Progetto Sigrid Undset. Per una reale parità nella vita professionale
Buon senso e pari opportunità

A cura di Dani Noris



Per la realizzazione delle trasmissioni televisive del Progetto Sigrid Undset, per una reale parità nella vita professionale, abbiamo incontrato diversi esperti sulla tematica alle pari opportunità.

Dal Sigrid Undset Club vi proponiamo l'intervista a Carlo Doveri, lic. Phil., Direttore dell'Istituto Vanoni di Lugano. (trascrizione non rivista dall’autore).

D: Perché le donne che lavorano, spesso vivono dei sensi di colpa, hanno la sensazione di non essere mai nel posto giusto?
R:
Per quanto riguarda il senso di colpa di donne che lavorano, direi che molto spesso è indotto da una serie di cliché che si sono affermati nel tempo, nei secoli, negli ultimi decenni, a volte sostenuti dai cosiddetti esperti che ci hanno detto tutta una serie di cose su come la mamma debba essere presente o non presente. E’ impressionante perché si è sempre parlato solo della mamma, soltanto adesso che abbiamo perso il padre per strada si ritorna stranamente a parlare del padre. Se penso alla letteratura anche di tipo psicologico degli anni 60/70 e ancora adesso, viene enfatizzata la relazione mamma-bambino. Evidentemente una donna che decide di lavorare, non può non sentirsi in colpa in qualche modo, se è informata in questo modo, se la relazione mamma-bambino, o bambina, viene enfatizzata in questo modo. D’altra parte posso immaginare che il padre si senta non indispensabile, o non utile, soprattutto nella prima infanzia del bambino.
Noi abbiamo una società nella quale, grosso modo, sia per impostazione tradizionale, sia perché c’è stato chi lo ho teorizzato, si è enfatizzata l’importanza assoluta, deterministica, della presenza della mamma presso il bambino.
Cosa che non è assolutamente vera, quindi un senso di colpa che non è affatto necessario. E’ un senso di colpa indotto.

D: L’istinto materno che ruolo gioca in tutto questo?
R:
A mio avviso l’istinto materno non esiste, così come non esistono gli istinti nell’uomo, o se esistono sono dei vaghi riflessi. E’ tanto vero questo che gli esseri umani sono gli unici che sbagliano con la prole. Un gatto non ha problemi nell’allevare la propria prole. A livelli evolutivi, come si suol dire più alti, uno scimpanzé se lasciato nel suo brodo, non ha problemi ad allevare la propria prole, proprio perché tutto funziona per meccanismi biologicamente determinati, e per quel po’ di apprendimento che questi primati necessitano perché sono un po’ più complessi di un gatto. Ma l’essere umano, a dimostrazione che l’istinto c’entra poco, è quello che più spesso fallisce nell’educazione, cioè i cui progetti a priori non vengono necessariamente realizzati. Noi possiamo sognare di avere dei figli in un certo modo, o di fare certe cose il discorso tipico è: non farò mai come ha fatto la mia mamma o il mio papà. Quello che si nota con ampia frequenza è la ripetizione, sotto altre modalità, dello stesso tipo di comportamento del genitore, oppure una risposta contraria che ottiene lo stesso risultato, con tutte le variazioni possibili e immaginabili. Allora, l’istinto materno non esiste. L’istinto genitoriale non esiste, esistono rapporti di affetto, di affezione, esistono delle trasmissioni culturali di certe modalità di relazione con i figli, che possono essere assimilati a degli istinti.

D: Nell’ambito famigliare quali sono i vantaggi di una ripartizione diversa dei compiti ?
R:
I vantaggi di una divisione di ruoli nell’accudimento dei figli e nei lavori domestici, quindi nella possibilità di assumere in modo paritario anche compiti professionali, è che ci si stanca di meno. Ci si aiuta reciprocamente e se moglie e marito collaborano nella conduzione della casa e nell’accudimento dei figli, la donna non è sottoposta a una fatica doppia. Parlo di una fisicità, non sto parlando immediatamente di un rapporto educativo, ma del classico cambiare i pannolini, fare il bagnetto, lavare i piatti, passare l’aspirapolvere, cose di una concretezza e di una banalità disarmante, ma che vengono oggi svolti, normalmente, dalle donne, sia che esse lavorino, sia che esse non lavorino.
Se questo è comprensibile per una donna che fa la casalinga, e quindi quello è il suo "lavoro", non è comprensibile per una donna che lavora otto ore e mezzo come il marito.
Allora i vantaggi sono: minor stanchezza, maggior collaborazione, meno tensioni, più tempo libero per stare assieme. Non starei ad enfatizzare la famiglia piuttosto che un qualunque scambio paritario di lavoro. Se noi due stiamo un carretto e io per motivi non ben chiari non tiro, la fatica rimane a te. La stessa cosa per la famiglia, sto parlando di una fisicità molto concreta: passare l’aspirapolvere alle otto di sera, dopo che una donna ha lavorato otto ore e mezzo, magari in un brutto posto di lavoro, ha preparato la cena, ha messo a letto i figli, è la goccia che potrebbe far traboccare il vaso della fatica e del rapporto con l’altro, che non si vede perché debba essere autorizzato a guardare il telegiornale, o uscire a bersi una birra con gli amici. A dire il vero è quasi umiliante dibattere queste cose.

