Il rispetto crea unità

Cari fratelli e sorelle,

Nella nostra vita, il dialogo è una sfida nel cuore di una società sempre più diversificata sia nella cultura che nella religione.
Molte persone si preoccupano dicendo: “Non ci si sente piu tra noi”. Altri invece affermano: “Il nostro villaggio, il nostro quartiere e la nostra parrocchia rispecchiano la diversità del nostro mondo”.
Da una parte quindi, paura dell’altro, così diverso e nello stesso tempo così rassomigliante e, dall’altra parte, accoglienza e ricchezza della diversità in tutti gli aspetti della vita.

Un famoso giornalista rimase stupito di fronte alla domanda di suo figlio al ritorno dalla scuola: “I miei compagni sono mussulmani; ma io cosa sono?” L’uomo allora è andato a sfogliare la Bibbia ed ha capito che grazie al Testo Sacro avrebbe potuto aiutare il figlio a scoprire la sua identità.

“Il rispetto crea unità”. Lo slogan di MISSIO per l’Ottobre Missionario di quest’anno ci interpella e ci provoca. La diversità è una ricchezza che ci permette di avvicinarci gli uni gli altri con rispetto e ci aiuta a capirci. I valori culturali e religiosi altrui ci toccano nel profondo dell’anima. Il dialogo interreligioso non sfocia nel proselitismo, ma genera dei testimoni convinti che il rispetto reciproco crea un unità di intenti nella fede. Ponte fra le Chiese cattoliche sparse nel mondo intero, MISSIO-POM esercita un ruolo di collante per aiutarci a ricevere le ricchezze del Vangelo vissuto da tante comunità dall’aspetto così diverso fra loro.

L’incontro interreligioso è una capacità d’ascolto e di accoglienza della ricchezza religiosa del mondo, in un contesto della vita quotidiana di ognuno di noi e non un dibattito unicamente riservato a specialisti. Questa condivisione arricchisce la fede del cristiano che può così dimostrare con maggiore convinzione il suo affetto al Maestro e Signore, sia in momenti difficili che in quelli gioiosi. Egli riceve anche in misura molto ampia da coloro che professano un’altra fede con un cuore semplice e puro. Grande fu la mia sorpresa, in occasione della mia visita alle Maurizio, nel constatare come donne e uomini sanno rispettarsi invece di affrontarsi in base alle loro diversità. Essi sono capaci di meravigliarsi delle cose che li uniscono.

Quest’anno, la Chiesa delle Maurizio ci aiuta a compiere questo passo ed a vivere l’incontro interreligioso come un dono dello Spirito, facendoci la grazia della comunione fraterna. Essa ci interpella e ci aiuta ad intraprendere questo cmmino senza timore. “Chi siete; chi siamo? Quali sono le diversità che possono arricchirci?”. Questo dialogo e rispetto reciproco non sono forse esigenze del Vangelo e attitudini di Gesù Cristo?


Fr. Bernard Maillard, Ofm Cap Direttore nazionale

Sommario
INTRODUZIONE AL TEMA

GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE - DOMENICA 19 OTTOBRE 2003
MESSAGGIO DI MONSIGNOR MAURICE PIAT, VESCOVO DELLA DIOCESI DI PORT LOUIS
LA REPUBBLICA DI MAURIZIO (Mauritius)
IL DODO
Padre Jacques Désiré LAVAL
INVITO AD ADERIRE ALLA CATENA DI PREGHIERA PER L’ISOLA DI MAURIZIO
IL ROSARIO MISSIONARIO
MISSIO

INTRODUZIONE AL TEMA

Le Pontificie Opere Missionarie (MISSIO), la cui sede Svizzera si trova a Friborgo ha scelto come paese ospite per l’Ottobre Missionario 2003 la Repubblica di Maurizio.

Con le offerte raccolte durante il mese missionario, tutta la Chiesa Svizzera intende sostenere la Diocesi di Port Louis che riceverà un aiuto finanziario per coprire le spese più urgenti e garantire la realizzazione degli obiettivi pastorali diocesani. Fra questi troviamo l’opzione per il dialogo interreligioso, obiettivo scelto dal Sinodo della Diocesi.


I Cristiani dell’Isola Maurizio; ospiti della campagna di MISSIO per il 2003

Sull’isola Maurizio incontriamo, su di un territorio poco più grande del Canton San Gallo, cristiani di origine europea, africana, indiana, oltre che credenti mussulmani, induisti e buddisti.
La sola tolleranza dell’altro e della sua identità religiosa non basta per una serena e pacifica convivenza.

