Sulla strada verso il terzo millennio
Catechesi, Preghiera, Testimonianza

D
i Gianni Ballabio


Durante l'avvvento il nostro Vescovo ha fatto tappa nei vari vicariati della diocesi per dare inizio al cammino di preparazione al giubileo del duemila, aderendo all'invito del Papa, espresso nella lettera apostolica, "Tertio millennio adveniente".

Tappe ben partecipate lungo un itinerario di preghiera e di ascolto: Biasca (19 novembre, prima domenica dell'Avvento ambrosiano); Lugano (26 novembre); Mendrisio (3 dicembre); Bellinzona (8 dicembre); Locarno (10 dicembre); Bioggio per Malcantone e Vedeggio (17 dicembre).

Al termine della celebrazione ha consegnato ai sacerdoti un poster da esporre nelle rispettive parrocchie, per ricordare questo cammino. "Cristo ieri, oggi, nei secoli". "Nella mano del Dio vivente con fiducia verso il 2000". Programma di speranza e di conversione. Con il poster ha pure consegnato ufficialmente il fascicolo elaborato dall'Ufficio catechistico diocesano, che accompagna questo cammino verso il terzo millennio. "Ha lo scopertine/copo - ha scritto il Vescovo nella prefazione - di guidarci nel nostro conoscere. E' un sussidio importante e valido, da utilizzare a livello di parrocchia, di gruppo, di associazione, di movimento; da utilizzare a livello individuale, perché questo impegno del "conoscere" chiama e interpella ognuno di noi".

Dovere della catechesi

E' il richiamo alla catechesi: impegno urgente e prioritario, al quale il Vescovo ha fatto preciso accenno negli appuntamenti indicati. "Prendiamo con serietà in questo cammino verso il duemila l'impegno della catechesi - ha ribadito ad ognuno dei sei incontri citati - perché il conoscere aiuta l'amare e leggiamo in famiglia, in parrocchia, nel nostro gruppo, nel nostro movimento la lettera apostolica del Papa sul terzo millennio e il fascicolo preparato dal nostro ufficio catechistico". E ha aggiunto con forza: "siamo troppo ignoranti e non è più tollerabile che noi cristiani continuiamo a saperne sempre meno su quanto crediamo o diciamo di credere".

Lo stesso impegno sottolineato nella lettera natalizia, "Il Signore viene: è tempo di conversione", da lui indirizzata al clero e ai fedeli.

Scrive: "Siamo sempre più ignoranti su quanto riguarda la nostra fede e la nostra proposta cristiana. Magari molti di noi non hanno nemmeno letto il Vangelo. Quindi l'impegno della catechesi diventa un dovere urgente. Non un qualcosa che possiamo fare, ma che dobbiamo fare".

Saper dare ragione della nostra fede

Scriveva monsignor Eugenio Corecco nella Pasqua del 1987:

"La riappropriazione della fede cristiana deve avvenire a due livelli: quello dei contenuti e quello del loro significato per il modo concreto di vivere in seno alla società contemporanea. Il primo momento della catechesi è quello di apprendere l'insegnamento impartito dalla Chiesa. Il secondo livello della catechesi è quello in cui impariamo ad accogliere i contenuti oggettivi della nostra fede nella interiorità psicologica ed affettiva del nostro "io". Il terzo livello è quello del confronto dei contenuti di fede con la prassi della nostra vita quotidiana. Dal dialogo e dal confronto del Vangelo con la cultura, nasce, come quarto momento della catechesi, anche un giudizio culturale sui fatti, sugli avvenimenti, sulle tendenze, sulle dottrine, sui comportamenti comuni della società. La testimonianza che dobbiamo dare a Cristo non può essere infatti limitata al buon esempio della nostra vita. In una società come quella contemporanea, sempre pronta ad interrogare il cristiano e la Chiesa con implacabile esigenza, la nostra testimonianza deve essere offerta anche con il sapere dare ragione della nostra fede".

