Progetti di CARITAS TICINO all'estero (Croazia)
Una CASA sempre APERTA a donne e bambini

Di Vera Podpecan



Durante un nostro viaggio in Croazia, ci siamo prese del tempo per andare a visitare le donne accolte nelle due case acquistate da Caritas Ticino e donate a Caritas Zagabria nel 1993. Molti anni sono trascorsi, eppure la grande generosità manifestata dalla popolazione ticinese a chi stava scappando da una guerra assurda e feroce, è ancora viva ed efficace.
In quegli anni - ma è veramente cambiato qualcosa o la guerra si è semplicemente spostata di qualche chilometro? - l’opinione pubblica veniva scossa da ../../../../ e fatti atroci, riguardanti la pulizia etnica esercitata su un popolo. Moltissime donne venivano violentate ed erano costrette a fuggire verso il nord. Caritas Zagabria era stata confrontata con l’arrivo di molte donne in attesa di un figlio, che cercavano pace e un luogo sicuro, dove trascorrere i mesi della gravidanza ed il primo periodo di vita del figlio. Ci siamo lasciati interrogare da questo bisogno ed abbiamo lanciato un grido per una solidarietà in Ticino. La valutazione di questo progetto deve essere fatta in maniera trasparente, perché solo così la fiducia di chi segue attentamente i lavori di Caritas, aumenta.
La prima casa acquistata a VRAPCE, in un quartiere di Zagabria, ha inizialmente accolto le donne violentate durante la guerra. Grazie alla sua posizione strategica (un quartiere di Zagabria), la casa ha potuto accogliere moltissimi altri bisogni; madri che dovevano portare i figli in ospedale, madri che dovevano soggiornare per alcune settimane nella capitale. Dal 1993 al 31 dicembre 1998 a VRAPCE sono state accolte per un periodo fino a circa 6-8 mesi, 193 persone, di cui 92 donne e 101 bambini. Una cifra importante, che non accenna a diminuire. Durante la nostra ultima visita, nella casa di VRAPCE abbiamo potuto trovare le seguenti famiglie scappate dal Kossovo:
- una famiglia composta da 15 membri (la madre e 14 figli), di cui il più giovane di 1 anno. Tra i figli c’è un ragazzo di 10 anni handicappato. Questa famiglia dopo aver vissuto per diversi mesi in un magazzino a Zagabria, dormendo su cartoni e mangiando i resti trovati nei sacchi in città, ha avuto la fortuna di essere scovata dal personale della Caritas e di essere trasferita nella casa di VRAPCE dove, attraverso le cure e l’assistenza necessarie, si è parzialmente ristabilita e ora sta cercando di partire per un Paese d’accoglienza;
- una seconda famiglia, composta dalla madre e 4 figli, sono arrivati nella casa della Caritas dopo molte avventure e dopo essere state separate. La loro intenzione è quella di stabilirsi in Croazia, ma anche per loro, come per tutte le famiglie albanesi, i problemi sono immensi perché sono stranieri e i permessi di soggiorno sono negati.
Oltre a queste due famiglie, durante la nostra visita, la casa si stava organizzando per accogliere una giovane madre, proveniente dalla Bosnia con il suo bambino di un anno.

La seconda casa, acquistata qualche mese più tardi e donata sempre da Caritas Ticino alla Caritas di Zagabria, si trova a SAMOBOR. In questi anni fino al 31 dicembre 1998, ha potuto accogliere 226 persone di cui 134 bambini e 92 donne.
Anche questa casa, dopo aver accolto situazione sconvolgenti di donne violentate, oggi serve soprattutto per situazioni familiari difficile, che hanno bisogno di un luogo dove rifugiarsi, prima di trovare una sistemazione definitiva. La maggior parte di esse sono donne con bambini, come le tre situazioni che abbiamo incontrato durante il nostro viaggio:
una mamma con 9 figli, l’ultimo di 8 mesi e il primo di 13 anni, è ospite da diversi mesi. Abitava a Zagabria, ma ha dovuto scappare dal suo alloggio, per dei gravi problemi familiari. Il personale della casa sta aiutando la signora a trovare un nuovo appartamento a Zagabria e una sistemazione assicurativa per i figli.
La seconda situazione, ci fa incontrare una ragazza madre con il suo bambino di origine bosniaca, rifugiatisi in Perù e ora desiderosa di ritornare nel suo Paese. La sistemazione provvisoria presso la casa, permette al personale di Caritas di verificare la possibilità o meno di ritornare in Bosnia.
Una terza situazione accolta, è quella di una madre con grosse difficoltà, con tre figli, scappata dalla Bosnia durante il periodo delle violenze, che non riuscendo a ristabilirsi, è ancora ospite della casa. Quando il personale della Caritas si deve assentare, è lei che diventa responsabile della casa.

Ogni situazione racchiude in sé una storia, fatta di tristezza e di atrocità; le due case sono dei piccoli progetti, nati grazie alla solidarietà della comunità ticinese; due progetti capaci però di costruire un segno di speranza.