A cura di Dante Balbo
Una casetta in eredità a Caritas Ticino: cosa farne per valorizzare il gesto di solidarietà della signora Esterina? E come in una fiaba natalizia …
C’era una volta, potrei cominciare così, perché quello che vorrei raccontare è come una favola, anche se è realmente accaduto e ha coinvolto anche noi di Caritas Ticino.
Dicevo dunque, c’era una volta un uomo che aveva due figlie e una moglie ostinata e capace di sognare per tutta la famiglia.
Vivevano in un condominio e avevano un appartamento abbastanza confortevole. C’era anche un piccolo giardino, ma era difficile da curare, perché per farlo bisognava mettere d’accordo tutti gli inquilini.
Antonio, così si chiamava il capo famiglia era triste, perché nella casa di città stava stretto, e avrebbe voluto un giardino da coltivare, uno spazio più grande per lui e i suoi. La città non aveva l’odore della terra bagnata di rugiada, né il canto delle civette la notte.
Ma in ogni fiaba che si rispetti, c’è sempre un saggio, qualcuno che è troppo caparbio per accettare semplicemente le cose così come sono: era Laura, la moglie di Antonio.
Un giorno, camminava per Cadenazzo, meditando su come poteva aiutare suo marito a respirare aria di campagna, quando i suoi occhi caddero su di una vecchia casa, dall’aria abbandonata.
Non era proprio una fattoria fra i campi, ma c’era un giardino e non era un condominio. I suoi pensieri cominciarono a turbinare e volare lontano.
Intanto passavano i giorni e la casetta era sempre lì, più solitaria che mai.
Così, come una pentola che trabocca, anche i sogni di Laura cominciarono a diventare timidi accenni in casa.
Ma si sa, i desideri arditi spaventano e i sognatori sono spesso confusi coi folli e questo fu il destino iniziale della signora che si sentì rispondere seccamente: “ma sei matta?”.
Intanto quella casetta diventava un’eredità donata a Caritas Ticino e anche noi cominciammo a sognare su di essa.
Intorno a lei, immobile e ignara di tanto interesse, crescevano i nostri progetti, le idee per destinarla al servizio delle donne, o di programmi occupazionali, o di spazi culturali, mentre in un appartamento anche Laura continuava a pensare a quella casa che restava lì senza un segno di vita e avrebbe potuto rispondere ai sogni della sua famiglia.
Così, passava il tempo e sfumavano a uno a uno i progetti di Caritas Ticino sulla casa, perché troppo costosi o difficili da realizzare.
Laura, invece, non mollava e da una parte convinceva la famiglia che non era poi un’idea così folle, dall’altra si informava in municipio per conoscere il proprietario del suo sogno.
Non fu difficile la trattativa con Caritas Ticino, perché non era certo nostra intenzione speculare su di un dono e tenere la casa senza usarla avrebbe voluto dire lasciarla andare in rovina.
Così venne il giorno in cui Laura, Antonio e le figlie entrarono in possesso di una casa vera, col giardino da sistemare e nessun condomino da consultare.
L’impatto fu desolante e scoprirono che c’era ben più del giardino da rimettere a nuovo, ma era la loro casetta, il sogno realizzato, la meta raggiunta.
Ci vollero anni per trasformare quello che con il tempo era diventato una specie di catapecchia, abitata da topi e lucertole, in una dimora accogliente; ma la perseveranza fu premiata.
Intanto Antonio si ammalò gravemente e, come Mosè non vide la terra promessa, se non da lontano, così anche lui non fece a tempo ad ammirare il risultato delle sue fatiche.
Nel poco tempo che gli restò da vivere, si appassionò alla casa e vi gettò le sue energie e il suo entusiasmo.
Quando morì, perciò, Laura e le figlie non smisero di lavorare e di conservare il ricordo del marito e padre, vivo nella casa che contiunuava a diventare sempre più bella, sempre più loro.
Ad un anno dalla morte di Antonio, Laura ci invitò a vedere l’opera conclusa, mostrandoci con orgoglio il giardino ben tenuto, “Proprio come avrebbe voluto Antonio”.
L’eredità destinata a Caritas Ticino è diventata lo strumento per consolare ed entusiasmare gli ultimi momenti di Antonio.
I
fili della Provvidenza si intrecciano a volte bizzarri, annodando trame diverse
e lontane fra loro ed è bello, ogni tanto, quando si lascia scoprirne, ammirarne
l’ordito segreto.