca in cui gli stessi imperatori a volte sostenevano eresie o perseguitavano i cristiani. Il padre, anche lui di nome Ambrogio, era governatore delle Gallie e viveva con la famiglia in uno splendido palazzo con giardini, fontane e statue. Della madre invece non si conosce il nome. Ebbe due fratelli maggiori, Marcellina e Satiro." Di seguito riportiamo il testo che racconta di santa Marcellina. "La sorella maggiore di Ambrogio e di Satiro nacque a Roma intorno al 327. Le venne dato il nome di Marcellina, che esprimeva dolcezza e tenerezza, ma anche forza e splendore. Come i suoi fratellini non fu battezzata subito, ma venne iscritta tra i catecumeni e posta sotto la protezione di Gesù Cristo. Visse a Roma fino ai dodici anni di età. Nella sua casa si respirava un'atmosfera serena e la mamma le insegnava ad essere responsabile ed obbediente, e pregare e a desiderare di mettere Dio al centro della sua vita. In seguito Marcellina ebbe altri educatori, ma tenne sempre presente la figura della mamma e quella di Sotere, una santa della sua stessa famiglia, vissuta qualche decennio prima. Questa nobile e bellissima fanciulla si era consacrata a Cristo. Durante la feroce persecuzione contro i cristiani, ordinata dall'imperatore Diocleziano, nei primi anni del 300, Sotere non accettò di rinnegare la sua fede per tornare a credere negli dei pagani. Venne condannata ad essere percossa a lungo sul volto tanto bello. Infine fu trafitta con la spada e donò con gioia la sua vita al Signore. Marcellina sentì sovente raccontare proprio dalla mamma la vita di questa dolcissima martire.

Quando il padre fu nominato prefetto del pretorio, la famiglia si trasferì a Treviri. In quella città nacque Ambrogio nel 340 e qui Marcellina fu testimone del fatto prodigioso, che tanto la impressionò, dello sciame di api che entrava e usciva dalla bocca socchiusa del piccolo. Era il presagio di qualcosa di grande!

Marcellina crebbe in sapienza e grazia, ma purtroppo un giorno il padre morì improvvisamente. Marcellina fece ritorno a Roma, nella casa di famiglia con i fratelli e la mamma. Da allora divenne ancor più responsabile e si dedicò alla cura e all'educazione dei fratellini. (...) Si faceva intanto strada nel suo cuore l'idea di donarsi totalmente a Dio e di consacrare la sua vita con il voto della verginità, rifiutando il modello di sposa e madre che la società del suo tempo proponeva ad ogni giovane donna.

Marcellina in quegli anni frequentava spesso la casa di una nobile ragazza romana, Marcella, che aveva trasformato la sua bellissima villa in un luogo di preghiera. L'esempio di Marcella e quello di tante altre fanciulle, che rifuggivano ricchezze e prestigio sociale per la cura della loro anima, la fece riflettere molto. Pregò intensamente e chiese consiglio a persone autorevoli. Papa Liberio, che talvolta era ospite a casa sua, approvò la sua scelta: la notte di Natale del 352, nella basilica di San Pietro, con una solenne cerimonia la consacrò imponendole il velo. Marcellina, giovane, bella e ricca, all'età di venticinque anni abbandonava le sontuose vesti e i gioielli, per diventare sposa di Gesù. Il suo abbigliamento da allora fu un semplice abito nero con un velo bianco. Secondo l'usanza di quei tempi, restò con la sua famiglia, dedicandosi ad opere di carità verso i poveri. Pregava e digiunava spesso, ripetendo con forza ai fratelli: 'Non di solo pane vive l'uomo, ma d'ogni parola di Dio'.

Un grande dolore attendeva i tre fratelli: anche la mamma morì lasciandoli soli. Il momento della prova li rese ancor più forti e più uniti, perché Dio era con loro. Impararono ad amare una famiglia più grande: la Chiesa. Papa Liberio fu a lungo guida spirituale di Marcellina e il suo successore, Papa Damaso, divenne amico dei tre giovani e trasmise loro il desiderio di difendere la Chiesa da chi poteva metterla in pericolo. Ambrogio e Satiro, durante l'attività giuridica a Sirmio (città dell'odierna Serbia n.d.r.) lasciarono la sorella a Roma. Quando Ambrogio venne nominato vescovo di Milano, Marcellina li raggiunse e restò accanto a loro, ancora una volta vigile, attenta e paziente. Tutti e tre vivevano e crescevano in santità. Quando Satiro, al rientro dal viaggio in Africa, si ammalò, sfibrato dai numerosi disagi, ebbe la consolante presenza dei suoi cari fino alla morte.

Marcellina divenne ben presto la guida di altre giovani, che volevano consacrare la loro vita al Signore. Venne indicata dallo stesso Ambrogio come esempio vivente da seguire, in un libro a lei ispirato ("De Virginibus", scritto nel 376 n.d.r.). A poco a poco nacque nel suo cuore il desiderio di avere per sé e per le sue compagne una sede lontana dalla città e dalle lotte religiose, per vivere meglio la testimonianza cristiana. Si trasferì così in campagna, a nove miglia da Milano, in una casa povera, ma accogliente. In quel luogo pregava, scriveva, copiava libri ecclesiastici e portava aiuto ai bisognosi. Tra lei e Ambrogio si avviò un affettuoso scambio di lettere, che permise ai due fratelli di tenersi informati sulla loro vita e sulle preoccupazioni che riguardavano la Chiesa. Ambrogio, attivo e instancabile nei suoi impegni di vescovo, si consigliava spesso con la sorella e a volte chiese la sua collaborazione per risolvere casi difficili. Si recò da lei, preoccupato e scosso, per chiederle aiuto e consiglio su come affrontare nel modo più giusto l'imperatore Teodosio, dopo la strage di Tessalonica. 2) La compagnia e la saggezza di Martellina lo confortarono e gli suggerirono la soluzione più adeguata. Ricorse a lei anche per aiutare una vergine di Verona, Indicia, ingiustamente incolpata di immoralità. Marcellina la conosceva da anni, era stata sua ospite e sapeva quanto fosse grande la sua fede, così la difese assieme al fratello dimostrando l'infondatezza delle accuse.

