Programmi occupazionali Caritas Ticino
Tentare il tutto per tutto
I programmi occupazionali di Caritas Ticino inseriscono disoccupati di lunga durata cosiddetti "generici" ritenuti difficilmente collocabili.
Dal 1998 contro la disoccupazione

D
i Demetrio Zanetti


Siamo all'inizio del 1996 e ci sembra interessante e utile aprire l'anno con un bilancio dei nostri programmi occupazionali,non tanto per celebrare le nostre attività ma quanto per testimoniare le difficoltà legate a questa esperienza e di conseguenza aprire un dibattito con i lettori che ci aiuti a trovare soluzioni valide al problema della disoccupazione.

Nel 1996 il P.O. Mercatino di Caritas, sede di Lugano, compie 8 anni di esistenza e riguardando indietro quel lontano 1988 è ben visibile la strada percorsa e i cambiamenti avvenuti nella nostra struttura.

Partito con poche attività, legate al mercatino dei mobili, il P.O. di anno in anno, seguendo l'evolversi in negativo della disoccupazione - basti pensare che nel 1989 la percentuale di disoccupati nel nostro cantone era del 2% contro il7% del 1995 - é andato a connotarsi sempre più come parte integrante della realtà lavorativa del Ticino. Un'evoluzione che ha fatto si che il numero dei nostri utenti giornalieri è passato dai 14 del 1988 ai 46 del 1996 (120 posti complessivi compreso il sopraceneri). Difficoltà,si diceva, che si possono sintetizzare nel forte aumento dei tempi di gestione della struttura,con un aumento di carico amministrativo non di poco conto; nel numero minimo di operatori che seguono le attività, che fà diminuire il tempo per seguire fino in fondo i nostri utenti; nel carattere di non concorrenzialità che le attività dei P.O. devono avere e nel continuo peggioramento della domanda di occupazione nel Cantone.

Tutto questo complica sicuramente il lavoro di un operatore ma mantiene alto il tasso di motivazione e le ricerche di soluzioni adeguate ad ogni evenienza, cosiche nel 1996 arriviamo ad una struttura sempre di più simile ad un nostro ideale di impresa. Anche se, é bene ricordarlo, la nostra ricerca non va solamente nella direzione del produrre tout-cours ma tiene anche conto dei bisogni e problemi dei nostri dipendenti, nella lotta per riattivare un filo diretto con il mondo lavorativo e con la società in genere. Ed è per raggiungere questo scopertine/copo, che è poi il ricollocamento delle persone nell'ambito lavorativo, dove maggiormente concentriamo i nostri sforzi cercando di dare nei 6 mesi di durata del P.O. il maggior numero di strumenti di lavoro e di possibilità di riformazione ai nostri utenti.

Facciamo questo, prima di tutto, con la diversificazione delle attività lavorative, in modo di allargare al massimo la possibilità di formazione.

Proprio perché il P.O. è riservato a persone senza uno specifico lavorativo o a diplomati che non esercitano oramai da qualche anno la loro professione, crediamo che aumentando le opportunità di esperienze lavorative diverse, aumentiamo la professionalità del dipendente e quindi un suo più facile reinserimento nel mondo del lavoro.

Purtroppo non sempre riusciamo a raggiungere il nostro obbiettivo e la durata di soli 6 mesi del programma non ci facilita di certo il compito.