Lo slogan di quest’anno «IL RISPETTO CREA UNITA’» ci è suggerito dal gruppo mauriziano di dialogo interreligioso «Mosaico», che da alcuni anni si è costituito presso il Centro di Accoglienza e Formazione Cristiana a Port Praslin. Il gruppo, composto da cristiani, musulmani, induisti e buddisti ha come scopo lo studio e la conoscenza delle diverse religioni presenti sull’isola. I membri di «Mosaico» sono convinti che attraverso il dialogo si possano abbattere le barriere dei pregiudizi e delle paure per trovare l’unità e la fratellanza del popolo Mauriziano, basi indispensabili per la costruzione di una vera e propria identità nazionale.
Attraverso il dialogo si impara che l’accettazione e il rispetto delle credenze religiose altrui, va ben oltre la semplice tolleranza della diversità di fede.
Punto di unione del gruppo è quindi il rispetto reciproco delle proprie caratteristiche religiose. Questo rispetto si manifesta anche nella preghiera che, ognuno secondo la propria fede e tradizione, esprime liberamente durante gl’incontri di preghiera o nei momenti di formazione. Cattolici, altri cristiani, mussulmani, induisti e buddisti hanno cominciato ad incontrarsi e a pregare assieme, ognuno secondo la propria tradizione, dando così testimonianza di fratellanza, rispetto e unità scaturite dal comune incontro con Dio.
L’opzione per il dialogo interreligioso fa parte degli obiettivi pastorali scelta dal Sinodo dell’unica diocesi di Maurizio, guidata dal vescovo Maurice Piat.

MISSIO crea così nella Chiesa sorella dell’Isola Maurizio le prerogative per incontri e scambi rivolti ad un fruttuoso e costruttivo dialogo fra religioni diverse.
Particolarità della Chiesa di Maurizio rimangono quindi la continua ricerca del dialogo interreligioso, e la testimonianza della fede cristiana nel contesto multientico e multireligioso della giovane repubblica nell’Oceano Indiano.

La Giornata Missionaria Mondiale, cade proprio alla fine dell’anno mariano indetto l’anno scorso dal papa. Se ben preparata, la giornata potrà imprimere un più generoso impulso all’impegno della Comunità ecclesiale nell’approfondimento del senso della vocazione cristiana.
Il ricorso fidente a Maria con la quotidiana recita del Rosario e la meditazione dei misteri della vita di Cristo sottolineano che la missione della Chiesa deve essere anzitutto sorretta dalla preghiera.

GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE - DOMENICA 19 OTTOBRE 2003

Incontro missionario della Svizzera Italiana - Agno - Parrocchia di San Giovanni Battista e San Provino

Domenica 19 ottobre 2003 - presso la Chiesa Parrocchiale di Agno e la scuola elementare comunale

Programma:

Ore 13.30-14.00 Accoglienza
Ore 14.00 Inizio incontro missionario della Svizzera Italiana
Saluto del Presidente CMSI, Mauro Clerici
Ore14.30 – 16.00 animazione in 4 ateliers
Ore 16.00 – 16.30 conclusione ateliers + pausa
Ore 16.30 – 16.50 presentrazione dei lavori degli ateliers nella Chiesa Parrocchiale
Ore 17.00 – 18.30 Santa Messa

MESSAGGIO DI MONSIGNOR MAURICE PIAT,
VESCOVO DELLA DIOCESI DI PORT LOUIS, MAURIZIO

Cari Amici,

È con grande piacere che approfitto di questa occasione per rivolgervi un messaggio di amicizia e di solidarietà.

La nostra Chiesa, situata in un punto impercettibile del pianeta e sperduta in mezzo all’oceano, è sicuramente molto lontana dalla vostra. La storia delle nostre comunità cristiane non ha niente in comune con la vostra. Anche le nostre culture sono molto diverse.
Tuttavia, malgrado le distanze e le differenze, siamo vicini gli uni gli altri grazie ai legami molto profondi della comune fede e dello stesso battesimo. Viviamo, senza conoscerci, una fratellanza unica attraverso l’unione in Gesù Cristo, che è il “maggiore di una moltitudine di fratelli”.
Noi tutti siamo in comunione in seno alla Chiesa universale.

Ed ecco che oggi siamo chiamati a conoscerci un po’ meglio, come fratelli che si riscoprono, dopo essersi ignorati per molto tempo, nella gioia di condividere ciò che siamo e ciò che viviamo.
Le nostre comunità cristiane dell’isola Maurizio sono inserite in un mondo multireligioso e multietnico. Giornalmente incontriamo Mauriziani di fede indù, buddista e islamica. Per questo il nostro orientamento pastorale, adottato in occasione del recente sinodo diocesano, ha tra gli obiettivi prioritari il dialogo interreligioso.

