Eliminiamo i nostri rifiuti tecnologici in Svizzera, senza regalarli ai poveri
Terzo mondo: nuova pattumiera creata dal buonismo tecnologico

Di Giovanni Pellegri


Sappiamo tutti che la vita media di un computer è molto ridotta, il PC che compriamo oggi e che riteniamo essere l’ultimo gioiello tecnologico, nello spazio di pochi mesi è declassato da macchine più rapide, efficienti ed equipaggiate con i nuovi sistemi operativi. L’ultimo processore, di cui andavamo fieri, diventa nello spazio di pochi anni solo un obsoleto ammasso di circuiti elettrici, non compatibile con i nuovi sistemi operativi. Chi utilizza un PC è così obbligato ad aggiornarsi, l’alternativa è l’impossibilità di comunicare e lavorare con gli altri. Che cosa possiamo fare con le nostre vecchie macchine? Per un po’ stanno in cantina, e poi? C’è chi prova a pubblicare annunci nelle rubriche dell’usato, ma normalmente solo la frase “regalo PC comperato nel 1998 ancora funzionante e in buono stato” permette il passaggio della vecchia macchina dalla mia cantina al solaio di qualcun altro. Anche ai Mercatini di Caritas Ticino riceviamo ogni giorno vecchi PC ancora funzionanti. Ci vengono regalati da persone che, in buona fede, credono che il loro vecchio PC possa avere una seconda vita, per esempio, donandolo ad un istituto per bambini andicappati, o nei paesi poveri.


A queste persone gli operatori di Caritas Ticino spiegano che il PC sarà semplicemente distrutto, fatto a pezzi in Ticino, secondo le normative cantonali e federali. Le parti inquinanti seguiranno vie di smaltimento specifiche, i metalli pesanti contenuti nei circuiti elettrici saranno recuperati e le altre parti (plastiche, vetro,...) smaltiti nei centri specializzati. Non ci sono altre possibilità, il nostro vecchio PC non è in grado di trasformarsi in un gioiello della tecnologia moderna semplicemente cambiando latitudine o mutarsi in un’interessante macchina nelle mani di un andicappato. Ciò che è obsoleto per noi, lo è anche per gli altri, con la differenza che i nostri paesi possiedono la tecnologia per smaltire i rifiuti tecnologici, i paesi poveri no. Il nostro vecchio PC regalato a “scopo umanitario”, dopo poco tempo, finisce in una fossa qualsiasi nelle foreste dell’Asia o dell’Africa. Non possiamo spacciare per un gesto di generosità la spedizione dei nostri rifiuti tecnologici nel Terzo Mondo, spedizione che nemmeno dal punto di vista economico si rivela essere interessante.
Non l’esportazione, ma lo smaltimento in SvizzeraIl nostro lavoro nell’ambito del riciclaggio si pone quindi su tutt’altro piano. Abbiamo infatti sviluppato da ormai 14 anni all’interno del progetto Mercatino, delle attività industriali di riciclaggio in stretto contatto con gli enti di smaltimento presenti sul territorio, con ditte, uffici e commercianti, fornendo risposte precise per la gestione di alcuni rifiuti all’interno delle normative federali e cantonali. Concretamente ci occupiamo in collaborazione con due partner commerciali (DRISA e Flückiger) dello smaltimento di quasi la totalità dei rifiuti elettrici ed elettronici (circa 500’000 kg di rifiuti all’anno) e dei frigoriferi (3-4000 pezzi all’anno) del Cantone Ticino. Questo avviene con precisi accordi con enti ufficiali di smaltimento, riconoscimenti da parte delle organizzazioni ufficiali (SWICO, SENS) e autorizzazioni da parte delle normative federali e del Dipartimento del Territorio. Abbiamo sempre evitato di trasformare i nostri progetti in luoghi dove da tre computer rotti se ne costruisse uno più o meno funzionante o che da qualche rifiuto buono solo per la discarica proponessimo percorsi di valorizzazione artistica. Non è infatti il nostro compito. Il costo reale del nuovo computer ricostruito da quelli rotti non è infatti in nessun modo giustificabile da nessuna economia e nemmeno da nessun principio ecologico. Forse se qualcuno crede che sia ancora possibile “salvare” vecchi PC dalla discarica, come avviene in alcuni progetti occupazionali, lo fa solamente perché non tiene conto dei cospicui sussidi che riceve dal Cantone o dalla Confederazione. Il costo reale di quell’apparecchio è sicuramente superiore all’ultimo modello presente sul mercato. Ciò che è rotto, vecchio od obsoleto va smaltito in tempi brevissimi, recuperando tutto quello che ha valore, come le fonti esauribili dei metalli (platino, oro, argento, rame..) e smaltendo con attenzione le parti inquinanti.

