Quale futuro in Ticino per i SENZA LAVORO?
In merito alle drastiche riduzioni dei programmi occupazionali

Di Giovanni Pellegri



L'Ufficio Cantonale del Lavoro ha comunicato che i programmi occupazionali (PO) e i corsi per i disoccupati per l’anno 2000 saranno circa dimezzati in Ticino. È una conseguenza derivata dall’attuale 
calo della disoccupazione ma che rischia, se non valutata adeguatamente, di lasciare senza un giusto sostegno parecchie persone che, indipendentemente dai tassi di disoccupazione, resteranno sempre 
escluse dal mondo del lavoro. I tagli effettuati lo scorso anno ci hanno dimostrato che non sono state fatte delle "attente valutazioni", ma riduzioni lineari fra i diversi organizzatori. Inoltre, sebbene fosse 
in atto una riduzione di posti, sono nati nuovi organizzatori. Ora, tra poche settimane assisteremo ad una nuova e sostanziale riduzione. Caritas Ticino ha già più volte espresso la sua preoccupazione perché
se non vi sarà un’approfondita valutazione e selezione delle iniziative nate con i finanziamenti della legge disoccupazione, si smantelleranno attività più significative di altre per l’accoglienza delle persone escluse 
definitivamente dal mercato del lavoro.


Attività produttive o attività assistenziali?

Per alcuni anni i finanziamenti della legge disoccupazione (LADI) sono stati distribuiti a pioggia su tutti gli organizzatori che proponevano attività nel campo della disoccupazione, favorendo lo sviluppo di iniziative che offrivano simpatiche attività ai disoccupati, senza però una lettura sull’incidenza e integrazione socio-economica dell’attività. Adesso dovendo tagliare alcune centinaia di posti nelle misure attive, i segnali che fino ad oggi abbiamo ricevuto dagli uffici cantonali ci indicano una mancanza di indicatori politici. Le analisi di qualità sembrano essere più preoccupate ad accontentare tutti, piuttosto che a promuovere una politica sociale per gli emarginati dal mondo del lavoro.
Un’attività creata con i finanziamenti della LADI, che offre lavori occupazionali (nel senso di occupare il tempo) più consoni ad un laboratorio protetto, che non tiene conto di finalità di produzione o ritmi di lavoro, rischia quindi di essere valutata sullo stesso piano delle attività di Caritas Ticino che hanno richiesto investimenti strutturali considerevoli e che rappresentano oggi un punto di riferimento in Ticino per la gestione dei rifiuti (attività di riciclaggio).
Abbiamo sempre sostenuto che l’unica via per l’impresa sociale è l’imprenditorialità. La lotta all’esclusione deve essere svolta quindi con iniziative capaci di trasformare il sociale da una pesante palla al piede, che lo Stato deve per forza sopportare, a un elemento capace di viaggiare su binari paralleli all’economia, trasformando sempre più il sociale "assistenziale" in un elemento produttivo. È una forma di solidarietà pagante in tutti i sensi (economici, sociali, in produzione di beni e servizi). La nostra esperienza ha dimostrato che si può contare anche su chi è ritenuto solo un costo per la società, realizzando nello stesso tempo attività indispensabili al Cantone, conformi alle normative nell’ambito del riciclaggio o dell’economia ticinese.

Abbiamo sempre sostenuto che l’unica via per l’impresa sociale è l’imprenditorialità. La lotta all’esclusione deve essere svolta trasformando sempre più il sociale "assistenziale" in un elemento produttivo