Il contatto quotidiano fra cristiani e persone di altre religioni permette già ora degli incontri spontanei e amichevoli in occasione delle feste religiose. Bisogna però andare oltre, e questo richiede una preparazione seria, che il nostro centro di formazione interreligiosa di Pont-Praslin è in grado di offrire. Un numero sempre maggiore di cristiani, scopre e approfondisce la propria fede attraverso la condivisione di ciò che essi vivono come discepoli di Cristo e attraverso l’ascolto degli altri nella loro relazione con Dio. Questa è un’esperienza che ci arricchisce molto.

Questi contatti fra credenti di diverse religioni, si sono gradualmente sviluppati in incontri di preghiera. Le persone che vi partecipano hanno raggiunto un livello profondo di fratellanza e di testimonianza del loro incontro con Dio. Come ha detto il Papa recentemente: « Ogni esperienza di vita religiosa autentica permette alle persone che professano una fede di scoprire la loro fratellanza umana con tutti i loro compatrioti ».
Il dialogo interreligioso è un cammino sul quale le nostre Chiese, unite nella comunione della Chiesa universale, sono chiamate a proseguire per « rendere conto della speranza che è in noi ».
Fraternamente in Gesù Cristo.

Port-Louis, aprile 2003 + Maurice E. Piat Vescovo di Port-Louis

LA REPUBBLICA DI MAURIZIO (Mauritius)

Chiesa e Missione: Maurizio: isola dalle molte identità in bilico tra Asia e Africa

Geograficamente prossima all'Africa ma abitata in maggioranza da asiatici, l'isola di Mauritius vede un singolare e non facile incontro di genti e culture. Una sfida, quella della pacifica convivenza, di cui si fa portavoce la piccola Chiesa locale.

L'isola di Mauritius è situata nell'Oceano Indiano, a circa 800 km ad Est della grande isola del Madagascar, e ha una superficie di 1.865 kmq. Fa parte di un insieme di isole, Réunion, Rodrigues..., chiamate Mascarene, dal nome dello scopritore portoghese Pedro Mascarenhas.
Mauritius è di origine vulcanica, per cui la stragrande maggioranza dei terreni coltivabili a canna da zucchero ha dovuto essere liberata dai milioni di macigni che ingombravano il suolo. Però le coste, invece di essere nere come il terreno vulcanico, curiosamente sono ricoperte da scintillanti barriere coralline che attirano i turisti. Situata appena al Nord del Tropico del Capricorno, Mauritius gode tutto l'anno di un ottimo clima tropicale, sempre caldo o temperato tra i 19 e 30 gradi. Questo clima con temperatura ideale e costante favorisce l'afflusso di turisti in ogni stagione. Ma c'è anche un aspetto negativo, cioè ogni anno, tra dicembre e marzo, l'isola è sferzata da cicloni violenti e devastatori di abitazioni e piantagioni: il ciclone del 1968 lasciò 70 mila alluvionati.
Nonostante la piccola estensione, l'isola è dotata di un rilievo montagnoso (800 m) che le dà un fascino fiabesco. La sua vicina, l'isola sorella Réunion, possiede un rilievo molto più pronunciato (più di 3000 m), con il vulcano La Fournaise ancora in attività.

