Quanto tempo impiegheremo a sparire


Di Rino Camilleri da “Il Giornale”


 

Tutto cominciò con la legge sull’aborto, che in Olanda passò per un solo voto. Con essa passò anche il principio che la vita stessa dipende dalle maggioranze. Infatti, di antiproibizionismo in antiproibizionismo, ora gli olandesi sono arrivati all’eutanasia legale.

Da notare che la Camera dell’Aja ha approvato la legge solo per combattere la piaga dell’eutanasia “clandestina”. Sì, il Leitmotiv è sempre il solito: poiché le norme sulla “morte assistita” erano spesso disattese, per far emergere il “fenomeno” tanto valeva legalizzarlo.

Il governo ha infatti ammesso che nel 1995 (anno dell’ultima indagine) in almeno novecento casi l’eutanasia era stata praticata in pazienti che non l’avevano chiesta. Ciò perché, diffusasi la mentalità (le leggi permissive creano costume, com’è noto; si aggiungano gli strilli, le interviste “pro e contro”, i sondaggi e gli echi dei media, che fanno da cassa di risonanza e lentamente erodono anche le convinzioni più ferme), i progressi sulle terapie del dolore sono rimasti al palo.

Specialmente i medici di base largheggiano in morfina e, se sbagliano la mira, il risultato è la morte del paziente. Mettiamoci poi i casi (quasi diciottomila l’anno, in Olanda) in cui le cure vengono sospese per affrettare il trapasso ai “terminali”.

La mentalità crea mentalità: i vecchi si sentono di peso, le famiglie cominciano a pensare la stessa cosa, gli ospedali hanno sempre fame di letti liberi. In Olanda, poi, la Società per l’Eutanasia Volontaria (Nvve) vanta, tra gli oltre centomila iscritti, addirittura il ministro della sanità, signora Els Borst.

La Società in questione ha convinto mezzo Paese a tenere in tasca una “dichiarazione” da esibire in ospedale quando ci si ricovera: in essa si autorizza, se del caso, l’eutanasia. Il che lega “moralmente” le mani anche a quei medici che vorrebbero far di tutto per non ricorrervi.

Già, perché il sentire morale è ormai fortemente mutato, e non solo in Olanda. Non c’è più giuramento di Ippocrate che tenga, così come non c’è più una verità oggettiva a cui ancorarsi. Quest’ultima costituiva il fondamento del buonsenso quando i “sentimenti” non avevano ancora fatto aggio sulla ragionevolezza.

Non è più vero quel che è vero ma quel che “sento” tale. Da qui l’argomentare che sembra liberale e democratico ma è solo crudele, ipocrita e disumano: se uno vuole suicidarsi, se uno vuole drogarsi, se una vuole abortire, se uno vuole smettere di curarsi, sono fatti suoi. Il corpo è suo, la vita è sua, il cervello è suo, l’utero è suo (è il suo karma, direbbero i buddisti; forse per questo il buddismo ha tanta presa nell’Occidente post-moderno).

In realtà, il desiderio di farla finita non è altro che un estremo grido di aiuto, come ben sanno gli psicologi. Lo stesso dicasi per quella forma tutta particolare di suicidio a rate che è la tossicodipendenza. E possiamo mettere nel conto anche il ricorso all’aborto. A un certo punto un essere umano diventa un peso, un fastidio, un costo, diventa qualcosa che costringe qualcun altro a rinunciare a far della propria vita quel che gli pare.

Di fronte a questa scelta drammatica, alcuni si fanno carico della croce che è piombata loro addosso. Altri, i più, scelgono soluzioni “finali”. Imboccata la via dell’egoismo (perché di questo si tratta, è inutile nascondersi dietro un dito), la teorizzazione ideologica è poi facile: “libertà”, “volontà popolare”, “sensibilità mutata” e via sproloquiando.

La verità è che la società “globalizzata”, la new economy, le “sfide” della modernità hanno deciso di sgravarsi dei pesi morti e di quanto rallenta la corsa a rotta di collo verso dove non si sa. I figli indesiderati, i tossici, i malati gravi e cronici, i sofferenti e i bisognosi in genere non sono “funzionali” al mondo perfetto ed efficiente in cui ci tocca abitare. Chi si ferma è perduto.

Ma un paio di osservazioni ci sembrano azzeccate. Una: anche i nazisti volevano costruire un mondo perfetto ed efficiente. Infatti, sono stati i primi a sperimentare su larga scala l’eugenetica, l’eutanasia e l’ecologismo salutista. La seconda osservazione: quanto tempo ci metteremo a sparire, noi occidentali? Infatti, prima o poi qualcuno dovrà sommare le nascite mancate, i morti “aiutati”, quelli naturali, quelli da overdose, quelli del sabato sera e le ecatombi stradali del fine settimana. Cui si può utilmente aggiungere l’escalation progressiva degli omicidi (quelli “vecchi”: passionali, per rapina, per futili motivi di parcheggio e/o vicinato; e quelli “nuovi”: seriali o per raptus). Tutti esseri umani che mancano alla conta. E in tempo di pace.

Tranquilli, ci sostituiranno gli islamici. Questi figliano che è un piacere; e non parlate loro, per piacere, di aborti, eutanasia e droga libera. Nemmeno di omosessualità: preferiscono i rapporti fecondi.