La disoccupazione diminuisce, gli emarginati aumentano

Se non interverranno nuovi elementi, dopo aver incessantemente chiesto a più riprese delle valutazioni più sociali, ci troviamo davanti ad una situazione, che per una "non decisione" o per decisioni puramente numeriche, porterà alla definitiva perdita di un programma di ampie dimensioni ancora necessario alle persone che resteranno in ogni caso escluse dal mondo del lavoro. Abbiamo sempre ribadito che se la disoccupazione fosse finita davvero saremmo i primi a chiudere, o a trasformare le nostre strutture per altri bisogni sociali.
I disoccupati sono diminuiti realmente, complice la timida ripresa economica e soprattutto i cambiamenti di legge che hanno fatto pulizia di tutte quelle situazioni di disoccupazione che giacevano cronicamente all’interno delle misure LADI. Due osservazioni importanti vanno però fatte: la disoccupazione, anche quella ufficiale presentata dalle statistiche, non è finita. Spesso chi ha meno possibilità, per mancanza di formazione, o semplicemente perché ha superato una certa età, non troverà lavoro; stiamo parlando di alcune migliaia di persone in Ticino. Inoltre, seconda osservazione, molte persone escono dalla LADI senza un lavoro, tentando di trovare altre "casse" per il loro sostentamento (AI, assistenza, lavoro in nero,...). Questa deve essere letta come fenomeno sociale globale e non a compartimenti stagni. Sono solo specchietti per allodole i proclami di vittoria che affermano che la situazione occupazionale del Cantone va meglio, quando il tasso occupazionale è in costante diminuzione e i disoccupati in assistenza sono in aumento.


Se non vi sarà un’approfondita valutazione e selezione delle iniziative nate con i finanziamenti della legge disoccupazione, si smantelleranno attività più significative di altre per l’accoglienza delle persone escluse definitivamente dal mercato del lavoro


Una lettera a due Consiglieri di Stato

Caritas Ticino, nel suo percorso di attenzione alle persone con difficoltà sociali, economiche, personali, sta sperimentando all’interno del PO Mercatino la presenza di due "categorie" di persone disoccupate: quelle iscritte alla disoccupazione e quelle in assistenza. La collaborazione tra due dipartimenti e uffici competenti, come l’Ufficio del lavoro e L’Ufficio del sostegno sociale e dell’inserimento, sono quindi indispensabili. L’accompagnamento di persone con difficoltà d’inserimento nel mercato del lavoro, ma che possono continuare ad esprimere valenze produttive anche se ridotte, richiedono collaborazioni di normative, di servizi, di interessi e una conseguente integrazione tra normative e strumenti. Di fatto, stiamo costruendo un ponte tra due servizi separati, ma che si occupano dello stesso problema (disoccupazione di lunga durata).
Per questo motivo abbiamo scritto lo scorso mese di agosto all’on. Marina Masoni e all’on. Patrizia Pesenti chiedendo una lettura più complessa della situazione dei senza lavoro in Ticino. Il dialogo è ancora aperto, ma le prime risposte non ci permettono di intravedere soluzioni interessanti per il futuro delle attività, almeno fino a quando non si terrà conto di valutazioni complessive e congiunte tra LADI e LAS (legge assistenza) e delle opportunità di attività lavorative ed economiche per il Ticino da offrire agli esclusi dal mondo del lavoro.
Crediamo che dopo 11 anni di esperienza nel campo dei programmi LADI e molti di più nella lotta all’esclusione in generale, sia al quanto riduttivo una lettura tecnica del problema dei senza lavoro, senza proporre prospettive future. È deludente che non si cerchi di aprire un dialogo più ampio tra due dipartimenti che si occupano dello stesso problema (disoccupazione di lunga durata) tentando di utilizzare strumenti oggi presenti sul nostro territorio capaci di offrire attività produttive ai senza lavoro. L’impostazione del programma di Caritas Ticino richiede ai partecipanti puntualità, responsabilità e produttività, questo permette anche di evidenziare quello che a volte è solo apparentemente un problema occupazionale. Spesso la mancanza di lavoro è solo l’ultimo di una serie di problemi personali o familiari.


