Programmi occupazionali Caritas Ticino
Scommettere sull'uomo e vincere

Di Roby Noris


Il nuovo volto della rivista si presenta con una copertine/copertina dedicata ai programmi occupazionali di Caritas Ticino; il nostro contributo alla lotta contro la disoccupazione. Una scelta precisa che Caritas ha fatto cominciando nel 1988 con un programma occupazionale a Lugano che dava lavoro a 14 disoccupati e che oggi, con le sue 5 sedi sparse nel cantone, offre 120 posti di lavoro - a tempo pieno e a rotazione per un massimo di sei mesi - per tentare di reinserire disoccupati di lunga durata.

7,3 milioni di preventivo per il 1996 per far lavorare più di 300 persone. Una quindicina di attività che permetteranno di guadagnare circa 1,3 milioni (che andranno a diminuire i sussidi della confederazione e del cantone). Attività quindi parzialmente redditizie ma che non entrano in concorrenza con nessun privato: ogni nuova attività è concordata con l'ufficio cantonale del lavoro e si è sempre pronti ad interromperla se dovesse emergere che si sta facendo concorrenza a qualcuno, cosa che non è mai avvenuta.

Ma lo scopertine/copo di questi programmi, ribadito anche nella recente revisione della legge federale sulla disoccupazione, è il ricollocamento dei disoccupati nel mercato del lavoro e non il loro parcheggio temporaneo.

Ebbene per Caritas Ticino scegliere i disoccupati cosiddetti "generici" (senza formazione) che hanno esaurito le indennità - dal '97 purtroppo si potrà assumere solo chi ha ancora diritto alle indennità -, è una sfida particolare perché l'obiettivo del ricollocamento è sempre stato e rimane l'unico vero obiettivo, nonostante un'utenza ritenuta da tutti gli addetti ai lavori "difficilmente collocabile" o addirittura "non collocabile". Ma quante persone escono dal programma "Mercatino" con un posto di lavoro?

Nel '95 il 28% dei disoccupati ricollocabili sono usciti dai programmi Caritas Ticino con un posto di lavoro, con una variazione dal 22% al 35% fra bellinzonese e luganese. Si tratta di 43 persone che difficilmente avrebbero avuto un'altra occasione per tentare il tutto per tutto. Abbiamo scommesso sull'uomo, anche se dato per perdente e abbiamo vinto.

Certo su 43 persone uscite con un posto di lavoro dai nostri programmi ve ne sono altre 114 che non ce l'hanno fatta, almeno per ora. Ma hanno tentato con noi e portano via qualche possibilità in più per ritrovare un lavoro. E a volte le probabilità aumentano perché ci si crede e si lotta con convinzione: molte di queste persone hanno ricominciato a sperare.

Ma è bene chiarire che non abbiamo mai creduto ai programmi occupazionali come ad una soluzione del problema della disoccupazione, ma siamo convinti che possano essere un mezzo interessante per scovare quelle piccole possibilità, spesso nascoste, per ritrovare un lavoro anche a chi è difficilmente ricollocabile e per questo rischia di uscire dalle statistiche di coloro per i quali si tenta ancora qualcosa.

Bisogno guardare in faccia con coraggio a una situazione drammatica sulla quale spesso si bara: la disoccupazione è strutturale e migliaia di persone in Ticino non lavoreranno mai più se non si trovano forme di lavoro nuove e diverse da quelle che offre il mercato tradizionale: un dramma umano e sociale gigantesco con conseguenze a medio e lungo termine devastanti da tutti i punti di vista, anche quello economico.

Bisogna rivedere il concetto di lavoro, e di lavoro salariato, e battere strade nuove. Ma prima di gettare la spugna sulle possibilità di ricollocare una persona disoccupata da anni, magari ultracinquantenne senza formazione professionale particolare, bisogna tentare il tutto per tutto: i programmi devono servire solo a questo.