Vent’anni di storia della Fraternità Francescana di Betania
Sulle strade di un Carisma

Di Fra Stefano Vita


Nel lontano 1 aprile del 1950 un frate cappuccino, Pancrazio Nicola Gaudioso, saliva l’aspra china del Gargano per incontrare per la prima volta quel mistero di epifania del Cristo crocifisso, che è stato Padre Pio, oggi Beato.
Da quel giorno la figura del frate stigmatizzato si è innestata saldamente e indissolubilmente nella cammino spirituale di fra Pancrazio.
Un tassello fondamentale di tale rapporto spirituale è stato posto il 20 ottobre del 1959, quando, incontrando Padre Pio, fra Pancrazio gli chiese un programma di vita per il suo futuro. Padre Pio alcuni giorni dopo, tramite il suo confessore, fece pervenire a fra Pancrazio tale programma, scritto di suo pugno e che costituisce un vero e proprio testamento spirituale: “Non sii talmente dedito all’attività di Marta da dimenticare il silenzio di Maria. La vergine madre che si bene concilia l’uno e l’altro ufficio ti sia di dolce modello ed ispirazione”.
Da quel giorno queste parole di Padre Pio risuonarono nel cuore e nella mente di fra Pancrazio, in particolare nei momenti di preghiera trascorsi ai piedi di Maria nel silenzio della Santa Casa di Loreto, dove per più di vent’anni è stato adibito alla cura della dimora della Sacra Famiglia.

E’ proprio all’ombra di questa piccola Santa Casa, crogiuolo di tanta santità di vita, che comincia a nascere in fra Pancrazio, come un germoglio ancora informe, il desiderio profondo di una novità di vita. Il nuovo corso della Chiesa instaurato dal Concilio Vaticano II sarà il terreno fertile nel quale quel suo desiderio profondo crescerà e diverrà un germoglio di speranza per la Chiesa. Fra Pancrazio, inizialmente in maniera inconsapevole, viene sospinto dallo Spirito Santo ad essere uno dei protagonisti della grande fioritura di movimenti e nuove comunità che sbocciò dal vasto e profondo rinnovamento promosso dall’ultimo Concilio.
Egli, infatti, negli anni ’70, assistendo ad una ricezione errata della dottrina conciliare che stava causando un forte calo di preghiera in tutta la Chiesa e specialmente all’ombra dei chiostri, con alcuni suoi figli spirituali, sentiva sempre più intensa l’esigenza di una vita comune, di una condivisione costante, in altre parole di un “cenacolo permanente” nel quale rivivere lo spirito delle primitive comunità cristiane dove i loro membri erano “un cuor solo ed un’anima sola”.

Una nuova esperienza ecclesiale

Nacque così nella Solennità di Pentecoste del 1982 l’esperienza di vita fraterna “Casa Betania”. Un’esperienza che si lascia illuminare e plasmare da due icone: la Betania evangelica e la semplicità del poverello di Assisi: S. Francesco.
A quel tempo fra Pancrazio pensava ad una comunità che servisse a rivitalizzare la vita di preghiera e di comunione all’interno del suo amato convento cappuccino, ma ben presto, comprese che il Signore lo chiamava a fondare una comunità assolutamente nuova nel suo genere, vale a dire un istituto di vita consacrata composto da fratelli, sia chierici che laici, e da sorelle.
In tale comprensione del progetto di Dio, ebbe un ruolo centrale la lungimiranza profetica di don Tonino Bello, vescovo di Molfetta, diocesi in cui iniziò quest’avventura. Centralità che gli fece meritare l’appellativo di cofondatore.
Nel 1992 don Tonino raggiunse la Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica per consegnare la domanda affinché tale Dicastero erigesse l’Associazione pubblica di fedeli “Casa Betania” in Istituto di vita consacrata, avvalorando un percorso in larga misura già effettuato senza “cali di intensità e senza cedimenti d’entusiasmo”, queste le sue parole, tanto da leggere nella Fraternità, un luogo d’espressione dello Spirito, che “non si fa imprigionare nei moduli”.
In occasione dell’ultima Messa presieduta con la Fraternità, poco prima della sua morte, don Tonino disse: “Vi auguro che sappiate intrattenere il Signore per il lembo del mantello, perché si fermi nel vostro singolo giardino. Dovete farla questa implorazione, affinché si fermi nel giardino della vostra Comunità”.
Un segno grande che il lembo del mantello di Gesù ha continuato a lambire il suolo della nostra Fraternità lo abbiamo ricevuto l’8 dicembre 1998, quando il vescovo Donato Negro, succeduto a don Tonino, riconosce con Suo Decreto la “Fraternità Francescana di Betania” come Istituto di vita consacrata di diritto diocesano ed approva per cinque anni ad experimentum il testo delle Costituzioni.
Si tratta del primo Istituto, nel corso della storia della Chiesa, ad essere approvato con tale composizione: fratelli, sia chierici che laici, e sorelle.


C’è festa a Betania

Il 19 maggio, Solennità di Pentecoste, di quest’anno la Fraternità compie vent’anni di vita, per tale ragione il 5 del medesimo mese abbiamo organizzato nel Palazzo dei Congressi di Lugano un incontro dal titolo “Vieni anche tu! C’è festa a Betania”.
Tale incontro è stato, innanzitutto, un momento di profonda comunione ed ecclesialità. Alla vita consacrata il Concilio Vaticano II ha affidato un arduo compito: essere testimone e artefice del progetto di comunione che sta al vertice della storia dell’uomo secondo Dio.
La presenza alla celebrazione Eucaristica, che ha aperto la giornata, del nostro Vescovo diocesano Mons. Giuseppe Torti, ha voluto esprimere proprio il vivo senso della Chiesa che anima la vita della Fraternità. Vivo senso della Chiesa che avrebbe trovato un ulteriore segno nella presenza del Nunzio Apostolico per la Svizzera S.E. Mons P. De Nicolò il quale, per motivi di salute, ha dovuto rinunciare ma si è reso comunque presente con un messaggio, indirizzato a Padre Pancrazio, nel quale esprime la sua amichevole considerazione per l’iniziativa e il suo fraterno incitamento a proseguire nella via indicata dalla Grazia divina; inoltre con tale messaggio egli ha trasmesso a tutti i presenti la speciale benedizione apostolica di Papa Giovanni Paolo II.


