Una FINANZA ETICA a favore della persona

Di Marco Fantoni


I responsabili della comunità internazionale sono chiamati, poi, ad adottare strumenti giuridici idonei per affrontare le situazioni cruciali che, se non "governate", potrebbero aver conseguenze disastrose non solo nell’ambito economico, ma anche in quello sociale e politico
(Giovanni Paolo II)


E
tica e finanza, un tema che raccoglie diversi settori, dall’economia alla finanza alla giustizia sociale. Lo spunto per parlarne è il discorso del Santo Padre ai partecipanti all’incontro promosso dalla Fondazione "Centesimus Annus - Pro Pontifice", avvenuto l’11 settembre scorso a Roma. La fondazione si sta impegnando, in vista dell’Anno Santo 2000, nell’ambito del Giubileo del Mondo del Lavoro, per preparare il settore degli operatori finanziari, organizzando un congresso internazionale appunto sull’argomento "Etica e finanza".
In Svizzera il tema è sicuramente interessante e coinvolgente, vista la forza finanziaria ed economica del settore terziario, ma non solo. Sul comportamento, in particolare delle banche, delle fiduciarie e del settore assicurativo, sono state create autorità di vigilanza e leggi per evitare comportamenti etici, perlomeno discutibili. Le conseguenze di un comportamento etico scorretto all’interno della finanza, ma non solo, in tutti settori economici, dal primario al terziario all’informatica, ricadrebbero come un boomerang direttamente sulla fonte di chi lo commette e su tutta la Comunità. Vedi il problema dei fondi ebraici, che a torto o a ragione ha svalutato l’immagine nazionale.
Il Papa, durante l’incontro, si è rivolto ai membri della fondazione, ai loro famigliari e ai responsabili delle finanze vaticane facendo leva sull’esperienza quotidiana che incontrano in ambito finanziario. Ha ricordato come in questi momenti di globalizzazione, un aspetto essenziale con densità di conseguenze, sia quello della "finanziarizzazione" dell’economia. In effetti, l’ambito della finanza ha ormai acquisito una propria autonomia, superando i rapporti economici attraverso le transazioni finanziarie. Questo fenomeno, ha proseguito Giovanni Paolo II "pone nuove e non facili questioni anche sotto il profilo etico". Ha così voluto sottolineare come bisogna esigere un’attenta considerazione da parte di tutti, in quanto "oggi, il problema del rapporto tra ricchezza prodotta e lavoro, crea rapidamente grandi ricchezze senza alcun collegamento con una definita qualità di lavoro svolto".
A questo proposito ha ricordato quanto già aveva scritto nell’Enciclica Centesimus annus a proposito della "mondializzazione dell’economia", richiamando l’attenzione sulla necessità di promuovere "organi internazionali di controllo e di guida che indirizzino l’economia stessa al bene comune". Questo senza dimenticare la libertà economica come uno degli elementi della libertà umana. Il bene comune della famiglia umana deve dunque essere l’obiettivo a cui l’attività finanziaria si deve mettere a disposizione.
Oggi come oggi è sempre più facile operare in pochi secondi da una parte all’altra del globo, da un computer in Val Bedretto è possibile collegarsi, via modem, con un operatore finanziario di Hong Kong ed impartire ordini finanziari. Dunque pensando alle grandi multinazionali del denaro, dell’industria, ci si può immaginare la facilità di spostamento di capitali che si possono effettuare in poco tempo evitando controlli e contribuendo alla tentazione del guadagno facile e subito.
Come fare dunque per regolamentare questa giungla che grazie all’avvento dell’informatica, avvento peraltro positivo, ha portato nuove possibilità di scambi?
Il Papa lo ha ricordato proponendo agli operatori finanziari stessi "il primo passo per adoperarsi ad elaborare codici etici o di comportamento vincolanti per il settore. I responsabili della comunità internazionale sono chiamati, poi, ad adottare strumenti giuridici idonei per affrontare le situazioni cruciali che, se non "governate", potrebbero aver conseguenze disastrose non solo nell’ambito economico, ma anche in quello sociale e politico. E sarebbero certamente i più deboli a pagare per primi e maggiormente". Un richiamo ancora una volta a favore dei più deboli attraverso i più "forti" ad un comportamento etico che parta dai presupposti che anche nella finanza, come in altri settori, sia la persona ad essere considerata come primo obiettivo e non il guadagno a tutti i costi. Guadagno che deve essere prodotto per ridistribuire la ricchezza, ma senza scivolare su facili tentazioni che schiacciano la dignità umana. Sempre a danno dei più poveri ha aggiunto come ciò che succede con la globalizzazione dei mercati e delle comunicazioni non debba essere visto necessariamente in modo negativo, ma in linea di principio, "esistono fattori di progresso che possono produrre conseguenze ambivalenti o decisioni negative". Il Santo Padre ha voluto sottolineare, ricordando anche le parole di Paolo VI nella Octogesima adveniens, come con la "propria dottrina sociale, la Chiesa offre il suo aiuto per la soluzione di quelle problematiche che in vari settori toccano la vita degli uomini, consapevole che sebbene l’economia e la disciplina morale, ciascuna nel suo ambito, si appoggino sui principi propri, sarebbe errore affermare che l’ordine economico e l’ordine morale siano così disparati ed estranei l’uno dall’altro, che il primo in nessun modo dipenda dal secondo".
Sempre durante il discorso ai membri della Fondazione "Centesimus Annus - Pro Pontefice", Giovanni Paolo II ha invitato i "cristiani che operano all’interno del settore e in particolare finanziario, sono chiamati ad individuare vie percorribili per attuare questo dovere di giustizia, che per essi è evidente a motivo della loro impostazione culturale, ma che è condivisibile da chiunque voglia porre al centro di ogni progetto sociale la persona umana e il bene comune. Ogni operazione in campo finanziario ed amministrativo deve avere sempre come obiettivo quello di mai violare la dignità dell’uomo, costruendo per questo strutture e sistemi che favoriscano la giustizia e la solidarietà per il bene comune".
L’invito chiaro agli operatori del settore è esplicito, ma coinvolge tutti, anche chi non fa riferimento alla Chiesa. Prendere atto dello sviluppo della svolta in cui ci si sta dirigendo. Non in modo passivo. Costruire quel futuro, anche attraverso la tecnologia, il mondo economico-finanziario che tenga in considerazione quel bene comune, mezzo indispensabile per una crescita di tutti e non solo di quei pochi che attualmente detengono quella ricchezza che può certamente bastare al sostegno di tutta l’umanità.

Una finanza senza etica è come una casa senza fondamenta, al primo uragano crolla