E aggiungeva monsignor Corecco nella Quaresima 1989: "Accanto al Magistero della Chiesa - quale garante ultima di autenticità -, accanto all'omelia nella celebrazione eucaristica, alla predicazione in genere, alla testimonianza personale e comunitaria, uno degli strumenti privilegiati dell'annuncio della fede è la catechesi. Nella prima lettera pastorale ho esortato soprattutto gli adulti a riprendere il cammino della catechesi, quale elemento ineliminabile della nostra esperienza cristiana ed ecclesiale. Ciò deve avvenire assieme ai presbiteri della nostra Chiesa particolare, alle religiose e ai religiosi, ai catechisti operanti nelle scuole, nelle parrocchie e nei movimenti. Ci vorranno magari anni prima di ridare ancora alle comunità ecclesiali, parrocchiali o non, la consuetudine della catechesi. E' stato compiuto solo il primo passo e non dobbiamo scoraggiarci. Urge tuttavia continuare questo sforzo collettivo per far riacquisire a tutti gli adulti il desiderio di una formazione catechetica permanente".

Testimoniare nella concretezza

"Infatti - prosegue monsignor Torti nella lettera natalizia citata - la catechesi, per divenire vero nutrimento, deve essere continua.

Cogliamo l'occasione del passaggio di millennio come invito per iniziare questo cammino o per proseguirlo con più costanza e impegno. Insomma dobbiamo pur sapere chi siamo come cristiani, cosa significhi vivere in modo cristiano, cosa voglia dire testimoniare nella concretezza delle scelte e delle opere quello che crediamo".

Sempre negli incontri vicariali citati, il Vescovo, ricollegandosi alla lettera apostolica di Giovanni Paolo II, "Tertio millennio adeveniente" , sottolineava, oltre alla catechesi, l'impegno della preghiera e della testimonianza. "Per cogliere questo evento come tempo di conversione e per un serio esame di coscienza, come indica il Papa. Infatti alle soglie del nuovo millennio i cristiani devono porsi umilmente davanti al Signore per interrogarsi sulle responsabilità che anch'essi hanno nei confronti dei mali del nostro tempo. E fra questi mali Giovanni Palo II cita subito l'indifferenza religiosa che porta molti uomini di oggi a vivere come se Dio non ci fosse o ad accontentarsi di una religiosità vaga, incapace di misurarsi con il problema della verità e con il dovere della coerenza. A questa indifferenza il Papa ricollega la diffusa perdita del senso trascendente dell'esistenza umana e lo smarrimento in campo etico, persino nei valori fondamentali del rispetto della vita e della famiglia. Per questo dobbiamo interrogarci, con animo sincero e aperto, sulla nostra vita, sulla nostra visione del bene e del male, perché facilmente il confine fra il bene e il male non si pone più alla luce dei comandamenti del Signore e del suo Vangelo, ma lo stabiliamo noi con il nostro soggettivismo e più spesso ancora con il nostro egoismo".

Esperienza di preghiera

Con la catechesi il Vescovo sottolineava "l'impegno della preghiera: da soli, in famiglia, nei gruppi, in parrocchia. Per attingere forza alla sorgente della presenza del Signore. Andiamo a pregare nelle nostre chiese, perché se restiamo uniti, ci aiutiamo a vicenda anche nel far crescere la nostra fede e la nostra carità".

Fondamentale poi l'impegno della testimonianza, "perché, come avveniva per la prima comunità, quella descritta negli Atti, chi vede le nostre opere - fides per opera - si accorga che veramente il Signore viene nella storia, ci porta la sua salvezza, rimane con noi, sempre, con la sua presenza di vita e di grazia". "Guardiamo alla nostra realtà - concludeva - religiosamente è quella che è: mettiamoci con coraggio e anche con entusiasmo manciate di Vangelo: luce che illumina, sale che dà sapore, lievito che fa fermentare la massa".

TESTIMONIANZE

Nel corso degli incontri vicariali citati è stato dato spazio a diverse testimonianze.

Riportiamo alcuni passaggi.

"Oggi ci ritroviamo come Chiesa, come Popolo in cammino, ad affrontare altre sfide, altre tentazioni, ma soprattutto a ridire il nostro sì al Signore. Siamo particolarmente coscienti del grande dono della Vita che abbiamo ricevuto e coscienti anche che il Terzo Millennio sarà e resterà sempre di Dio e di nessun altro.

Aiutiamoci a portare al mondo parole di speranza parole di certezza e lasciamoci abbracciare da Maria, che sempre è al nostro fianco e ci aiuterà a non cadere".