Storia di cento approdi
L'isola fu certamente conosciuta in tempi addietro, come il Madagascar, dai Malesi e dagli Arabi. Ma fu scoperta dagli Europei all'inizio del 16° secolo. E da allora si susseguirono le dominazioni I Portoghesi. Il 20 febbraio 1507, un navigatore portoghese, Diego Fernandes, raggiunse l'isola. La chiamò col nome del vascello: Isola del Cigno. Rimase deserta per circa un secolo, poiché i Portoghesi avevano la loro base a Malindi in Mozambico, o a Goa in India.
Il 17 settembre 1598, l'ammiraglio olandese Warwick vi sbarcò, l'annesse all'Olanda e la chiamò: Mauritius, in onore del principe Maurizio di Nassau. Però solo nel 1638 giunse un gruppo di pionieri olandesi che ebbero una vita difficile. Nel 1658, i 40 susperstiti furono trasferiti a Batavia nell'Indonesia. Ancora altri tentativi, ostacolati da malattie e cicloni e grossi topi, si protrassero dal 1664 al 1710, data in cui gli Olandesi abbandonarono definitivamente l'isola.
Il 20 settembre 1715, per decisione del re Luigi XIV, il capitano Guglielmo Dufresne occupò l'isola, battezzandola Isola di Francia. Essa però rimase ancora deserta, fino al 18 ottobre 1721. Lo sbarco fu solennizzato dalla celebrazione della messa e l'erezione di una croce di legno alta 10 metri, con la scritta in latino in onore della Francia: "I fiori di giglio sono scolpiti in cima a questa croce. Non meravigliarti: è la Francia che vuole che l'albero sacro s'innalzi qui".
Nel 1735, Francesco Mahé de La Bourdonnais, con chiaroveggenza, prese in mano l'amministrazione, stabilì la capitale a Port-Louis e organizzò talmente bene la vita coloniale dei 75.000 abitanti che l'Isola di Francia meritò di essere chiamata "la stella e la chiave del Mare delle Indie".
Il 3 dicembre 1810, dopo un' aspra lotta navale con i Francesi, l'armata inglese sbarcò e occupò l'isola che passò così sotto la bandiera britannica. Poco dopo le fu restituito il nome precedente di "Mauritius". Gli inglesi s'impegnarono a rispettare la religione, la lingua e i costumi della popolazione, che allora era in maggioranza di origine afro-malgascia e in condizione di schiavitù. Questo impegno fu lealmente mantenuto e la religione cattolica rimase religione di stato.
Il 1° febbraio 1835, la schiavitù fu abolita a Mauritius, grazie al primo governatore inglese, Sir Roberto Farquar, che allargò l'attività antischiavistica alla vicina isola del Madagascar. Anche se questa decisione è stata capitale per la giustizia sociale, le conseguenze negative di questo grave crimine dei bianchi verso l'Africa non sono ancora del tutto cancellate. Proprio tra il 5 e 8 ottobre 1998 si è tenuto a Port-Louis un "Colloquio internazionale sulla schiavitù e le sue conseguenze: memoria e vissuto di ieri e di oggi".
Appena liberati, gli schiavi, 76.774 tra uomini, donne e bambini, non vollero più lavorare nelle concessioni. I loro padroni contrari alla liberazione ricevettero un forte indennizzo, mentre i poveri servi niente. Gli Inglesi potenziarono allora l'immigrazione di Indiani che era cominciata dal 1829, come lavoratori nelle concessioni di canna da zucchero in sostituzione degli schiavi.
Quest'immigrazione continuò, a varie riprese, dal 1834 al 1907, e introdusse a Mauritius più di 450.000 Indiani (350.000 uomini e 108.000 donne, di cui circa 130.000 rientrarono in India in epoche diverse.

L'indipendenza fu un obiettivo costante di questi isolani, già fin dall'epoca dell'occupazione francese e più ancora nel periodo della decolonizzazione africana degli anni Sessanta. L'Inghilterra si mostrò comprensiva, essendo pochi gli oriundi stabiliti nel paese e presenti quasi solo nell'amministrazione. Per passi graduali l'autonomia fu concessa fin dal 1963 e l'indipendenza il 12 marzo 1968.

Cocktail di popoli dal profumo d'India
La popolazione fu all'origine di alcune migliaia di europei, a cui si aggiunsero poi un numero considerevole di schiavi importati dalle coste dell'Africa orientale e dal Madagascar. Questo miscuglio di etnie diede origine alla popolazione creola, che rappresenta circa un terzo degli abitanti. L'arrivo di quasi mezzo milione d'indiani in un arco di tre quarti di secolo ha cambiato completamente la morfologia della popolazione, facendola passare da una maggioranza creola a una maggioranza indiana. I cosiddetti "grandi bianchi", francesi e inglesi specialmente, sono una minoranza, come pure i cinesi. Si parla attualmente di una popolazione multirazziale, che, eccetto rari episodi, vive in buona intesa, anche se la predominanza indiana ha dato all'isola un volto più indiano che africano. Incontrando taluni mauriziani si percepisce il loro sentimento di essere ancora estranei a Mauritius, poiché sradicati dalla madre patria dei loro antenati.
La lingua ufficiale è l'inglese, però il francese è parlato da molti. Ogni etnia, europea, indiana o cinese, conserva la propria lingua nella vita privata. L'idioma che accomuna tutti è il creolo, che è una deformazione del francese, arricchito da apporti afro-malgasci
ed è comune pure, con qualche variante, agli abitanti delle isole vicine: Rodrigues e Réunion.
Appena ottenuta l'indipendenza nel 1968, i Mauriziani, fieri della loro identità insulare particolare, si sono lanciati con coraggio per alzare il paese a un livello internazionale di riguardo. Anzitutto, un successo meritato, la lotta ad oltranza contro la malaria e la sua scomparsa completa. L'autonomia finanziaria ha assicurato investimenti considerevoli per la creazione d'industrie manufatturiere nell'abbigliamento per controbilanciare la quasi monocultura della canna da zucchero. Particolarmente riuscita è stata la politica degli investimenti e di un turismo di élite che fa di Mauritius uno dei poli di attrazione del turismo internazionale.
Quanto al governo e all'amministrazione politica, è evidente una presenza
maggioritaria di funzionari di origine indiana in tutti i settori. Ne sorge una certa tensione da parte delle altre minoranze etniche, che rivendicano silenziosamente alcune priorità ancestrali per l'occupazione del suolo, per cui, ci si guarda con rispetto, ma non necessariamente ci si ama. Più che una comunità è una fusione d'interessi.

