Non esportiamo i nostri RIFIUTI TESSILI è il motto di Texaid
Le collette dei tessili, se lavorate in Svizzera, creano lavoro e sostengono i Paesi in via di sviluppo

A cura di Giovanni Pellegri



Apriamo un sacco delle collette tessili e guardiamo cosa c’è dentro. Ci si accorge subito che circa la metà dei tessili non può essere riutilizzata come abiti. Ha senso quindi spedire i sacchi appena raccolti nei paesi in via di sviluppo? "No - dice Fridolin Kissling presidente di Texaid - bisogna mettere in atto degli invii mirati, selezionando dapprima gli abiti in Svizzera. Questo, tra l’altro crea lavoro anche da noi." Kissling ribadisce l’importanza di una raccolta responsabile di tessili, invitando i comuni e i cantoni ad autorizzare solamente le collette che applicano questi criteri di raccolta. Quali sono i vantaggi? Lo abbiamo chiesto direttamente a Fridolin Kissling:

D: Perché non è giusto inviare tutti i nostri tessili nei paesi in via di sviluppo?
R:
Il problema è semplice: chi è interessato a quel 50% dei tessili che non può più essere utilizzato come indumento? Questo è il problema. Perché dobbiamo esportare la nostra spazzatura all’estero? Nessuno è interessato a questa parte del tessile raccolto. La soluzione è di selezionarlo in Svizzera, questo non solo permette di evitare di esportare rifiuti, ma crea anche lavoro in Svizzera.

D: Voi avete affermato che si possono creare 1000 posti di lavoro in Svizzera con gli abiti usati? Non è eccessivo?
R:
I 1000 posti esistono già oggi, ma non in Svizzera. I dati dicono che si possono raccogliere 50’000 t di tessili ogni anno in Svizzera. Questi quantitativi permetterebbero di creare circa 500 posti di lavoro solo nella selezione del tessile. Altri posti verrebbero creati in attività parallele attorno alle centrali di selezione come quella di Schattdorf o a Giubiasco.
Inoltre se svolgiamo la selezione dei vestiti in Svizzera è possibile rispettare anche gli interessi delle popolazioni del Terzo Mondo. Abbiamo così voluto creare una politica rispettosa, creando anche tanti posti di lavoro nei Paesi in via di sviluppo. Per esempio nel Ghana 300’000 persone lavorano e guadagnano la loro vita in attività collegate alla confezione del tessile di seconda mano proveniente da altrove. Questo avviene soprattutto con del tessile ancora utilizzabile. Non vedo quindi perché non selezionare il tessile in Svizzera, è interessante dal punto di vista ecologico, economico e sociale.

D: Cosa devono fare i comuni e i cantoni per sostenere questo tipo di raccolta di abiti?
R:
È molto semplice. Devono autorizzare le collette di raccolta tessili a condizione che esse siano selezionate e confezionate in Svizzera. I comuni e i cantoni hanno la competenza per farlo e il potere decisionale in materia. È la legge federale che lo ha stabilito.