Di seguito elenchiamo le varie attività che compongono il P.O. nel 1996: - Falegnameria che dà lavoro a 5 operai, seguiti da un responsabile e che si é specializzata nella costruzione di palette da trasporto, casse per macchine industriali ma che non disdegna la costruzione e la riparazione di qualsiasi mobile;

-Restauro di mobili vecchi che dà lavoro a 4 utenti, anche qui seguiti da un tecnico, e che negli anni ha raggiunto un buon livello di professionalità e di conseguenza una clientela fedele;

-Tappezzeria che dà lavoro a 3 utenti, seguiti sempre da un operatore specializzato, che ripara e ricostruisce imbottiture di qualsiasi genere;

-Sartoria, atelier che occupa 5/6 donne e una responsabile e che produce svariati capi di abbigliamento,giochi in stoffa,materiale didattico per asili, abiti da carnevale e tutto ciò che ci viene richiesto;

-Triage abiti che dà lavoro a 2 donne che si occupano in modo autonomo dello smistamento e immagazzinaggio dei vestiti che la gente regala a Caritas, per poi rimetterli sul mercato attraverso i negozi Caritas;

-Mensa interna che occupa una persona che, autonomamen- te, gestisce il pranzo per 15/20 utenti;

-Amministrazione, nuova attività che si è sviluppata per rispondere in modo adeguato alle domande di impiego sempre più numerose di impiegati di commercio;

-Vendita, che occupa 2 persone che, dopo un breve apprendistato, gestiscono questo settore in toto, dai prezzi alla cassa;

-Lavoro interno,che occupa 3/4 persone che si occupano del ricevimento merci,del montaggio e smontaggio dei mobili,della pulizia del capannone e della sua manutenzione;

-Trasporti,che impiega 8 utenti coordinati da un operatore e che si occupano su tutto il territorio di ritiri e consegne di mobili,di piccoli traslochi e sgomberi e dello svuotamento dei containers per Texaid;

-Giardinaggio,che fà lavorare 3/4 persone seguite da un operatore al 50% specializzati nella pulitura di prati, boschi e piccoli lavori di manutenzione di giardini e nella gestione totale di un vigneto e frutteto ad Arbedo;

-Comuni, ultima attività, che vede impiegati ca.8 utenti in comuni del luganese (Lugano, Vezia, Sala Capriasca, Gandria) come supporto alle scuadre già esistenti nei lavori di manutenzione straordinari e non.

Speriamo che non vi si siano incrociati gli occhi o che il vostro cervello stia fumando ma permetteteci ancora qualche parola sul nostro P.O. e sulle sue prospettive.

Abbiamo scritto all'inizio che il ricollocamento degli utenti era e rimane il punto fondamentale del nostro lavoro anche se con il passare degli anni le difficoltà che incontriamo sono sempre più forti.Da una parte c'è il problema anzianità che nel nostro paese vuol dire che una persona al di là dei 45 anni e magari senza una specializzazione,non riesce a trovare un posto di lavoro a causa dell'alto costo di contributi che il datore di lavoro deve versare,questo fà si che un gran numero di persone con ancora una potenzialità lavorativa al 100% non abbiano più alcuna possibilità di ricollocamento,costatazione triste da fare se poi pensiamo che si vuole aumentare l'età di pensionamento.Ci domandiamo cosa ne farà la società di tutte queste persone che chiedono soltanto di continuare a lavorare e di conseguenza a consumare.

Altro grosso problema é la mancanza di professionalità nei giovani al di sotto dei 25 anni di età.Crediamo che bisogna aumentare le possibilità di formazione professionale motivando di più il giovane sull'importanza di acquisire una professione se non vogliamo creare un esercito di operai generici disoccupati ,bisogna ridare ai giovani il desiderio e l'ambizione di una professionalità specifica,perché saranno loro gli assi portanti della società di domani ed è nell'interesse di tutti che dobbiamo far di tutto per aumentare le loro motivazioni di vita.

Non spetta a noi dare soluzioni a questi quesiti,ma crediamo che dall'interno del problema certe cose si vedano meglio e ci auguriamo che il sasso gettato nello stagno possa provocare onde di tutto rispetto,in modo che tutti,dalla classe politica ai sindacati,dalla chiesa alla società civile,dalla classe padronale all'uomo della strada,tutti si diano da fare per trovare delle soluzioni adeguate prima che sia troppo tardi.

Il dibattito é aperto ...