Chiesa dal volto creolo
Abbiamo gia sottolineato la natura multirazziale della popolazione. Ogni gruppo ha portato con sé le sue tradizioni, i costumi, la lingua, la religione. Per un turista ignaro, il fatto d'incontrare lungo la strada luoghi di culto indù o moschee musulmane, accanto a templi protestanti e a chiese cattoliche, lascia sorpresi e anche perplessi. In un piccolo paese insulare come Mauritius convivono tanti gruppi religiosi diversi, apparentemente in buona armonia.
La Chiesa cattolica non è maggioritaria a Mauritius, ma rappresenta circa il 30% della popolazione; gli indù un pò più del 50%, i musulmani meno del 20%; altre minoranze
hanno una religione piuttosto sincretista o aderiscono a sette. La tolleranza reciproca fa che le varie comunità partecipino a certe feste e celebrazioni degli altri.
Questa realtà di pace religiosa sembra fare eco a una decisione presa dagli inglesi al momento della cessione dell'isola da parte dei francesi nel 1810 che dice: "gli abitanti conserveranno la loro religione , le loro leggi e i loro costumi", e a una frase celebre del primo presidente della repubblica Sir Seewoosagur Ramgoolam: "A Mauritius, non si tocca la religione e la canna da zucchero".
L'arrivo del cristianesimo, l'evangelizzazione e l'organizzazione della Chiesa cattolica
(e anglicana) è andata di pari passo con lo sbarco dei colonizzatori portoghesi, olandesi, francesi o inglesi, secondo l'uso al tempo dell'espansione coloniale: la croce e la bandiera! Però l'istituzione progressiva della gerarchia cattolica fu quasi esclusivamente dovuta ai membri di varie congregazioni religiose: lazzaristi, benedettini, spiritani, gesuiti.

