Progetti di Caritas Ticino all'estero
CROAZIA: AIUTARE I PROFUGHI A TORNARE A CASA


Di Vera Podpecan



Non possiamo dimenticare che le Caritas in Croazia e in Bosnia, sono nate dopo la caduta del muro di Berlino. L'unica Caritas "tollerata" dal regime comunista era la Caritas di Zagabria che, un po' alla luce del sole e molto di nascosto, operava a favore dei più bisognosi. Dalla nascita dei diversi Stati al momento della guerra, queste Caritas hanno avuto poco tempo per costituirsi e organizzarsi. Immediatamente sono state confrontate con problemi immensi, con l'organizzazione di centri di raccolta per profughi, con la distribuzione di alimentari e vestiti alla popolazione civile. E molte Caritas, quelle legate e identificate con le realtà parrocchiali, sono nate proprio nel momento in cui i bisogni si manifestavano senza avere troppo tempo per pensare e organizzarsi. Normalmente il prete, oltre essere parroco, diventava direttore della Caritas, uomo tuttofare. Accanto a queste Caritas si aggregavano moltissimi volontari e grazie a loro la merce che anche noi abbiamo potuto inviare a moltissime Caritas della Croazia e della Bosnia ha potuto essere distribuita alla popolazione civile.

L'aiuto immediato, l'aiuto umanitario legato all'emergenza è ora terminato. La guerra sembra essere cessata e le diverse Caritas stanno organizzandosi per assolvere un altro compito, delicato e difficile. Accompagnare nel processo di integrazione la popolazione fuggita all'estero durante gli anni "caldi" e ora in procinto di ritornare alle proprie case. Spesso, a secondo della regione questi profughi rientrando al proprio villaggio, ma non trovano più nulla; case distrutte, saccheggiate e spesso anche case occupate da altri. Pur beneficiando direttamente dalla Svizzera di alcuni aiuti, questi profughi non ce la fanno a ricominciare a ricostruire e a riordinare la loro vita.

La Caritas di Osijek ha chiesto aiuto alla nostra Caritas per mettere in piedi un piccolo progetto agricolo, legato al finanziamento per l'acquisto di 30 scrofe gravide. Un'impresa sociale che permetta alla Caritas di aiutare i profughi dando loro dei maiali per iniziare un piccolo allevamento indipendente, permettendo di contare sulla presenza di maiali che a loro volta riproducono. Alcuni maiali sono tenuti dalla famiglia, così da aumentare il loro bestiame e altri sono ritornati alla Caritas, che a sua volta potrà continuare ad aiutare nuovi profughi. Insomma, una catena della solidarietà legata a progetti agricoli, che grazie a madre natura e a un fondo di rotazione può aiutare molte famiglie a ritornare ad essere agricoltori. Un progetto che si avvicina a quello finanziato alla Caritas di Zagabria per il pollaio che dimostra come le Caritas per far fronte agli enormi bisogni della popolazione e dei profughi che ritornano nei loro villaggi, devono ingegnarsi e diventare, tra le mille cose, anche agricoltori.

Noi crediamo molto a questi progetti perché pensiamo che il lavoro sociale non debba solo limitarsi a dare, ma deve incentivare forme di auto-imprenditorialità capaci di garantire alle persone aiutate un margine maggiore di autonomia. Questo progetto è appena iniziato e potrebbe essere amplificato per permettere a più profughi agricoltori di ricominciare la loro attività.