Nel marzo del 397 Ambrogio si ammalò gravemente: la morte lo colse dopo pochi giorni di malattia. Il dolore di Marcellina fu grande e, nell'arco di soli tre mesi, provata dalla fatica e dalla sofferenza, anche lei si ammalò. Trascorreva molto tempo in preghiera accanto alle tombe dei fratelli e ben presto si aggravò. Sul letto di morte il suo volto pallido e sfinito rifiorì: era la gioia di chi sta per unirsi ai suoi cari e allo Sposo tanto amato. Alle compagne, che piangevano sommessamente accanto a lei, ripeteva: 'Infine me ne vado lieta alla casa del Padre, alla reggia del Signore, al gaudio dei miei fratelli'. All'alba del 17 luglio, confortata dalla presenza di Simpliciano, successore di Ambrogio, si addormentò serena per sempre. Il suo corpo fu trasportato nella basilica Ambrosiana e deposto vicino alle tombe di Ambrogio e di Satiro, secondo i suoi desideri."



1) copie del libro sono disponibili al prezzo di fr. 16. presso Caritas Ticino. Il ricavato sarà devoluto a sostegno di iniziative benefiche.
2) Durante una festa a Tessalonica, era stato messo in prigione, perché aveva commesso gravi colpe, un fantino del circo molto famoso e ammirato dal popolo, che reagì al suo arresto accorrendo dal governatore della città per ottenerne la liberazione. Nella ressa che si creò a palazzo, il governatore fu ucciso. Teodosio, a questa notizia, in un primo momento promise clemenza per i colpevoli, poi però decise di punirli, ordinando una strage contro gli abitanti della città. Tanti innocenti furono massacrati dai soldati, durante lunghe ore di terrore. Quando Ambrogio fu informato dell'accaduto, scrisse all'imperatore per essere certo che riflettesse bene sulle sue parole e comprendesse quale atrocità aveva commesso. Scrisse che in sogno l'aveva visto avanzare in chiesa e lui, sull'altare, non aveva potuto continuare la celebrazione della Santa Messa, in presenza di così grande peccatore, indegno di partecipare ai sacramenti. Teodosio rimandò a lungo di chiedere perdono a Dio: solo dopo qualche mese, durante la funzione di Natale, si inginocchiò pubblicamente, in segno di penitenza, tra la commozione generale e venne riaccolto in seno alla Chiesa da Ambrogio.

EDUCARE ALLA SANITÀ

Visitando con i miei studenti o con i turisti la basilica di Sant'Ambrogio in Milano, mostro, tra le tante opere d'arte cristiana, la cappella dedicata a Santa Marcellina. Di solito accade che qualcuno mi chieda: "Ma chi è questa Santa?". Parlando delle suore Marcelline, che si occupano di scuola, di ammalati e di missione in varie parti del mondo, mi sento chiedere: "Da chi prendono il nome? Da San Marcello?".

Bene. Sono contenta che Marcellina non sia famosa. Vuole dire che su di lei non circolano strane leggende di miracoli degni di un prestigiatore più che di un Santo (...). Vuole dire che Marcellina era una Santa seria.

Era, infatti, una donna che ha dedicato la sua vita al Signore, nella semplicità di un'esistenza quotidiana come quella di tanti uomini e donne che vivono la loro vita cristiana o consacrata, con o senza un abito monastico. Quante cristiane si meraviglieranno, in Paradiso, di essere state proclamate Sante sulla terra, di avere una cappella a loro dedicata, di dare nome, millecinquecento anno dopo la loro vita terrena, a una congregazione di suore! A lei, modello di educatrice Santa, infatti si ispirò nel 1838 il fondatore dell'ordine delle suore Marcelline, monsignor Luigi Biraghi. Chissà quanti Santi seri, in Paradiso, si stupiscono che qualcuno scriva un libro su di loro o che un docente universitario spieghi di loro a studenti e turisti ... Bisogna ricordare ai cristiani che Santi sono uomini e donne, con Marcellina, che aiutano a crescer fratelli Santi, come fece Marcellina con Ambrogio e con Satiro, che consacrano la loro vita al Signor nella semplicità del lavoro quotidiano.

Marcellina è una Santa che possiamo conoscere e imitare, che ci dona la speranza di poter essere Santi anche noi. Grazie a questo libro, impareremo conoscerla, a volerle bene come una sorella, come fece Ambrogio, a camminare, come lei, sulla strada che il Signore ci propone.

Gabriella Cattaneo, docente di Arte cristiana presso Istituto Suore Marcelline (dalla prefazione al libro "Ambrogio e Marcellina", Centro cui i turale " il groppolo", Gavirate 1997)