IL DODO

Questo simpatico uccello, chiamato comunemente “dodo”, è un emblema nazionale dell’Isola Maurizio. Il dodo viveva sull’Isola ai tempi dei primi colonizzatori portoghesi e olandesi nel
16°- 17° secolo. A causa della sua incapacità di volare questa specie di gallo cedrone scomparse velocemente a seguito della caccia da parte dell’uomo.
Al prezzo di fr. 4.50 si possono acquistare dei ciondoli o dei portachiavi in noce di cocco.
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Su tutti domina la figura di Padre Jacques Désiré Laval, missionario della congregazione dello Spirito Santo, meglio conosciuto come "il santo dell'isola" che esercitò il suo apostolato tra il 1841 e il 1864, consacrandosi soprattutto all'evangelizzazione degli antichi schiavi. Questi, convertitisi quasi in massa, costituirono la base della comunità cattolica mauriziana, che col passare degli anni divenne a maggioranza creola, poiché, di fatto la popolazione di origine indiana rimane fedele all'induismo.
Questa giovane Chiesa mostra una grande vitalità. Se per anni essa rimase condizionata dalla presenza del personale missionario estero, ora si può dire che avanza verso la sua autonomia, cominciando dal clero e dal vescovo. Anzi il suo dinamismo diventa a sua volta missionario e già alcuni dei suoi figli sono partiti per lavorare in altre chiese all'estero. Nel 1967, i preti erano 74 e lanciarono opere e movimenti operai ancora vivaci attualmente. Nel 1998, per circa 300 mila cattolici, ci sono 90 sacerdoti, di cui due terzi mauriziani.
Un'altra trentina esercitano la loro missione sacerdotale in altri paesi.
Molto importante è la vita religiosa femminile, sia apostolica sia contemplativa, che cresce in numero e attività grazie a numerose vocazioni; le religiose s'impegnano nei vari settori della formazione femminile e familiare, con un'attenzione speciale all'animazione catechistica e sociale. La sua incidenza nella vita del paese ha reso consapevole il presidente attuale, un indù, che visita ogni anno le case e istituzioni delle religiose, perché crede nella loro validità per la formazione delle nuove generazioni. Un segno di questi rapporti cordiali lo dà il vescovo attuale, mons. Maurizio E. Piat, che offre con semplicità la sua lettera pastorale annuale ad ogni membro del governo e del parlamento. Data l'importanza economica ed anche sociale del fenomeno turistico (rappresenta ogni anno 500.000 presenze, pari quasi alla metà della popolazione), la Chiesa mauriziana s'impegna a fondo nell'apostolato turistico, creando una fascia di assistenza religiosa su tutto il perimetro dell'isola.
Ci sono stati tre avvenimenti d'importanza nazionale scaturiti dalla dinamica della Chiesa cattolica: la beatificazione di Padre Laval, apostolo dell'isola, l'elevazione al cardinalato di mons. Margeot e la visita di Papa Giovanni Paolo II.
Se l'insularità costituisce un freno in molti settori della vita internazionale, le Chiese delle Isole dell'Oceano Indiano occidentale hanno una Conferenza episcopale autonoma, senza includere il Madagascar, che delega un vescovo per gli incontri episcopali.
Anche a Mauritius come in altri paesi del mondo, esiste l'iniziativa di creare "alti luoghi" sacri, dove i cristiani s'incontrano nei momenti salienti della loro vita spirituale: tale il "Monumento a Maria, Regina della Pace ", dove furono celebrati la festa della Beatificazione di Padre Jacques Désiré Laval il 19 maggio 1979 e il ricevimento del primo Cardinale Mauriziano, mons. Margeot il 17 luglio 1988, alla presenza di una folla di più di 100.000 persone.
Un punto importante è l'impegno di attualizzare gli orientamenti del Concilio Vaticano II. Anche se Mauritius ha già partecipato al Sinodo africano del 1993, la Chiesa mauriziana ha preso a cuore una preparazione intensa al Giubileo del Duemila, lanciando fin dalla Quaresima del 1997 il Sinodo nazionale, con l'appello nella lettera pastorale di mons. Piat intitolata: Verso il Giubileo dell'Anno 2000, la Chiesa in Sinodo.
I punti essenziali messi in rilievo sono: un esame di coscienza sugli errori del passato per purificarsi e convertirsi; la ricerca di una più intensa giustizia sociale; una più grande solidarietà con i fratelli e le sorelle delle altre Chiese cristiane; una condivisione con i compatrioti di altre religioni. La celebrazione del 150° anniversario della fondazione della diocesi di Maurizio a Port-Louis è stato un punto forte di questo impegno di rinnovamento. Recentemente la "Marcia della Carità" ha radunato circa 5.000 giovani. Se la pluralità di religioni nell'isola sembra favorire la volontà di affermarsi in quanto cristiani, l'avvenire di questo paradiso terrestre, richiede una comunione fraterna d'intenti tra tutti i mauriziani.

