Giovani siate cercatori di verità

Di Cristina Vonzun



Il Vescovo di Lugano, Mons. Giuseppe Torti, ha affrontato con i giovani della diocesi, in quattro incontri di catechesi svolti rispettivamente a Giubiasco, Pollegio, Lugano e Mendrisio, i contenuti del messaggio del Santo Padre per i giovani in occasione dell’anno giubilare.
L e serate, sempre molto intense, hanno visto una partecipazione tra i 100 e i 150 giovani, in un’età compresa tra i 16 e i 30 anni. Nello stile della Pastorale giovanile, sono stati i gruppigiovanili dei luoghi di accoglienza ad animare questi momenti con canti, domande, interventi filmati. Abbiamo incontrato Mons. Vescovo, per fare il punto sulla situazione.

D: Eccellenza, riprendendo il messaggio del Papa abbiamo riservat un’ attenzione particolare all’interiorità della persona come luogo in cui percepire i segni di un’apertura alla dimensione spirituale ...
R:
Quella di cercare il Signore è come una legge di natura che ogni uomo che viene al mondo ha dentro. Essa si esprime nella ricerca di quella pace che è senso della vita e che non si trova sino a quando - Agostino ci aiuta - non si riposa in Lui, cioè non ci si affida a Lui. E’ il meccanismo interiore del desiderio in un cammino voluto veramente dalla persona e guidata dal Signore.


D: Con i giovani, Lei ha parlato di "desiderio" e "bisogno". Questi concetti sembrano molto simili; pensando alla consuetudine con cui si usano certe espressioni si rischia di usarli in modo improprio. Eppure Lei ha indicato ai giovani una differenza fondamentale tra i due ...
R:
Parlando di bisogno, metto al centro me stesso, rimango dentro l’orizzonte del mio io e guardo all’altro in funzione della mia persona. Parlando di desiderio, metto invece in primo piano il fatto che l’importanza di un oggetto o di una persona non deriva da me, ma è dentro lo stesso oggetto, è dentro la stessa persona. Dovremmo pensare, per esempio, al rapporto interpersonale e cercare di cogliere questa differenza nello stare assieme: sto assieme per appagare esigenze personali - e allora cado nella prospettiva del bisogno - o sto assieme per incontrare l’altro - è la prospettiva del desiderio. Per questo si dice che il bisogno "spinge", ma il desiderio "attira". Questo porta a due modi ben diversi di impostare la vita, secondo i passaggi di crescita. Dalla logica dei premi e delle punizioni (lo faccio perché mi conviene), alla logica della bellezza (lo faccio, perché ne vale la pena: perché scopertine/copro che c’è qualcosa di più grande di me che mi attrae)

D: Vale la pena approfondire questo discorso con i ragazzi. Tuttavia rischiamo di restare su un piano un po’ astratto ... non è più consueto fare l’altra esperienza, quella di vivere determinati dai soli bisogni?
R:
Non sappiamo più, per esempio, cosa sia vivere "il silenzio" dal quale nasce e cresce l’illuminazione su valori che oggi, o sono misconosciuti, o sono emarginati, o sono addirittura irrisi. Parlo di valori interiori alla nostra persona che poi si manifestano nelle scelte che facciamo. Non siamo fatti solo di materialità. Quando un ragazzo, un giovane (anche un po’ più avanti negli anni), capisce che è carente nella dimensione spirituale, se riflette (e dobbiamo imparare a riflettere) deve porsi il problema: ma io, sono completo o sono incompleto? Vanifico i miei giorni o li arricchisco attraverso un cammino nuovo di vita che non disprezza e abolisce tutto quanto mi circonda, ma piuttosto lo analizza e valuta in maniera oggettiva.
In tanta gente si constata, per esempio, la scontentezza, la noia, la ricerca di soddisfazione in cose effimere che non meritano tutto l’accento che gli viene dato. L’idolatria, ad esempio, nella quale ci si immerge, per cui siamo sempre davanti a degli idolotti che non valgono nulla, ma che assurgono a realtà "fondamentali" nella vita di oggi.


D: Nel parlare di dimensione spirituale c’è un po’ il pericolo di venire fraintesi oppure di affermare Gesù Cristo incarnato e poi in fondo in fondo di rifugiarci in una sorta di credenza spiritualistica ...
R:
Di forme di fuga nello spirituale oggi ce ne possono essere tante. La New-age, è un esempio. In fondo subdolamente non vuole definirsi e se si definisce lo fa in maniera talmente variata che l’una corrente sembra l’opposto dell’altra. Che cosa dobbiamo fare noi di fronte a questa realtà che sovente è contrabbandata come "la grande scopertine/coperta", ma che io dico "il grande fallimento dell’oggi"?.
In questa situazione è livellato anche il messaggio di Cristo e soprattutto si offusca la verità della persona di Cristo. Questo capita anche a noi cristiani che qualche volta facciamo diventare birilli i veri valori e anche Cristo lo mettiamo lì come un birillo tra i tanti ("a me va bene Cristo, a un altro va bene un altro tizio, ad un altro ancora va bene solo questo o quell’aspetto di Cristo).
La vera spiritualità è la comunione di conoscenza a Cristo, così come lo ha testimoniato nella sua esperienza di incontro diretto Giovanni Evangelista: Gesù è il Verbo della Vita, ossia è la chiave della Vita, è la parola vivente che porta in noi la vita da vivere sul serio.
Egli è colui che orienta tutte le nostre strade. Evidentemente non le percorriamo "sull’ovatta"; qualche volta dobbiamo fare delle scalate e qualche volta possiamo anche inciampare. Ma quello che conta - e che si potrebbe ripetere all’infinito - è che Cristo ha il primo posto nella mia vita anche se sono un povero peccatore. Quel che conta è Lui che, nonostante me e nonostante tutto quello che posso dimostrare della mia fragilità o peccabilità, mi ama, e amandomi mi perdona.

D: L’ultimo tema delle catechesi affrontate con i giovani, riguarda l’impegno del cristiano nel mondo.
R:
Il tipo d’impegno può essere diverso a seconda delle caratteristiche individuali di ogni uomo. C’è chi è spinto in una direzione e chi in un’altra, ma ci sono dei punti e dei riferimenti fermi, per esempio, la vocazione alla socialità. Il cristiano non può ritenersi "un’isola" e quindi il cristianesimo è l’oppositore più forte e più efficace contro gli individualismi che sono radicati nella nostra persona. Darsi agli altri e condividere è il segno vivo e vero di un cristiano che tenta di abbracciare Cristo nel fratello.
Vorrei toccare un altro tasto che forse è un po’ delicato: un giovane cristiano non può esimersi (e purtroppo oggi vi assistiamo) dall’interesse politico per le nostre comunità. È un dovere collaborare perché la società migliori anche attraverso quell’interesse che devo far nascere dentro di me, così come Cristo nel mistero dell’incarnazione si è chinato ed ha assunto la storia molto materiale della nostra umanità.
Dobbiamo amare la nostra società perché la nostra vocazione è di stare e crescere con e in una comunità, portando in essa il lievito della fede.