Testimoni di Cristo nel nuovo millennio

 

Di Cristina Vonzun

 


A Roma, il Papa ha chiamato in convegno circa 550 laici provenienti da tutto il mondo. Per una settimana, alla fine di novembre, in un clima di pellegrinaggio, preghiera e celebrazione, si è approfondita la vocazione e la missione del fedele laico.

 

Nessuno aveva la pretesa di scrivere una nuova pagina di teologia del laicato. Semmai era presente un comune desiderio di incontrare altre persone, di vedere come vivono, operano nelle diverse società, di chinarsi a capire meglio il mondo in cui viviamo. I temi e le personalità che si sono susseguite nel presentarli, hanno permesso un’informazione a tutto campo: dal mondo della politica a quello dell’economia, dal dialogo interreligioso all’etica, è stato un invito chiaro, per il cristiano posto nel mondo e nella chiesa, ad operare con tutta la realtà, sentendosi sostenuto dai testi magisteriali e diventandone creativo interprete.

Nella celebrazione d’apertura Giovanni Paolo II ha voluto visibilmente affidare questi documenti conciliari ai laici: giovani famiglie di tutti i continenti hanno ricevuto dalle sue mani i testi del Concilio Vaticano II, un gesto simbolico, rivolto alle Chiese locali, affinchè il popolo di Dio, in esse presente, si riappropri mediante la riflessione, lo studio e piani pastorali concreti, di quanto il Concilio afferma.

All’esordio di queste giornate una frase significativa è risuonata nell’aula assembleare: “il problema odierno dei cristiani non è quello di essere una minoranza, ma semmai quello di essere una minoranza irrilevante”. Il Papa stesso, aveva detto nel suo intervento durante la celebrazione eucaristica in San Pietro, che “essere cristiani non è mai stato facile e non lo è neppure oggi”. Sia che il fedele laico operi nella Chiesa, sia che operi nel mondo, esso resterà sempre colui che santifica la sua vita e il mondo dentro la realtà assunta nella sua totalità.

 

Vegliate

Il primo luogo in cui è necessario vegliare per “non essere irrilevanti” è nel rapporto con la propria vocazione di vita, che è il luogo di verifica continuo dell‘incontro fatto con Cristo.

Il secondo luogo in cui è necessario vegliare è l’ambito in cui si è posti: il territorio, la scuola, il lavoro, la società, la propria chiesa locale. Si tratta di conoscere il mondo, che non è altro rispetto a noi, ma semmai è in noi e con noi, per aiutarlo a non smarrire la propria coscienza.

 

Le coscienze

Il lavoro sulle coscienze, diventa un compito prioritario per il cristiano laico del 2000.

Un lavoro ed un compito che il professor Pedro Morande, decano della Facoltà di Scienze Sociali dell‘Università di Santiago del Cile, nel suo intervento ha individuato: “E‘ in questa società globale in cui i valori sono diventati materia di transazione, come i valori in borsa, che la contestazione diventa la strada dei cattolici„. Poi citando la “Centesimus annus” di Giovanni Paolo II ha aggiunto: “il patrimonio dei valori tramandati ed acquisiti è sempre sottoposto dai giovani a contestazione. Contestare, per altro, non vuol dire necessariamente distruggere o rifiutare in modo aprioristico, ma vuol dire significare, mettere alla prova nella propria vita, e con tale verifica esistenziale, rendere quei valori più vivi, attuali e personali”. Non si tratta di una contestazione come negazione del mondo, ma di un’operazione di comprensione personale della realtà alla luce del magistero, per essere veramente capaci di dialogo e di opere nella e per la nostra società.

 

La testimonianza

Si delinea allora un altro serio compito: dal lavoro sulle coscienze alla ricostruzione di una testimonianza pubblica dei cristiani in una nuova unità intorno al magistero con iniziative politiche, sindacali, educative e di promozione umana e missionaria mediante una riscoperta del legame tra libertà,  primato della persona umana e dei gruppi intermedi ai quali è legata: famiglia, scuola, comunità di lavoro, associazioni di libera appratenenza, comunità religiosa e altro, di cui gli attuali movimenti ecclesiali, o espressioni di chiese locali particolarmente vivaci, sono un segno dei tempi.

 

Mezzi di comunicazione

Parlando dei luoghi di presenza dei cristiani in rapporto alla società,  è stato riservato ampio spazio anche ai mezzi di comunicazione sociale, intesi proprio come privilegiato e irrinunciabile spazio formativo delle coscienze nel dialogo con il mondo. Ma formazione della coscienza e presenza sociale prioritariamente, a cosa devono mirare?

In fondo il mondo politico è un compito di tutti. Si è parlato allora di educazione alla libertà e alla solidarietà. Con l’aiuto di George Weigel, teologo laico americano e professore di etica all‘università di Washington, abbiamo parlato di libertà.

 

La libertà dell’uomo

La libertà, è al cuore delle istanze più profonde di ogni uomo, indipendentemente dalla sua posizione geografica e culturale di provenienza. Giovanni Paolo II, cinque anni fa, parlando alle ONU disse: “La ricerca della libertà è una delle grandi dinamiche della storia umana. Questa ricerca non è solo limitata ad una parte del mondo, non è neppure l’espressione di una sola cultura. … Ma uomini e donne in tutto il mondo, sebbene minacciati dalla violenza, hanno assunto il rischio della libertà, chiedendo che gli venisse concesso un posto nella vita sociale, politica ed economica che fosse commisurato con la loro dignità di persone umane libere”. Il magistero ci insegna a promuovere la giusta idea di libertà, la libertà connessa con la verità e resistere al concetto di libertà come neutrale possibilità di scelta.

Il modello per il laico impegnato in politica e nel sociale, risulta allora la figura di sir Thomas Moore, recentemente proclamato patrono dei politici. Egli è martire non tanto perché avrebbe affermato il primato di una coscienza personale ed autonoma, ma piuttosto martire della libertà connessa alla verità cristiana, quella verità per la quale gli uomini non possono prescindere da Dio e i politici dalla morale.

 

La democrazie e la solidarietà

La questione della democrazia, passa dentro questo rapporto tra la libertà e la verità.

Non può esserci infatti democrazia se vengono a mancare i presupposti nella società del retto concetto di libertà legata alla verità. Qui si aprono i grandi campi dell’impegno per la vita, per la famiglia, per la povertà.

Si è parlato di solidarietà, legata alla riappropriazione delle istanze del personalismo cristiano quale punto di riferimento per una solidarietà, che sappia agire nel mondo dell’economia globalizzata. Indipendentemente dalla lettura globale del problema solidarietà, siamo tutti coscienti che la nostra società mondiale è capace di tali interazioni e che l’impegno assunto nel locale ha comunque prima o poi, risonanza nel mondiale, e viceversa.

 

Per non essere rachitici

Una conclusione evidente: per non essere cristiani irrilevanti, occorre essere cristiani che sanno esprimere in modo personale e comunitario una presenza di libertà e verità nella società, cristiani che siano fermento già oggi per evitare che la nostra umanità arrivi al capolinea di quello che Aldous Huxley ha descritto in “Brave New World”: “un mondo con un‘umanità rachitica, un mondo di anime senza passioni, senza desideri, senza sofferenza, senza sorprese … in una parola, un mondo senza amore”. Ma per aiutare i cristiani a crescere occorrono comunità cristiane vive, appassionate e progettuali.