I soldi dei POVERI per fare Caritas Insieme?

Di Roby Noris




Un collega in vacanza in un bel paesino di montagna in Ticino torna un po’ abbacchiato perché, svelata la sua identità di collaboratore di Caritas Ticino, dagli indigeni ne ha sentite di tutti i colori su Caritas Insieme: non daremo più un soldo a Caritas Ticino che spende i soldi dei poveri per una rivista di lusso, per far televisione e adesso persino anche la radio. Radio Fiume Ticino del Sopraceneri che ospita il giovedì "Caritas Insieme in Radio", e che raggiunge con le sue onde il paesello in questione. Il povero collega si è persino riportato a casa alcuni pacchi di vecchi numeri della rivista Caritas Insieme abbandonate in fondo alla chiesa del villaggio. Come spesso succede, sono sicuramente reazioni indotte da un bel mucchio di pregiudizi, di ignoranza, di luoghi comuni.
Considerato però che a pensarla così, sull’informazione di Caritas Ticino, non sono in molti ma comunque sempre troppi, visto che si tratta di falsità che denigrano un lavoro serio finalizzato solo a "dar voce alla solidarietà e alla vita ecclesiale", provo per l’ennesima volta a spiegare alcuni meccanismi elementari del finanziamento della nostra informazione televisiva e stampata Caritas Insieme.
Doveroso ricordare che la svolta per un’informazione agguerrita, Caritas Ticino l’ha fatta sulla base di una semplice costatazione spesso dimenticata: è finita l’epoca in cui un’organizzazione "socio-assistenziale" o umanitaria, di matrice religiosa o non, possa contare sull’appoggio del pubblico solo perché ha un buon nome, conosciuto e radicato nella tradizione solidale del Ticino, come di qualunque angolo del mondo. Il villaggio globale, un po’ più grande di quello delle vacanze del mio collega, consuma quantità industriali di informazioni, modificando velocemente l’ordine delle priorità, i giudizi e le forme di coinvolgimento e di partecipazione dei suoi abitanti. Oggi insomma bisogna rendere ragione di ciò che si fa se si vuole il consenso e il sostegno di un pubblico sempre più informato e sempre più desideroso di capire perché dovrebbe credere e sostenere una cosa e non un’altra. Inutile piagnucolare nostalgicamente sulla mancanza di solidarietà quando semplicemente sono cambiati i parametri di valutazione e il grande pubblico può sostenere incondizionatamente un'a- zione umanitaria ignorandone completamente un’altra validissima solo perché della prima sono arrivate le informazioni giuste al momento giusto. La prima azione indipendentemente dalla sua validità ha venduto meglio il suo prodotto a un pubblico sempre più agguerrito che chiede di comprare il meglio: chiamatelo marketing o come volete ma le organizzazioni che hanno bisogno del sostegno libero della gente, o capiscono questi meccanismi elementari o falliscono. Badate bene che non falliscono perché non sanno fare un buon lavoro ma solo perché non sanno venderlo.
Quindi facciamo Caritas Insieme perché altrimente fra qualche anno potremmo essere costretti a chiudere tutta Caritas Ticino e non il suo settore informativo. Ma veniamo alle accuse di sperperare il denaro destinato ai poveri per fare Caritas Insieme. Cominciamo con la rivista. Una copertine/copia della rivista costa circa un franco, l’abbonamento è venti franchi per sei numeri e moltissimi sostenitori inviano ben più di questa cifra, ovviamente a sostegno di tutta l’attività. Purtroppo anche coloro che "dimenticano" di pagare l’abbonamento, ma nonostante questo le entrate della rivista superano largamente i costi.