Una decisione in ritardo

La pianificazione dei posti nei PO per l’anno 2000 saranno comunicate dall’Ufficio Cantonale del Lavoro verso metà dicembre (!!). È veramente difficile impostare un discorso sociale imprenditoriale con questi presupposti. È un fatto che pone già qualche problema a chi svolge attività senza valenze economiche, ma assolutamente inaccettabile per chi deve gestire delle aziende di grosse dimensioni con scambi commerciali e pianificazioni delle produzioni. Non stiamo attuando attività del tipo "mettere nel fiume i sassi asciutti e tirare fuori quelli bagnati", che possono anche essere ridotte in tre giorni senza nessun problema. Le nostre attività collaborano con il Dipartimento del Territorio, un centinaio di comuni ticinesi, la FOFT (alla quale assicuriamo mezzo milione di fatturato), la Fondazione svizzera dei rifiuti, l’associazione degli importatori della burotica, la DRISA (che attraverso Caritas Ticino ha il mandato di occuparsi di tutti i rifiuti della burotica del Ticino), Texaid (lavoriamo 1000 tonnellate di tessili) i principali enti di smaltimento del Ticino e tante altre ditte. Le nostre attività produttive richiedono una lettura imprenditoriale e non possono essere ripensate in due settimane per sottostare alle pianificazioni del Cantone.
Quale futuro per questo tipo di lavoro sociale in Ticino?

Un PO utile e anche indispensabile

Per 11 anni Caritas Ticino ha offerto attraverso il programma occupazionale "Mercatino" attività lavorative produttive a circa duemila persone con problematiche di inefficienza, di non concorrenzialità, di malattia, di invalidità accertata e inoltre spesso senza qualifica. Questa esperienza ci permette di affermare che la ripresa della produttività della persona attraverso attività con valenza economica di mercato o attività socialmente utili, offrono percorsi idonei e periodi formativi/lavorativi, di accompagnamento e un’integrazione socio-lavorativa più che positiva. Le attività proposte dal programma di Caritas Ticino hanno valenze sociali non indifferenti, con attività di produzione di beni e servizi che sono diventate significativa all’interno dell’economia ticinese. Il Programma Mercatino si situa tra i principali produttori orticoli in Ticino e il principale smaltitore di frigoriferi, rifiuti elettronici e tessili del Cantone. La produzione orticola e le attività di riciclaggio sono ormai un riferimento per istituzioni territoriali (Comuni, Dipartimento Ambiente e Associazione produttori) così come sono una risposta a nuove istanze e normative sul recupero e riciclaggio di beni di consumo soggetti a trattamenti di smaltimento "speciale".
Durante il 1998 il 45% di coloro che ha ultimato il progetto ha ritrovato lavoro.
Una lettura sbagliata della situazione dei senza lavoro in Ticino porterebbe all’inevitabile chiusura di tutte queste attività, senza nessuna prospettiva futura di accompagnamento delle migliaia di persone escluse in modo definitivo dal mercato del lavoro.


Il sociale produttivo permette un reinserimento

Il lavoro rappresenta uno dei principali mezzi di espressione dell’identità sociale. L’integrazione professionale di persone escluse da parecchio tempo dal mondo del lavoro non deve quindi differire da quella presente in un normale posto di lavoro. Di conseguenza gli aspetti umani, commerciali, tecnici e economici diventano fattori di integrazione nella misura in cui essi sono un confronto costante degli obblighi e delle sfide di ognuno. La responsabilizzazione attraverso attività produttive, inserite nel mercato, costituisce quindi il primo passo per un futuro ricollocamento.
La finalità delle attività orticole o di riciclaggio è identica : proporre dei lavori credibili, con una produttività e un’utilità visibili, affinché l’utente che partecipa al PO, possa riscoprire il valore delle sue capacità lavorative confrontandosi allo stesso tempo con i requisiti indispensabili a trovare un posto di lavoro (produttività, affidabilità, flessibilità, puntualità). Questo si è tradotto nel ’98 con la lavorazione di 1’000 tonnellate di tessili; il frazionamento di 153 tonnellate di rifiuti elettronici e 150 pezzi di grandi elettrodomestici, lo smaltimento di 4’035 frigoriferi (recupero del freon e dell’olio e frazionamento della carcassa) e il recupero di diverse tonnellate di mobili e altri oggetti. Le attività orticole hanno permesso la produzione di 170 t di pomodori, 110’000 pezzi di cetrioli, 30 t di melanzane, 6,5 t di fagiolini e altre verdure in quantità minori.