Padre Jacques Désiré LAVAL
Con i pellegrinaggi alla tomba del Beato Padre Jacques Désiré Laval, si è in presenza di una pratica popolare annuale e propriamente mauriziana. Nella notte dall'8 al 9 settembre, migliaia di mauriziani, non solo cattolici, provenienti dalle città, villaggi e sobborghi, a qualsiasi distanza, convergono verso Sainte Croix, alla periferia di Port-Louis, per andare a raccogliersi presso la tomba dell'apostolo di Maurizio
Padre Laval è venerato da tutti i mauriziani. La gente si reca alla sua tomba con grande fervore. Molti affermano di avere ottenuto risposte alle loro preghiere, come un certo Edgard Beaubois, guarito istantaneamente e miracolosamente da un tumore al collo: questo caso di guarigione è stato decisivo nel processo di beatificazione.
Padre Laval è stato beatificato il 29 aprile 1979. A partire da quella data, e parallelamente al pellegrinaggio annuale, ogni 9 settembre, giorno della sua morte nel 1864, la festa è celebrata in tutte le parrocchie dell'isola, ma più solennemente a Sainte Croix.
Jacques Désiré Laval nacque presso Evreux in Francia il 18 settembre 1803. Dottore in medicina a 27 anni, si mostra molto generoso, ma senza fervore religioso. Una caduta da cavallo e l'amicizia di un prete, lui pure uomo di Dio, Padre Libermann, lo riportano alla fede. A 37 anni è ordinato prete nella congregazione dello Spirito Santo. Nel 1841 arriva a Maurizio come missionario e s'interessa più particolarmente dei poveri, dei lebbrosi e degli schiavi. I mauriziani ritengono essenziali tre aspetti peculiari del suo apostolato già d'avanguardia per la sua epoca, e se ne ispirano ancora.
L'apostolato dei neri, o meglio dei creoli, tramite i creoli. La prima preoccupazione di questo missionario fu d'imparare la lingua creola , di comporre un catechismo in creolo e di formare dei catechisti creoli. Questi insegnarono la fede cristiana ai loro vicini. La sua grande intuizione fu di rendere gli schiavi, liberati di recente dalla schiavitù, artefici della loro evangelizzazione. Creò una pastorale comunitaria che privilegiava l'aiuto reciproco e la solidarietà. E, infine, la pedagogia di una "Chiesa di vicinato". Il Padre ebbe la cura di far nascere in ogni villaggio ciò che oggi chiamiamo "comunità di base". Mise in piedi, là dove poté, una capanna o una casetta che serviva dapprima per l'istruzione religiosa dei neoconvertiti; queste casette furono spesso il punto di partenza per la costruzione di una cappella o di una chiesa. Padre Laval scriveva nel 1844: "Sentendomi fortemente attaccato alla terra di Mauritius, i creoli hanno una fiducia sconfinata in me".
* “Evidentemente, è impossibile far risaltare tutti i fatti importanti della vita di Padre Laval, né tutte le virtù cristiane che egli ha praticato in grado eroico. Sottolineiamo, almeno, quel che ha caratterizzato questo missionario e che sia in rapporto con l’attuale missione della Chiesa. Anzitutto la sua ansia di evangelizzare i poveri, i più poveri dell’Isola di Maurizio.
Conosciuta la miseria dei “negri d’Africa” e l’urgenza di accostarli a Cristo passo ventitré anni della sua vita consacrando tutto il suo tempo e spendendo tutte le sue forze per l’evangelizzazione degli indigeni. Intervenne per migliorare la loro condizione sanitaria e sociale, senza mai stancarsi di ascoltarli, catechizzarli e far loro scoprire la vocazione cristiana. Egli si scelse dei collaboratori, uomini e donne, come guide per la preghiera, catechisti, visitatrici e consigliere dei malati, responsabili di piccole comunità cristiane: cioè poveri che evangelizzassero altri poveri.
Qual è dunque il segreto del suo zelo missionario? La sua santità: dono di tutta la sua persona a Gesù Cristo, inseparabile dalla sua tenerezza per gli uomini., soprattutto per i più umili, che egli vuole accostare alla salvezza del Cristo. “Padre Laval è sicuramente un modello per gli evangelizzatori di oggi che ispira i missionari, anzi tutti i preti che hanno in primo luogo la sublime missione di annunciare Gesù Cristo e di formare alla vita cristiana poiché l’apostolo deve anzitutto conservare in sé il vigore spirituale: è infatti testimone di quanto attinge continuamente alla Sorgente”.
* dal discorso di beatificazione di Papa Giovanni Paolo II, Roma il 29.04.1979.

Praticale per primo!

Senza che io lo sapessi,
prima ancora che io nascessi,
Dio ha seminato la pace nel mio cuore.
Ho in testa tanti progetti,
e un vivo desiderio dentro me:
voglio cambiare il mondo intero!
Detesto questa società
e sogno un domani migliore
in cui gli affamati avranno cibo a sufficienza.
Ma le mie buone intenzioni
ed i miei sogni non valgono niente
se rifiuto di riconoscere questa realtà.

Affiché la giustizia regni nel mondo,
bisogna che io, per primo, la pratichi.
Affinché la terra si riempia di amore,
bisogna che io, per primo, lo pratichi.
Per avere la pace e la concordia,
bisogna che io, per primo, le pratichi.
Anche se andassi per tutto il mondo
a proclamare l’amore fraterno,
questo non servirebbe a nulla
se io non lo praticassi per primo.

Ho ascoltato la chiamata di Dio
per portare l’amore e la pace.
ed ho deciso di seguire Gesù.
Voglio proclamare la salvezza,
assistere i poveri e visitare i prigionieri.
La giustizia e l’amore sono la mia rivoluzione.
Sogno un mondo migliore;
un mondo di giustizia, di pace e di gioia.
Tutto questo però non si realizzerà mai
se io, per primo, non praticherò queste cose.

Padre Jocelyn Grégoire, Spiritato professore, psicoanalista, cantautore

Di P. Jocelyn è disponibile presso il segretariato della CMSI un CD per fr. 20.-- con canti liturgici dell’Isola di Maurizio. Ordinazioni al 091 966 72 42.