Quanto alla veste lussuosa che può dar fastidio a qualche pauperista-terzomondista-ecologista, bisogna considerare che la carta reciclata, costa più di quella normale patinata, richiede un mucchio di energia per essere prodotta e salva più la cattiva coscienza di noi ricchi del nord che le foreste del terzo mondo. Non voglio misconoscere il valore indubbio di un’attenzione seria alla protezione dell’ambiente, e di una lotta allo spreco, ma credo più in una lotta fatta a livello di informazione a tutto campo con la possibilità di impatto sul grande pubblico che a nostalgiche scelte sentimentali sul tipo di carta o di stampa per dar una bella immagine di povertà. Potremmo fare una rivista più povera nella forma - come era una volta del resto e costava grossomodo come quella attuale - ottenendo come unico risultato di essere più brutta, meno sfogliata, meno letta, quindi meno sostenuta anche finanziariamente. Siccome l’obiettivo è invece quello di diffondere idee, riflessioni e testimonianze il più possibile, finché riusciremo, senza sprechi faremo Caritas Insieme il più accattivante possibile.
E veniamo ai media elettronici. Cominciamo dalla radio. Radio Fiume Ticino ci offre gratuitamente uno spazio di un quarto d’ora settimanale che a noi costa dalle due alle quattro ore di lavoro per una o due persone. Tenuto conto che utilizziamo, secondo il sano principio delle sinergie per evitare sprechi, interviste, testimonianze e incontri che già realizziamo per Caritas Insieme TV, l’investimento è ben poca cosa, a maggior ragione se si tiene conto del pubblico radiofonico che possiamo raggiungere.
E ora la famigerata TV chissà cosa costa! Evidentemente anche a Caritas Ticino la TV gratis non riusciamo a farla, ma con attenzione siamo riusciti piano piano in questi cinque anni a costruirci un’infrastruttura tecnica di base comperando macchinari usati, o in azione, spendendo quello che le televisioni normali cosiderano spese diverse trascurabili. Ma il vero segreto sta nella forza del nostro volontariato soprattutto interno: come accennavo anche nell’editoriale dedicato a questo tema, la maggior parte dei nostri operatori televisivi sono di fatto impiegati nei diversi settori di attività di Caritas Ticino e solo temporaneamente fanno televisione ritrovando tutto il loro lavoro in ufficio che li aspetta. È soprattutto questo volontariato interno che permette di realizzare Caritas Insieme senza avere un costo stipendi altrimenti insostenibile.
E poi ci sono forme di finanziamento indiretto importantissime. Non abbiamo ancora sponsorizzazioni o finanziamenti diretti per la nostra produzione televisiva ma grazie alle nostre conoscenze e all’infrastruttura tecnica riusciamo a realizzare prodotti televisivi che indirettamente ci permettono di sostenere finanziariamente Caritas Insieme TV. Alcuni esempi. L’Ufficio Federale per l’Uguaglianza quest’anno ha finanziato il nostro progetto Sigrid Undset sulla parità professionale tra donne e uomini, un progetto di informazione soprattutto televisivo, con la cifra ragguardevole di Fr.140’000.--. Quest’estate abbiamo realizzato un documentario sulla presenza cattolica in Siberia che andrà in onda sulla TSI in dicembre; pagatoci 25’000.-- non è costato nulla in stipendi perché le due settimane dei due operatori sono state le loro vacanze. Vacanze alternative come quelle a Oslo per realizzare un altro documentario, questa volta per Caritas Insieme, sul cinquantesimo della morte della scrittrice norvegese Sigrid Undset, l’eroina del nostro progetto "donna". Un altro esempio di finanziamento sono altre piccole realizzazioni televisive per terzi come un recentissimo spot per un’organizzazione amica al prezzo specialissimo di Fr. 5’000.-. E’ evidente che queste entrate non ci sarebbero se non ci fosse Caritas Insieme TV, non c’erano prima, e cadrebbero se interrompessimo la produzione televisiva. Nulla a che vedere quindi con i soldi per i poveri che continuano ad arrivare sotto altre forme, come è sempre stato.
Non usiamo quindi i soldi che ci vengono dati per i poveri, ma solo finanziamenti ad hoc oltre al nostro tempo libero e le nostre vacanze che credo abbiamo il diritto di regalare a chi ci piace, quindi a Caritas Insieme.