Progettare per servire


Di Cristina Vonzun



 

Lo scorso 10 novembre a Lucino, animatori e sacerdoti sono stati confrontati con la presentazione del primo progetto di Pastorale Giovanile (PG) della nostra diocesi e della storia della Chiesa che è in Svizzera.

I progetti non hanno mai un fine in se stessi, ma mirano a servire una data realtà fornendole le linee e gli obiettivi nella cui direzione muoversi per un certo tempo. Ecco dunque, la coraggiosa pretesa, di presentare un progetto di PG che segni la via per il prossimo decennio.

 

Esso nasce, come ogni progetto che si rispetti, da una fase di analisi, avvenuta lo scorso anno, mediante l’incontro in tavole rotonde pubbliche e in televisione con centinaia di persone tra genitori, giovani, esperti del mondo giovanile quali: psicologi, sacerdoti, baristi, responsabili di discoteche, giovani impegnati in politica, militari, animatori sportivi, animatori di associazioni di volontariato, giornalisti, docenti di scuole dalle medie inferiori, all’apprendistato, alle scuole superiori, municipali, animatori radiofonici, responsabili di servizi sociali, responsabili di uffici giovanili.

Con questo metodo si è perlustrata la diocesi di Lugano da nord a sud e da est ad ovest raccogliendo un quadro che indicasse l’oggetto della ricerca giovanile, stabilendo interessanti contatti con enti e realtà con le quali, in seguito, collaborare.

 

 

Gli obiettivi

 

Dal risultato dell’analisi si sono ricavati 3 obiettivi principali che valgono per la Chiesa ticinese ma che vogliono essere un ponte lanciato alla società civile, quale servizio all’uomo e valido contributo culturale alla nostra comunità.

I tre obiettivi sono: vivere la comunione, le nuove vie di evangelizzazione ed apertura e la formazione di animatori parrocchiali e di strada.

Il primo obiettivo si definisce come “vivere la Chiesa comunione” e tocca particolarmente il settore del dopo cresima con l’intento tuttavia di ripensare, mediante gruppi di sperimentazione, il cammino formativo di questo sacramento.

Una volta ricevuta la cresima, nella grande maggioranza, i ragazzi abbandonano la pratica religiosa, perché non sempre hanno la possibilità di vivere una forte esperienza di gruppo che consenta loro di trovare delle risposte ai bisogni di felicità, di amicizia, di conoscenza di sé, di confronto… che si portano dentro.   

Quale proposta allora per rivitalizzare questa fase? Il dopo cresima va lanciato come momento di vita vissuta con cui si possa fare conoscenza durante la preparazione alla cresima, cercando pertanto di concepire i due momenti non come contenitori separati, ma come due insiemi che abbiano un ampio tratto di intersezione. Purtroppo non tutte le parrocchie hanno un dopo cresima pertanto si cercherà di proporre incontri tra più parrocchie.

È importante anche mantenere il gruppo giovani del dopo cresima aperto alla Chiesa tutta, mediante i momenti di vicariato e diocesani loro proposti.

Parimenti necessario sarà introdurre il discorso di una proposta educativa globale che secondo gli interessi dei ragazzi e le competenze dell’animatore offra un approfondimento particolare: lettura della Parola, spazi spirituali, animazione liturgica, servizi vari, film, giornali, problemi dei giovani, giochi educativi… Con questa metodologia si può suscitare interesse e passione nei ragazzi al fine di mantenere vivo in loro il desiderio di incontrarsi, di potere a poco a poco avere fiducia negli altri e negli animatori e scoprire che, all’interno del loro gruppo e della loro parrocchia, possono mettere in gioco con passione la loro vita incontrando il Signore che si manifesta in questo contesto come l’Amico che guida nella crescita. A tale proposito è indispensabile che possano sentirsi protagonisti dell’evangelizzazione assumendo alcune responsabilità, accompagnati da sacerdoti disposti a mettersi in gioco come guide spirituali.