Condivisione e comunione nella Chiesa

Riflesso del sentire cum ecclesia di fra Pancrazio e della Fraternità è stato anche il desiderio profondo di condividere questa giornata con tutti i movimenti, nuove comunità e realtà ecclesiali presenti nel territorio della diocesi. Siamo consapevoli, infatti, che il dono grande che Dio ci ha fatto nell’ispirare tale nuova fondazione non è semplicemente per noi, suoi membri, ma per l’intera Chiesa, affinché con il nostro impegno quotidiano a vivere la radicalità del Vangelo, contribuiamo alla crescita della Chiesa e alla edificazione di una civiltà dell’amore.
La comunione tra i diversi istituti e realtà ecclesiali manifesta visibilmente la pienezza del Vangelo dell’amore e ci insegna che abbiamo bisogno tutti gli uni degli altri. Di grande attualità, a tale proposito, sono le parole di S. Bernardo: “Il bene spirituale che io non ho e non possiedo, lo ricevo dagli altri […] In questo esilio, la Chiesa è ancora in cammino e, se posso dire così, plurale: è una pluralità unica e una unità plurale. E tutte le nostre diversità, che manifestano la ricchezza dei doni di Dio, sussisteranno nell’unica casa del Padre”.
La comunione, come afferma il Concilio Vaticano II, è anche frutto dei doni carismatici con i quali lo Spirito Santo abbellisce la Chiesa.


Un carisma in crescita

La Tavola rotonda svoltasi nel pomeriggio con la presenza di autorevoli relatori (prof. L. Gerosa rettore della Facoltà di Teologia di Lugano, prof. G. Mazzotta, vice rettore della Pontificia Università Urbaniana, prof. A. Neri, insigne canonista e P. Pancrazio, fondatore della Fraternità) ha voluto approfondire le strade che il Carisma di fondazione ricevuto da P. Pancrazio e, quindi, da tutta la Fraternità ha percorso fino ad oggi e indicare le nuove prospettive che lo Spirito Santo fa intravedere all’orizzonte del cammino compiuto.
P. Pancrazio nel suo intervento, a tale proposito, ha evidenziato come l’avventura della fondazione sembra ben lungi dall’essersi conclusa e dall’aver compiuto la sua evoluzione. Infatti, egli ha affermato che attualmente il Signore fa intravedere alla Fraternità nuovi orizzonti del carisma da approfondire e sviluppare, in particolare due che sono di grande attualità.
Il primo è quello di trovare forme sempre più adeguate e consone per accogliere e inserire – a diversi gradi ed in maniera più o meno stabile – i laici nella Fraternità. La vita cristiana è fondamentalmente una vita comunitaria sull’esempio della vita trinitaria e il mutuo sostegno nella preghiera e nella carità sono elementi fondamentali per affrontare le sfide disgregative della nostra società. Pertanto questa provocazione, ha proseguito P. Pancrazio, assume una importanza notevole nell’evoluzione del Carisma.
Il secondo riguarda la nostra collaborazione con istituzioni assistenziali e caritatevoli laiche che, riconoscendo la necessità di una fondazione cristiana del loro operare, richiedono una nostra presenza, non tanto come operatori sociali, quanto come testimoni dell’essenzialità della dimensione spirituale e della necessità ontologica dell’uomo di rivolgersi a Dio suo Creatore.
P. Pancrazio ha concluso poi il suo intervento affermando che la creatività dello Spirito Santo ci proporrà continuamente di accogliere e seguire le sue mozioni e i segni dei tempi, rimanendo comunque fedeli al nucleo costitutivo della nostra esperienza che è la preghiera, l’accoglienza e la vita fraterna.


Un musical per raccontare…

La giornata si è conclusa con uno spettacolo musicale dal titolo “C’e festa a Betania”. Un musical realizzato dal corpo musicale del nostro istituto che ha narrato con musiche, canti e scene gli eventi più significativi di vent’anni di storia della Fraternità.
S. Agostino scrive che “è proprio di chi ama cantare”. La vocazione è fondamentalmente un esperienza d’amore nella quale Dio Padre ci rivela il suo amore infinito, continuo, gratuito e personale per ciascuno di noi. Pertanto abbiamo voluto concludere l’incontro con il canto, proprio per trasmettere lo stupore e la bellezza generati dall’amore di Dio.
“Vieni anche tu” è stato il titolo della canzone di apertura dello spettacolo. Un invito a scoprire sulle strade del nostro Carisma un Dio che si rivela Amico.


Una casa della fraternità a Rovio

Queste strade hanno raggiunto anche il Ticino. Ai piedi di quell’altare naturale che è il monte Generoso, si incontra a Rovio una Casa della Fraternità Francescana di Betania. Essa, da poco tempo, ha terminato i suoi lavori di ristrutturazione e ha cominciato a vivere in pienezza il carisma di preghiera e accoglienza. Giovanni Paolo II all’inizio del suo pontificato disse: “Spalancate le porte a Cristo!”. La Fraternità di Rovio vive l’impegno quotidiano di aprire le porte del suo cuore a Cristo, aprendole a coloro che desiderano fare esperienza dell’amore di Dio.