Un esempio disastroso di esportazione di vecchi PC

Due gruppi ambientalisti americani, Basel Action Network e Silicon Valley Toxics hanno recentemente pubblicato un rapporto che afferma che dal 50 all’80 per cento dei rifiuti elettronici degli Stati americani dell’Ovest sono caricati sui container di navi in partenza per l’Asia (Sopratutto India e Cina) , dove i costi di smaltimento sono nettamente più bassi e le leggi ambientali meno severe. Non si tratta di progetti di sostegno, ma di un commercio di rifiuti tossici che i consumatori hanno deciso di gettare. Il rapporto delle due associazioni fa per esempio riferimento alla discarica cinese di Guiyu, che raccoglie soprattutto monitor e stampanti. I lavoratori di Guiyu usano strumenti di lavoro rudimentali per estrarre componenti destinate a essere rivendute: “Un’impressionante quantità di rifiuti elettronici non viene riciclata ma viene semplicemente abbandonata all’aperto nei campi, sulle rive dei fiumi, negli stagni, nelle paludi, nei fiumi e nei canali di irrigazione”. A lavorare senza nessuna precauzione vi sono donne, uomini e bambini. Ridimensioniamo quindi la nostra generosità: non regaliamo ai paesi poveri i nostri vecchi PC ma distruggiamoli in Svizzera e senza timore.


Il riciclaggio crea lavoroPartendo da queste analisi ci siamo quindi orientati verso proposte di riciclaggio che tenessero conto dell’analisi economiche ed ecologiche. Questa operazione ha permesso di creare delle piattaforme di riciclaggio in Ticino che offrono non soltanto la corretta gestione dei rifiuti, ma anche lavoro per persone disoccupate. Ogni anno infatti diamo lavoro a 3-400 persone disoccupate, di cui un centinaio beneficia di prestazioni assistenziali. Si tratta quindi di progetti sociali, che però hanno come prima preoccupazione quella di inserire le persone dentro un discorso sociale, economico ed ecologico. Abbiamo sempre ritenuto sbagliato offrire alle persone solo “una bella esperienza creativa” quando di fatto stiamo affrontando problematiche economiche, di mancanza di lavoro, di reinserimento delle persone dentro i cicli produttivi. Per questo motivo non abbiamo mai potuto slegare sociale ed economia.  Sarebbe ugualmente sbagliato svolgere attività non produttive o palliative solo perché sussidiate dal Cantone o dalla Confederazione.
Altri aspetti legati al recupero più artigianale o artistico dei rifiuti appartengano essenzialmente ad un discorso di élite, di pochi e bravi artisti, o di atelier che non hanno nessuna preoccupazione d’ordine economico, ecologico e produttivo. Non crediamo utile offrire a delle persone che hanno serie difficoltà ad inserirsi nel mercato del lavoro, attività creative che non permettano di guadagnare la pagnotta.
 
Infine per quanto riguarda il legame tra le nostre società ricche, che producono rifiuti, e i paesi poveri che sono magari costretti a sopravvivere rilavorando una parte dei nostri rifiuti, abbiamo più volte preso posizione sulla nostra rivista su come sia spesso e purtroppo sbagliato inviare i nostri rifiuti (PC, biciclette, vestiti) nei paesi poveri.  Fatte le dovute somme questi invii generici si rivelano spesso inutili. Anche in questo caso se non vengono applicati dei criteri strettissimi di selezione del materiale da inviare l’operazione presenta dei costi astronomici per interventi che non incideranno in nessun modo sullo sviluppo economico degli interessati.

Che cosa fare con i nostri rifiuti tecnologici

In Svizzera dal 1998 è in vigore l’ordinanza per la restituzione e lo smaltimento degli apparecchi elettrici ed elettronici (ORSAE). Questa ordinanza di fatto regola la via di smaltimento di PC, televisori e tutti gli altri apparecchi elettrici ed elettronici. La rete di ripresa e riciclaggio è organizzata dall’associazione economica SWICO e dalla SENS, Fondazione per la gestione e il recupero dei rifiuti in Svizzera. In pratica la soluzione adottata in Svizzera prevede il finanziamento delle spese di recupero e smaltimento tramite una tassa di riciclaggio anticipata (TRA) compresa al momento dell’acquisto degli apparecchi nuovi. La TRA è in fase di introduzione progressiva ai differenti apparecchi elettrici ed elettronici. Nel 2002 è già prevista la ripresa gratuita degli apparecchi appartenenti alla categoria della burotica, della tecnica dell’informazione e della comunicazione, dell’elettronica di intrattenimento e degli apparecchi dell’industria grafica (la lista è consultabile al sito www.swico.ch e www.sens.ch, le informazioni sulle disposizioni in vigore sono invece consultabili al sito www.buwal.ch/abfall/i/elektronikschrott.htm). Attualmente solo i piccoli e grossi elettrodomestici (per esempio asciugacapelli, frullatori, lavastoviglie, lavatrici) sono ancora soggetti a pagamento. A partire dal 1° gennaio 2003 è prevista l’introduzione della TAR anche su questi apparecchi, da quella data sarà possibile consegnare gratuitamente tutti i rifiuti elettrici ed elettronici. In Ticino la rete di ripresa è organizzata attraverso alcuni centri ufficiali di recupero SENS/SWICO come per esempio le tre sedi del Mercatino di Caritas Ticino di Pollegio, Giubiasco e Lugano. I vecchi apparecchi possono essere anche riconsegnati ai commercianti e rivenditori. La prima fase di smaltimento è svolta a Pollegio all’interno del programma di reinserimento per persone disoccupate di Caritas Ticino. Attualmente nella nostra sede di Pollegio riceviamo 500’000 chili di rifiuti elettrici ed elettronici raccolti in Ticino e le quantità sono in costante aumento.