L’adozione al telefono


Di Dante Balbo

 

Quando una famiglia inizia a pensare di accogliere un bambino, si moltiplicano le domande: qualche risposta senza pretese, qui di seguito.

 

“Pronto, io e mio marito, saremmo interessati ad adottare un bambino, possiamo sapere come si fa?”

Così spesso incomincia il viaggio di una famiglia verso il Servizio Adozioni di Caritas Ticino e questa è solo la prima domanda, la più generale, timida, quasi che l’adozione fosse un privilegio di pochi eletti; ricchi, acculturati, senza figli e bisognosi di completare la famiglia.

Nel colloquio che segue, si scopre che le domande sono molte e che quello che sembrava l’inizio è in realtà il punto finale di un percorso che la coppia o la famiglia ha intrapreso molto tempo prima.

Qui di seguito cercherò di rispondere ad alcune questioni che spesso ricorrono durante il primo contatto, che certo non può essere sostituito da un articolo, soprattutto per aiutare le famiglie a superare gli ostacoli che a volte impediscono loro di presentarsi al nostro servizio.

 

“Abbiamo già due figli, sicuramente non ce lo daranno un bambino!”

Niente affatto, non esistono limiti legali all’adozione quando si è già genitori biologici o adottivi, se non quelli di una misura responsabile delle proprie forze. Anzi, il fatto di essere già genitori, quando non vi siano problemi, gioca a favore dell’idoneità all’adozione.

 

“Non abbiamo figli, ma siamo già intorno ai quarant’anni, potremo ancora candidarci per l’adozione o siamo troppo vecchi?”

Le condizioni di vita media sono cambiate, oggi i sessantenni si sposano, gli ottantenni imparano ad usare il personal computer. Se alla maturità anagrafica si accompagna un’equivalente ricchezza di esperienza personale, è un buon indicatore per l’accoglienza di un bambino, tanto più se egli porta con sé la ferita di un abbandono.

 

“Ora stiamo bene insieme, ma nel nostro passato vi sono ombre, genitori separati, difficoltà di relazione con i parenti, noi stessi abbiamo dovuto faticare per conquistare il nostro equilibrio. Siamo esclusi dalla possibilità di adottare un bambino?”

“Sono una donna sola, ma ritengo di poter dare affetto ad un bambino senza famiglia e ho sentito che adesso si può. E’ vero?”

La legge ora consente anche le adozioni di singoli, a patto che abbiano già compiuto 35 anni. Si deve però tenere conto di un fatto: l’adozione è un provvedimento a favore del bambino, perché possa avere quella struttura fondamentale per la sua crescita che è una famiglia e possibilmente una famiglia completa. L’adozione da parte di un singolo rientra a nostro giudizio, in casi molto particolari, in cui si devono sommare numerose condizioni che permettano di valutare questo progetto di vita come un segno di grande maturità e non di compensazione di un bisogno esasperato.

La condizione più adeguata per un bambino è di avere due genitori e la mancanza di uno di loro è sempre una diminuzione di questo patrimonio a disposizione del bambino. Noi di Caritas Ticino, dunque, siamo in linea di massima orientati a non accettare di seguire adozioni di persone singole, a meno che le condizioni di vita della persona non riescano a compensare il più possibile la mancanza di un’altra figura genitoriale. In sostanza, bisogna valutare caso per caso.

 

“Quanto tempo ci vuole perché il bambino arrivi in Svizzera?”

La media che viene indicata sia dall’ufficio Cantonale Adozioni, sia dal nostro servizio è di circa due anni e mezzo. Di questi la maggior parte occorrono per svolgere le pratiche necessarie nel paese di origine del bambino. Spetta infatti alle autorità locali la costituzione del cosiddetto abbinamento fra il dossier della famiglia adottiva e l’incarto di un bambino adottabile.

 

Perché se ci sono tanti bambini abbandonati è così difficile e lungo adottare?”

Come nei paesi occidentali e, anzi, ancor di più, nelle nazioni di origine dei bambini, prima che possano essere adottati, devono essere dichiarati adottabili. Molti bambini sfuggono al controllo delle autorità, perché non entrano nemmeno in contatto con gli istituti di accoglienza, si pensi ad esempio ai “meninhos da rua” brasiliani. Vi sono poi i bambini di paesi in guerra o con una situazione di disordine interno che rende difficile la loro effettiva disponibilità all’adozione. Infine, per tutti i paesi d’adozione, le pratiche sono svolte dai tribunali e non dall’autorità civile come in Ticino. Questo complica le cose, visto che la massa di lavoro dei giudici è sempre imponente e un bambino adottabile non costituisce certo un’emergenza, dato che è sicuramente collocato in un istituto.