« L’annuncio di Gesù Cristo ai nostri compatrioti di altre religioni passa necessariamente attraverso il dialogo. Chi dice dialogo, dice accoglienza reciproca. Per poter condividere ciò che abbiamo di meraviglioso, dobbiamo essere capaci di meravigliarci di ciò che è meraviglioso negli altri (…). Per questo è necessario conoscerci, stimarci.»

Sinodo della Diocesi di Port-Louis, 1997-2001, Isola Maurizio

INVITO AD ADERIRE ALLA CATENA DI PREGHIERA PER L’ISOLA DI MAURIZIO

A tutte le parrocchie cattoliche
agli ordini religiosi
alle comunità e istituti religiosi
a tutte le persone interessate della Svizzera Italiana

Care sorelle e fratelli

Circa 200 parrocchie, gruppi di preghiera e comunità religiose di tutta la Svizzera hanno partecipato l’anno scorso durante il mese d’ottobre alla catena di preghiera per il Paraguay.
Ogni giorno si sono svolti degli incontri di preghiera o delle celebrazioni liturgiche in comunione con la Chiesa del paese sudamericano. I Vescovi e i Cristiani del Paraguay, i partecipanti in Svizzera e Missio sono stati impressionati da questa esperienza quotidiana di preghiera ecclesiale universale.

Anche quest’anno vorremmo invitarvi a riservare del tempo per la preghiera solidale con Maurizio, il paese scelto da MISSIO POM (Pontificie Opere Missionarie) quale nazione ospite per l’Ottobre Missionario 2003 in Svizzera.

L’anno del Rosario

Nel suo messaggio per la giornata missionaria mondiale 2003 il pontefice, Papa Giovanni Paolo II accenna al Santo Rosario dicendo che la domenica missionaria mondiale coincide con la fine di questo particolare anno mariano. Se ben preparata, la giornata missionaria può dare un forte impulso all’impegno di preghiera dell’intera comunità ecclesiale. La fiduciosa devozione a Maria nella recita quotidiana del Santo Rosario e la contemplazione dei misteri della vita di Cristo renderanno più comprensibile che la Missione della Chiesa è principalmente sostenuta dalla preghiera.

Oltre all’incontro con la Chiesa Mauriziana e alla colletta per il fondo di compensazione della Chiesa missionaria, la preghiera valorizza e enfatizza l’importanza della comunione spirituale fra tutti i credenti della Chiesa cattolica.

In unione e nel servizio alla Chiesa universale e missionaria vi saluto fraternamente

fr. Bernard Maillard, Ofm Cap
direttore MISSIO Svizzera, Liechtenstein

IL ROSARIO MISSIONARIO

Una proposta concreta per vivere la comunione spirituale con i nostri fratelli in Cristo dell’Isola di Maurizio.

La recita del rosario è legata ad una antica tradizione e ed è collegata alle forme della preghiera interiore, alle preghiere del cuore, delle Chiese Orientali. A partire dal Medio Evo, la ripetizione meditata del saluto dell'Angelo a Maria è stata associata alla meditazione della vita di Gesù in comunione con sua Madre.
San Domenico ha incoraggiato questa forma di devozione; per questo il suo nome è stato associato a questa pratica religiosa.

Pauline Jaricot, di Lione (+1862), fondatrice dello Pontificie Opere Missionarie, non contava solo sui doni materiali per lo sviluppo dell'annuncio della Buona Novella, ma anche sulla preghiera quotidiana. La solidarietà con le Chiese e con i nostri fratelli e sorelle del mondo intero passa in primo luogo attraverso la condivisione dei beni materiali, ma è pure comunione nella preghiera.
Le persone preposte alla recita del rosario visitavano le famiglie, le incoraggiavano alla recita quotidiana del rosario per le missioni, e poi raccoglievano le offerte.
Il mondo è diviso in cinque continenti, come il rosario si compone di cinque decine.
Un simbolo che ci invita a consacrare ogni decina a uno di questi continenti, permettendo così di metterci in comunione con le cinque aree della terra. Il rosario missionario, con i suoi colori ci invita a questa preghiera di dimensione mondiale: nero per l'Africa, rosso per le Americhe, giallo per l'Asia, blu per l'Oceania e bianco per l'Europa.
I testi che seguono riassumono le intenzioni missionarie di ogni continente.
Possono servire da meditazione dopo ogni decina.

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Redazione: Segretariato
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Hanno collaborato: Franco Ferrari, Mauro Clerici, don Gabriele Diener, Piergiorgio Tettamanti,
Martino Mantovani