Il Vescovo Giuseppe Torti ai nostri lettori
Natale è rinnovare l'impegno
L'augurio del Vescovo Giuseppe


Nella Notte di Natale il Cristo bambino, che ci rivela il volto di amore di Dio, è circondato da Maria e Giuseppe, sposi poveri e giusti, e da un gruppo di uomini semplici, i pastori. E' il "presepio": dove il trono è una mangiatoia e la reggia un'umile stalla.
Cristo e i primi cristiani appartengono, quindi, a coloro che non hanno insegne, dignità, potenza, denaro. Anzi, per la cultura religiosa del tempo, i pastori erano persone impure, e quindi da escludere dalla vita liturgica ufficiale.
Eppure su questa scena povera e modesta, Luca, nel suo Vangelo, intesse una rivelazione cosmica: dal cielo scende un inno di pace, il Gloria.
Nel bimbo di Betlemme e di quella fredda notte i fedeli riconoscono il Signore del cielo e della terra. Riconoscono già il Salvatore della Pasqua, che porta in dono, attraverso il dolore e la morte sulla croce, la Pace messianica: "Pace in terra agli uomini che Dio ama".
La pace biblica è un concetto denso. Implica benessere, prosperità, sviluppo, gioia, giustizia.
La pace che Cristo ci porta significa armonia tra uomo e uomo, tra uomo e cosmo, tra uomo e Dio.
La pace è la definizione stessa del Vangelo che è "Vangelo di pace", come scrive Paolo ed è pure la definizione del Cristo, chiamato "il principe della pace".
Questa pace, che il Bambino di Betlemme e il Signore della Croce e della Risurrezione portano nella storia, è affidata a noi: al nostro cuore, alle nostre menti, alle nostre mani. Anche alla nostra libertà. Perché la costruiamo dentro di noi e attorno a noi. Per questo il Natale diviene per tutti un dono e insieme una responsabilità: accogliere e costruire la pace. Per costruire la vita.
E' questo il mio augurio nel Natale che rinnova e rende attuale questo compito affidato da Dio all'uomo attraverso un Bambino, che completa la rivelazione di un progetto di amore. Ecco il nostro impegno: accogliere il Signore che viene, fargli posto nel nostro cuore, portarlo nel mondo. Agli altri. A tutti. Testimoniandolo con la nostra vita e con il nostro amore.
Ma se il nostro cuore continuerà ad amare il denaro più della vita, il potere più dell'uomo, il compromesso più della speranza, l'arrangiarsi più della giustizia, ancora un volta il Natale sarà passato invano per noi. Ancora una volta, con il nostro egoismo e la nostra paura di aprirci all'infinito, avremo negato a Dio un cantuccio, ove depositare una culla.
Perché se il Natale fosse accolto e ascoltato, non avremmo un mondo che ai valori della bontà, dell'amore, della giustizia, della pace, germogliati a Betlemme, sostituisce quelli del benessere strafottente, del consumismo senza scrupoli, del possesso irrazionale del mondo, mettendo al centro l'ideale ottuso dell'avere invece dello slancio dell'essere.
Perché sappiamo compiere, partendo dal nostro cuore, la rivoluzione dell'amore, vi dico, con tutto il cuore e con tanta speranza, "Buon Natale".

+ Giuseppe, Vescovo