 

“Siamo una famiglia “normale”, né ricchi né poveri, se avessimo un figlio biologico non avremmo problemi, ma per adottare ci vorranno un sacco di soldi…”

L’adozione, per quanto riguarda le pratiche svolte in Svizzera non comporta grandi spese, se non quelle necessarie per la richiesta dei documenti per la costituzione di un dossier e la loro autenticazione presso un notaio.

Il discorso cambia rispetto ai paesi di origine e ai costi degli intermediari. Le spese legali in alcuni paesi sono molto alte, soprattutto se confrontate con il tenore di vita medio, poi ci sono i viaggi, le spese di soggiorno ecc.

Qui si tocca un tasto delicato, per le sue implicazioni etiche (vedi riquadro).

In complesso si calcola che per un’adozione, in media, occorrano 15-20mila franchi.

Per la nostra esperienza, se la famiglia non ha difficoltà economiche, che comunque costituirebbero un ostacolo all’idoneità, questa spesa è sostenibile, distribuita nell’arco di tutto il periodo precedente l’arrivo del bambino, e non è mai stata motivo di rinuncia all’adozione.

Una volta ratificata l’adozione, naturalmente, bisogna prevedere il costo normale che comporta l’avere un figlio da crescere.

 

 

Facciamo i conti all'adozione

 

Fino a qualche tempo fa, Caritas Ticino seguiva adozioni in India, Colombia e Brasile, paesi nei quali le spese legali e per gli operatori sul posto non erano e non sono così elevate da porre un problema. Ultimamente si sono affacciati sul nostro scenario i paesi dell’est europeo e dell’Africa e di colpo ci siamo trovati di fronte a richieste di spese per l’adozione che ci hanno stupito, tenuto conto del tenore di vita dei paesi stessi.

Quando in un paese il reddito medio è da 50 a 200$ mensili, una spesa per l’adozione di 6.000$ per la procedura legale e il servizio che fa da intermediario, perlomeno interroga. Ben inteso, non stiamo parlando di tratta dei bambini o di speculazioni palesi, ma di costi da considerarsi assolutamente legali in quanto ammessi come legittimi dai governi di quei paesi. Per comprendere la nostra perplessità forse bisogna considerare che fatte le debite proporzioni sarebbe come se da noi una procedura di adozione costasse in spese legali da 100’000 a 500’000.- CHF.

In alcuni paesi parte di queste spese vengono giustificate con la necessità di sostenere progetti di aiuto alle famiglie e alle madri, per evitare che si trovino nella disperata necessità di abbandonare il loro figlio al destino adottivo. Ma queste due dimensioni, l’adozione e il supporto al servizio sociale locale, se si intrecciano, a nostro giudizio potrebbero generare una spirale pericolosa, in cui per sostenere la lotta all’abbandono dei bambini bisogna fare più adozioni.

È un po’ come tassare gli alcolici o le sigarette per finanziare le campagne contro fumo e alcol. Caritas Ticino, perciò, a titolo prudenziale, non promuove le adozioni in quei paesi che hanno costi assolutamente sganciati da un legame con il costo della vita. Per questo abbiamo, ad oggi, mantenuto aperti due canali per l’adozione, l’India e la Siberia.

 

E dall’Italia: La Commissione per le adozioni internazionali – presieduta dal giudice minorile Melita Cavallo – ha stabilito in dieci milioni di lire il tetto massimo che uno dei 56 enti autorizzati può richiedere per le spese sostenute nell’iter di accompagnamento della coppia durante l’adozione. Da questa cifra sono escluse le spese di viaggio e di soggiorno nel Paese estero patria del piccolo da adottare.

L’esigenza di porre un freno a situazioni non sempre trasparenti per i futuri genitori si faceva sentire da tempo. La Commissione ha ora elaborato una bozza di linee guida per l’adozione internazionale e l’ha inviata in visione agli enti che lavorano nel settore per averne pareri e suggerimenti. Una volta approvate, le linee guida saranno vincolanti per tutte le associazioni. Viceversa ora, non essendovi alcun limite alle spese che gli enti possono chiedere ai genitori, alcune coppie sono arrivate a pagare tra i 25 e i 35 milioni di lire. (Avvenire del 30.10.2001)