Progetto Sigrid Undset. Per una reale parità nella vita professionale
L’umanità integrale

Di Ludmila Grygiel



Il vero "ritorno all’avvenire" cioè la costruzione del futuro, deve cominciare dal ritorno al principio. Ogni riflessione sul futuro ruolo della donna nel mondo, deve dunque cominciare dalla domanda sulla verità dell’essere donna. Il tratto essenziale dell’identità femminile è il suo essere persona; come tale esiste, agisce e ha diritto ad un adeguato rispetto. Il concetto della persona, introdotto dal cristianesimo nella cultura universale, ha influenzato in modo decisivo la visione dell’uomo e fino ad oggi rimane il punto di riferimento nonostante sia spesso negato e deformato.
Possiamo trovare la più semplice e la più espressiva spiegazione del concetto della persona nel racconto biblico della creazione in cui sono presenti gli avvenimenti e i valori essenziali per la vita umana di ogni tempo e luogo. Dio crea l’uomo con amore e per amore, perciò non lo lascia solo in un mondo pieno di piante ed animali bellissimi, ma gli dona "un aiuto, che gli fosse simile" (Gn 2,20), gli dona un’altra persona, insieme alla quale deve "soggiogare la terra". La donna viene posta accanto all’uomo, non sotto di lui oppure contro. Nel mondo delle piante e degli animali solo con lei l’uomo può dialogare come con un altro soggetto libero. L’Adamo di ogni luogo e di ogni tempo può dare un nome agli animali e alle piante ma soltanto a Eva puo dire "tu". Grazie alla donna l’uomo capisce se stesso, vede la sua diversità dalle piante e dagli animali e scopertine/copre la sua umanità maschile che insieme con l’umanità femminile forma l’umanità integrale.

La struttura ontologica della persona umana la predispone ad una comunione con un’altra persona. La relazione interpersonale basata sull’amore costituisce il centro della vita degna di un uomo. Una persona realizza se stessa quando si dona ad un’altra persona senza piacere narcisistico oppure la pretesa di un vantaggio. Il reciproco donarsi e amarsi è la regola fondamentale della vita umana, la loro principale "attività" che crea le condizioni indispensabili per la felicità di ogni uomo e di ogni donna. L’ambiente naturale di una tale vita è il matrimonio e la famiglia. Qui si decide il destino temporale ed eterno degli uomini. Quando un uomo e una donna si uniscono in matrimonio, cioè creano una unione spirituale e carnale, sono ambedue responsabili del loro presente e del loro futuro, ambedue sono coinvolti sia nel male sia nel bene. Allora non è soltanto la donna responsabile del peccato che ha commesso e non è soltanto l’uomo meritevole del bene che ha fatto. Una tale unione costituisce un modello ideale di ogni comunione delle persone (nazioni, società), che per essere felici e per realizzare la loro missione nei vari ambiti devono rispettare la diversità e la parità delle donne e degli uomini, ma soprattutto devono donarsi reciprocamente con totale libertà e con grande generosità. In quest’ultimo atto, la donna è la vera maestra dell’uomo perchè il modo di donarsi femminile è più vicino a quello ideale, è meno condizionato dall’egoismo, è piuttosto uno slancio d’amore che un atto ispirato dal ragionamento o dal calcolo. Il modo di donarsi femminile mette in evidenza il valore del sacrificio, spesso dimenticato dalla cultura odierna.

Il carattere comunionale della persona ha i suoi aspetti esistenziali e spirituali, ma anche degli importanti risvolti sociali e politici, perché determina e ispira l’attività umana al di fuori della comunità matrimoniale e familiare. Queste "primordiali" comunità assicurano lo sviluppo della persona umana perché sono capaci di soddisfare il "primordiale" desiderio dell’uomo di amare e di essere amato. Le stesse comunità preparano i suoi membri per il servizio alla Chiesa, allo stato e alla società. Il matrimonio e la famiglia sono un ambiente naturale per la crescita e lo sviluppo di ogni uomo, quindi anche dei politici, degli economisti e dei legislatori. Le strutture statali sono indispensabili per le diverse forme dell’attività umana ma non possono sostituire la famiglia. Nessun sistema educativo può sostituire la madre nel suo lavoro formativo, basato sul gratuito donarsi al figlio e rafforzato da un amore incondizionato. Lo stato deve aiutare la donna nella sua missione di custodire la vita dei suoi bambini, di amarli e di insegnar loro ad amare. Lo stato è obbligato ad aiutare ogni donna nel realizzare la propria vocazione alla maternità ma non ha il diritto di intervenire nella sua vita intima, né di imporre certe scelte nel nome del progresso oppure di una legge democraticamente sancita da una maggioranza. Un tale atto sarebbe una pericolosa forma di discriminazione della donna e recherebbe un grave danno alla famiglia. La discriminazione di un solo membro di una famiglia, ferisce sempre le persone con le quali è unito e alla fine dei conti danneggia l’armonia della vita sociale e politica. La costruzione di una società giusta deve cominciare dal rendere giustizia alla dignità di ogni persona nella sua irripetibile identità. In nome della giustizia e della uguaglianza non si può cancellare la diversità e la sovranità della persona umana. Purtroppo assai spesso la promozione dell’uguaglianza della donna causa la discriminazione, perché nega o deforma la verità sull’umanità femminile in tutta la sua irripetibile bellezza. Una tale uguaglianza non prende in considerazione la parità ontologica iscritta nell’ethos personale della donna "fin dal principio", parità che deve essere capita, riconosciuta e rispetta, ma non ha bisogno di essere conquistata (soprattutto nella lotta "sindacale" che scimmiottizza la lotta delle classi) oppure regolata dalla legislatura. In confronto a questa uguaglianza è secondario il posto della donna nella vita sociale politica o professionale; in questi campi la donna ha diritti uguali all’uomo ma soprattutto ha diritto di conservare la sua femminilità e la sua dignità. La dignità personale della donna è un dono del Creatore e non il frutto di una prescrizione di un codice civile oppure una decisione di un governo. Soltanto il pieno rispetto di questo "divino" diritto della donna le può garantire una vita felice, degna di una persona libera.