(un giovane, vicariato delle Tre Valli)

"Per me è fondamentale riscopertine/coprire la preghiera. Ogni mattina inizio la giornata con le lodi, la preghiera della Chiesa, perché vuol dire iniziare la giornata con il Signore, unica speranza, solo Lui mi dà la forza di vivere bene anche il lavoro, di amare i miei colleghi anche nei momenti difficili. Non sempre ci riesco ma sono cosciente che il comandamento dell'amore è importante. Per me pregare è anche aiutare il collega che fa fatica, cioè quell'azione è per il Signore, in quel gesto faccio memoria di Cristo".

(una giovane, vicariato del Luganese)

"In questo tempo di preparazione sento l'importanza di essere un vero testimone della nuova evangelizzazione". (un giovane, vicariato del Luganese)

"Prepararmi al giubileo per me vuol dire essere più presente e seria nel mio quotidiano: è solo vivendo bene l'oggi che mi preparo al domani. Vivere bene l'oggi è per me fare memoria di Cristo, accorgermi della Presenza di Dio, qui, adesso".

(una giovane, vicariato del Luganese)

"Bisogna cercare un nuovo modo di annuncio che sia compreso. Mostrare, come Gesù, con la vita e con la parola, che il Vangelo è una guida insostituibile. Proprio la sete di giustizia, di pace, di rispetto dell'ambiente, il loro desiderio della vita in gruppo, che fan gridare i giovani di oggi, sono valori che rivelano che Dio è tra loro anche se non ne sono coscienti e che il bisogno di Dio non è affatto spento, nonostante tutte le apparenze. Si impone quindi la speranza.

Gesù, il buon pastore. è sempre all'opera e nessuno e niente potrà fermarlo. Non è lecito, dunque, cadere nel pessimismo. Bisogna iniziare con coraggio la nuova evangelizzazione, con fiducia, ma anche con concretezza, tenendo ben presente la realtà odierna. Credo che il duemila vedrà un nuovo cristianesimo, forse simile a quello dei primi secoli cristiani".

(un parroco, vicariato delle Tre Valli)

"L'attesa per noi giovani vuol dire non perdere fiducia e tempo. Non dobbiamo quindi lasciarci trascinare ma dobbiamo agire, testimoniare soprattutto nelle cose semplici e nei rapporti quotidiani. Noi abbiamo la coscienza d'avere davanti il tempo. Quindi siamo noi che dobbiamo costruire il futuro. Il nostro futuro è Gesù Cristo che non ci lascia soli e noi dobbiamo avere fiducia in lui. L'Avvento deve essere sentito tutti i giorni. Sentiamo la necessità di vivere il Natale tutti i giorni e non solo il 25 dicembre".

(un giovane, vicariato del Mendrisiotto)

"La cristianizzazione dell'Occidente sta anche nelle nostre mani. E la nostra coerenza in casa e attorno a noi, sul luogo di lavoro ad esempio, dev'essere una testimonianza sincera".

(un docente, vicariato del Malcantone e Vedeggio)

"E' incoraggiante per me prete, incontrare persone aperte al dialogo, magari per contraddire miei punti di vista o le posizioni stesse della chiesa e che mi spronano a sentire che la mia missione di prete è insostituibile, se si vuol tener vivo nel mondo e nel cuore umano il desiderio di Dio e di quei valori che il Vangelo propone, per una vita di serenità, di gioia e di bene, come la vuole il nostro Dio".

(un parroco, vicariato del Malcantone e Vedeggio)

"Non sono una bigotta, vivo normalmente la mia vita di sposa e di madre, la quale mi dà molta gioia. La mia attività si integra perfettamente con la mia vita. E' un modo per mantenere viva la mia fede ed un aiuto costante per la vita quotidiana".

(una mamma, sacrista in una parrocchia del Malcantone)

"La preghiera si tramuti in azione. E' la base per superare i momenti duri, perché la fede, il vangelo, la preghiera sono l'aiuto insostituibile per amare anche nei momenti di difficoltà".

(una mamma, vicariato delle Tre Valli)

"Vorremmo giungere al Duemila con uno spirito già risvegliato e attivo, pronto da offrire al Signore che, dopo averci accompagnati nei preparativi, ci precede di un poco per accoglierci più maturi, più convinti sulle realtà della nostra fede, più puri di cuore, più generosamente aperti ai fratelli".

(una mamma, vicariato del Mendrisiotto)