L'omelia di Mons. Giuseppe Torti per i funerali di Margherita Corecco
mamma del Vescovo Eugenio, ad Airolo (11.6.97)



Lunedì scorso, 9 giugno, mamma Margherita si è incontrata definitivamente con il suo Signore e con suo figlio, il suo e nostro Vescovo Eugenio. Da tempo aspettava e sospirava questo incontro. Tutta la sua vita è stata una tensione dì fede verso il Signore e una tensione di affetto materno e meraviglioso con il figlio Vescovo. Sappiamo poco, data la sua modestia, di mamma Margherita; ma ne sappiamo abbastanza per ammirarla come la donna forte, che ha affrontato tutte le prove dolorose della vita, da maestra esemplare ed efficace di chi ha avuto la fortuna di conoscerla e di amarla.

Una via della croce culminata nel Calvario di lunghi mesi, segnati profondamente dalla sofferenza, accompagnata in certi momenti dalla speranza della guarigione. Purtroppo le cadute del figlio sotto la croce e il loro abbraccio sulla via del Calvario l'hanno portata fino agli ultimi giorni del febbraio 1995, vissuti accanto al letto del Vescovo Eugenio, dove, silenziosa, gli parlava con lo sguardo e con la stretta delle loro mani, unite insieme dalla corona del rosario.

Madre di dolore: nel silenzio, china davanti al figlio crocifisso, che dava alla Diocesi il grande dono dei suoi meriti di fede, di esempio e di speranza nella risurrezione. Ha affrontato l'eternità sull'esempio del figlio, che gli ha tracciato la strada e le è stato maestro nella sofferenza, anche se lei, prima, aveva dato al Vescovo Eugenio lezioni di vita e di fede. La sofferenza del Vescovo Eugenio è stata per noi tutti una scuola: di fede, di speranza, di amore. E' stata la sua eredità più preziosa. Riascoltiamo un passaggio di quella sublime testimonianza, da lui resa a Trevano nel tardo pomeriggio della domenica 27 novembre 1994. Queste le sue parole:

"Accettare la malattia è la condizione perché possa diventare segno profetico, momento nel quale superiamo le tentazioni che abbiamo dentro nel corso di tutta la vita, perché possiamo capire che è una grazia, in quanto ci cambia interiormente. L'accettazione è il presupposto che dobbiamo avere dentro di noi, che il Signore ci può dare come grazia, perché da soli non possiamo realizzarla totalmente. La prima cosa che dobbiamo fare quando siamo malati è quella di accettare la situazione davanti al Signore, per lasciare che questa situazione nuova della nostra esistenza esplichi tutti gli effetti benefici, tutte le conseguenze benefiche, che magari il mondo non condivide". Ho sempre visto in mamma Margherita, la mamma del sacerdote e le ho voluto bene. Lei sentiva il mio incondizionato affetto anche se gli incontri non sono stati frequenti. Incontri che si realizzavano nel guardarci amorevolmente negli occhi. Lei, anche senza parlare, mi diceva tutto il suo affetto per colui che ha sempre amato e che ama sempre di più: suo figlio Eugenio. Avremmo dovuto incontrarci sul suo monte alla fine di questo mese: invece il nostro incontro avvìene sulla montagna beata del Signore. La incontro quotidianamente, ancora di più, nel pensiero, nel rispetto, nella venerazione e le affido in questo momento anche la mia missione di Vescovo. Si è congiunta ad Eugenio e sono sicuro che con lui continuerà a pregare per me. Per i nostri sacerdoti, per tutto quanto ad Eugenio stava a cuore. In questo momento, al grazie riconoscente della figlia Stefania alla mamma amata, di Roland e di tutti i familiari, si aggiunge, nella mia persona, la riconoscenza della Chiesa locale, della nostra Diocesi, per il dono, non ancora del tutto scoperto, che ha fatto a noi del figlio, Vescovo della nostra Chiesa. Cara mamma Margherita ti assicuro che come Eugenio è indimenticabile, anche tu con lui ci sarai sempre presente; a te e a lui faremo appello, invocando la vostra intercessione presso Gesù, perché ci avvolga nel suo amore e nella sua misericordia. Anche la tua luce non si spegnerà.