Oltre alla relazione cresima e dopo cresima, si vorrebbe introdurre, a livello sperimentale solo in alcune parrocchie, a fianco dell’attuale preparazione alla cresima, una modalità diversa di avvicinarsi al sacramento per aiutare i ragazzi ad acquisire una maggiore consapevolezza. A partire dalla IVa  media i giovani sono invitati a vivere in gruppo sotto la guida di un animatore esperto, con lo scopo di: crescere nell’amicizia, approfondire la loro formazione umana e seguire una proposta di catechesi che si inserisca armonicamente in un programma molto più ampio. Quando i ragazzi avranno maturato la convinzione di volere ricevere il sacramento e dai responsabili sarà verificata la maturità necessaria, lo riceveranno. Il gruppo sarà perciò di tipo verticale con uno scambio tra le diverse età. Nei gruppi si formerà una tradizione: i più giovani saranno stimolati ed anche attratti dai più “vecchi”. A ciascun cresimato verrà chiesto, in seguito, di assumersi un impegno in parrocchia (continuare l’esperienza del gruppo, animare un gruppo di ragazzi più piccoli, svolgere altri servizi).

Tale esperienza verrà proposta solo in quelle parrocchie che ne faranno richiesta, alle condizioni che vi siano animatori adeguatamente formati sotto l’attenta guida del sacerdote. Il cammino dovrà essere debitamente programmato e verificato da un équipe di responsabili a livello diocesano.

Il secondo grande obiettivo è costituito dalle nuove vie di evangelizzazione e di apertura, percorsi che vogliono potenziare tutta quella rete di rapporti che permettono interazioni costruttive tra l’ambito ecclesiale di appartenenza (movimento, parrocchia, associazione) e  il quartiere e/o il comune in cui si vive. Sono molti i momenti in cui si possono sviluppare occasioni di collaborazione: problematiche giovanili, luoghi di presenza dei giovani (scuola, lavoro, tempo libero), attività culturali, sportive, educative, azioni di solidarietà, attenzione alle nuove immigrazioni, incontro con persone di altre religioni.

 

 

Uscire dalla parrocchia

 

Occorre stare con i giovani laddove si ritrovano, senza attendere che siano loro a raggiungere la parrocchia o l’esperienza aggregativa ecclesiale. Questo aspetto tocca la testimonianza personale dei giovani, che sono i primi evangelizzatori dei loro compagni. Tuttavia si rende anche necessario fare spazio a nuove modalità di impegno pastorale, sotto la forma di una presenza specificatamente dedicata a vari ambiti, portata avanti da sacerdoti, animatori e giovani che adeguatamente formati sotto il profilo spirituale e umano, si dedichino primariamente ad un lavoro di incontro in  discoteche, sale giochi, bar, locali pubblici, centri sportivi e altro. Questi sono i ritrovi maggiormente frequentati da quella maggioranza di giovani che partecipa solo saltuariamente alla vita ecclesiale oppure che se ne è distaccata, ma che ha una grande apertura ai valori umani e dunque religiosi, come testimonia l’esperienza della giornata mondiale della gioventù, in cui questi costituivano la maggioranza dei 2’400’000 ragazzi convenuti a Tor Vergata.

La proposta successiva all’incontro è quella relativa ad una disponibilità operativa. Se il caso, dall’amicizia nasceranno proposte di iniziative che coinvolgano questi giovani oltre lo spazio parrocchiale oppure utilizzando tali spazi a servizio dei loro interessi (es. doposcuola, tornei sportivi, serate culturali, laboratori sui valori umani, iniziative di solidarietà, feste, ecc.). In queste iniziative, sarà importante, tenere la porta aperta per una collaborazione con altri enti che operano nel medesimo territorio o che si occupano di iniziative analoghe.

 

 

Formazione continua

       

Un altro ambito che riguarda le nuove vie di evangelizzazione e apertura è la formazione socio-politica dei giovani  con la proposta di un lavoro educativo a carattere diocesano, che aiuti i maggiorenni e i giovani adulti, ad avere un giudizio cristiano responsabile riguardo alle grandi questioni umane e politiche di questo inizio di millennio: bioetica, diritti umani, pace, ambiente, educazione, globalizzazione e altre. Occorre investire tempo per proporre veri e propri ambiti di azione: nel campo politico, sociale, del volontariato, affinché sempre più i giovani adulti, divengano coscientemente protagonisti della vita civile.

L’obiettivo chiave del decennio è costituito inoltre dalla formazione di animatori e la costituzione di un consiglio dei sacerdoti che operino a livelli diversi con i giovani nelle varie zone della diocesi. Formazione prioritaria per tutti questi, al dopo cresima e all’animazione di strada.