D: Ma perché allora la maggior parte delle donne deve fare i conti con questa banalità e portarne il peso?
R:
La maggior parte delle persone vive così, ma non c’è nulla di necessario, non c’è nulla di immodificabile e non c’è nessun motivo, da nessuna parte, perché questa storia possa reggere se non sulla pigrizia. Sulla pigrizia anche del pensiero, del pensare qualcosa di differente di quello che si pensa normalmente. Poi per finire la cosa si complica perché va bene un po’ a tutti. Uomini e donne, in fondo.

D: Cosa ne pensa della frase che spesso si sente dire: " Mio marito mi aiuta "?
R:
Noi abbiamo vissuto per decenni sulla banalità della donna come regina della casa. Una stupida espressione che ha "fregato" generazioni di donne. Per cui anche la donna, che è riuscita in qualche modo ad ottenere una collaborazione del marito, o che ha un marito non stupido o pigro, pensa ancora che quel compito che il marito sta svolgendo, asciugare i piatti, rifare i letti, sia un aiuto a lei perché in qualche modo a lei incombe, e non si capisce bene perché, rifare i letti.
Si sono scritti volumi, si sono sprecate cattedre di sociologia su queste cose che sono di una banalità disarmante. In una situazione in cui degli adulti dello stesso sesso, per esempio copertine/coppie di fratelli, oppure studenti universitari in un appartamento, nessuno si sognerebbe di sceglierne uno al quale dare l’incarico da una parte, il contentino dall’altro del reginetto della casa. Ci sarebbe una divisione equa, magari un po’ conflittuale, ma fondamentalmente equa e piena di buon senso dei compiti di ciascuno.
Qui non c’entra l’amore, non c’entra il sentimento, non c’entra l’istinto, c’entra uno stupido abito culturale. Non è perché un abito culturale dura da secoli che diventa più intelligente. L’errore è un errore sia al suo nascere, sia millenni dopo. Oggi noi abbiamo forse la libertà di dire queste cose, ma senza enfasi. E’ semplicemente stupido, ingiusto e controproducente per i rapporti stessi della copertine/coppia, che ci sia questo squilibrio, soprattutto laddove la moglie ha un lavoro e ha magari un lavoro duro. La maggioranza delle persone, delle donne, lavorano fuori casa perché sono costrette a farlo e fanno dei lavori non molto piacevoli, molto ripetitivi, molto stancanti, come si diceva una volta, alienanti. Ma non c’è nulla che giustifichi il fatto che se il marito fa un lavoro altrettanto pesante, duro e alienante, a lui sia concesso il riposo quando rientra a casa e alla moglie non sia concesso se non tre o quattro dopo.

D: Alle soglie del 3° millennio quali cambiamenti si intravedono?
R:
La soglia del 3° millennio, per quanto se ne dica, è una soglia di un bel niente. Cioè il domani è figlio dell’oggi. Certamente qualche cosa sta cambiando, certamente si fa un gran parlare di queste cose, ci vorrebbe anche tanto tempo per discutere veramente di questo gran parlare, dove a volte ho l’impressione che la cura sia peggiore del male. Ma non credo che siamo di fronte, come raramente tra l’altro, a grandi cambiamenti epocali. Probabilmente la struttura stessa del mercato del lavoro, la struttura stessa dell’organizzazione dell’economia, del modo di abitare, del modo di lavorare, favoriranno da un certo punto di vista questi fenomeni di assunzione responsabile da parte di due persone che assieme vivono, dell’occuparsi del luogo nel quale queste due persone vivono. Altro è il discorso sulle pari opportunità nel mondo del lavoro. Però in fondo, sempre della stessa stupidità si tratta. Cioè noi abbiamo dovuto votare affinché un uomo e una donna avessero lo stesso salario per lo stesso lavoro. Non vorrei che si dovesse arrivare alla votazione perché moglie e marito abbiano il contatore in casa per i minuti di lavoro dedicati ai mezzi materiali che sostengono la loro partnership. Per cui non sono ottimista, non sono pessimista, non credo che cambierà particolarmente in fretta, non credo che si possa contare troppo sulla buona volontà degli uomini.
Probabilmente sarà un cambiamento graduale come sempre i grandi cambiamenti di mentalità e di cultura. Ma non credo che il 3° millenni, ci metta al riparo dal ripetere errori banali di questo genere.