Il futuro è ieri: dalla rivista frammenti di storia
Carità e famiglia. Uno sguardo sulla complessità
Quando Caritas si occupa di famiglia, i fili della comunicazione si intrecciano in un vortice complesso in cui evangelizzazione confina con riforma culturale.

Di Dante Balbo


Quando in redazione abbiamo cominciato a suddividere il nostro materiale per dargli una forma più organica, adatta ad un bimestrale, è apparso subito chiaro che la famiglia era uno dei settori privilegiati del nostro intervento informativo e formativo.

La questione è diventata evidente quando ho cominciato a sfogliare le riviste degli ultimi due anni per trovarvi articoli che riguardassero più da vicino la famiglia.

Una trentina di titoli negli otto numeri precedenti sono legati infatti alla famiglia in modo diretto.

Riassumendo il contenuto di questi contributi, quattro sono gli osservatori particolari dai quali abbiamo affrontato la complessità della famiglia nella nostra società post-industriale:

1) Adozione, per riscopertine/coprire il dono reciproco di ognuno per ogni altro.

Il primo tema discende direttamente da un Servizio di Caritas Ticino, che da molti anni si occupa di adozione e che negli ultimi tempi ha rivisto la sua linea per riflettere su di sè e sulla propria vocazione nella pastorale della carità.

Il servizio Adozioni ha camminato in questi due anni agganciandosi ad un processo che già dal 1991 aveva lasciato segni sull'allora Bollettino Caritas, con un articolo di Carlo Doveri che aveva suscitato non poche reazioni di stupore, quando non di protesta vera e propria (dicembre 1991).

Il fatto è che, a forza di domande "normali", gli orfanatrofi e le strade di tutto il mondo sono pieni di bambini che a quattro o cinque anni sono già "tagliati fuori" dalla possibilità di vedere realizzato il loro diritto ad una famiglia.

Il compito del responsabile del Servizio Adozioni, dunque, in questi due anni è stato quello di approfondire i temi emersi da quel testo, per coglierne le sfumature di realtà molto ampia che richiama temi importanti come accettare la propria diversità, riconoscere la libertà del bambino di crescere secondo un progetto che ci trascende, ecc.

In articoli come "Madri si nasce non si diventa" (settembre 1994) la maternità è un modo di essere, indipendente dalla possibilità biologica di procreare.

Ma se mettere al mondo e lasciarsi dare alla luce sono due modi di descrivere un incontro che genera un essere umano nella sua autenticità, la maternità non è il fine di un'adozione, ma il modo di compiersi di questa esperienza di "generazione", come di qualsiasi altro incontro che si possa dire umano.

In "per adottare bisogna essere Vergini" (marzo 1995) l'adozione diventa il segno di un rapporto casto, cioè che non chiede nulla all'altro, ma proprio per questo, vi si può aprire liberamente.

Maria non è vergine perché ha rinunciato alla maternità, ma perché si è aperta alla maternità senza porre condizioni.

Definito con maggiore precisione, almeno ci sembra, il nostro punto di vista sulle adozioni e il loro senso nell'ottica della difesa del bambino e della famiglia aperta alla maternità e paternità, ci si è potuti dedicare a temi più pratici come in "sotto il cappello del mago" (giugno 1995) in cui si raccontava l'iter di una famiglia che cercasse di intraprendere la via dell'adozione.

Quando un evento non è noto, intorno ad esso si costruiscono le più strane fantasie. Si diceva ad esempio dei cristiani, all'inizio, che facessero strani sacrifici, forse uccidevano i bambini. Questo era dovuto al fatto che alla celebrazione dell'Eucarestia, a un certo punto, quelli che non erano battezzati, dovevano uscire. Vediamo duqnue qual è in realtà l'iter di una copertine/coppia che deve essere adottata da un bambino.

Ma essere genitori, di figli biologici o adottati, è il mestiere più difficile del mondo e allora la prospettiva di Caritas sulla famiglia si allarga all'educazione.

2) Riflessioni sull'educazione, per esercitare il nostro diritto a migliorare il mondo

Niente di meglio per presentare questo osservatorio della famiglia, che riportare un breve estratto dall'articolo di presentazione della rubrica "riflessioni sull'educazione" apparso nel marzo 1995.

In questo frammento è evidente che l'argomento "famiglia ed educazione" è un modo concreto di espressione della Carità.

...Questi temi ci sollecitano in vari modi: in primo luogo perché abbiamo sempre ritenuto che la carità non si esprime in modo estemporaneo, in alcuni atti isolati dal contesto della vita del cristiano e quindi anche la Caritas, in quanto opera diocesana, non è un'iniziativa di specialisti della carità, ma si pone coerentemente in un contesto di globalità della proposta della fede. La questione dell'educazione alla fede non ci sente quindi estranei. In secondo luogo la Caritas, da alcuni anni, sta proponendo esperienze di solidarietà indirizzate in particolare ai giovani, dove la preoccupazione educativa non è principalmente centrata sul fare, ma sull'educazione alla fede come fatto dal quale il fare deriva e diviene efficace...

Queste le ragioni fondamentali che hanno spinto la Caritas ad occuparsi di educazione, in un mondo in cui la famiglia è sollecitata da progetti educativi diversi e soprattutto lontani dall'esperienza di una fede incarnata.

Questa rubrica è solo alle sue prime battute e sicuramente offrirà spunti di dialogo sempre maggiori dalle nostre pagine future.

La famiglia si apre dunque alla prospettiva della fede, ma allora diventa urgente fondare questa apertura su elementi di insegnamento del magistero eclesiale, punto di riferimento costante di Caritas.

3) Famiglia e magistero ecclesiale, per ritrovare le nostre radici

A questo livello, il progetto editoriale di Caritas ha trovato un elemento di sostegno in un corso di morale sessuale e famigliare tenuto da Padre L. Ciccone, docente della Facoltà di teologia di Lugano, di cui stiamo pubblicando la sintesi. Ora siamo alla quarta lezione, mentre le prime tre sono servite a gettare le fondamenta di questa materia complessa e varia.

Ricordo articoli come "scusi sesso, in che senso?" (giugno 1995)

Tre sono i fenomeni che caratterizzano in sintesi questa banalizzazione:

(a) la facilità di accesso alla sessualità, che ne riduce il significato ad un problema biologico e risolvibile tecnicamente;

(b) la ricerca ossessiva di valore della sessualità, soprattutto come appagamento compensatorio delle frustrazioni personali e sociali;

(c) l'inseguimento del "meraviglioso" sessuale, come attesa spasmodica di un appagamento sessuale eccezionale, ricercato ad ogni costo.

o "Castità e pudore: servi in esilio dell'amore ferito" (dicembre 1995), che affrontano problemi come la fedeltà nella copertine/coppia e la sua necessità perché sia autentica, o la castità come un carattere della persona e dell'amore e non solo della vita consacrata.

L'amore senza castità e pudore è simile ad un'aquila a cui abbiano tagliate le ali, costringendola a razzolare nello spazio angusto di un cortile, come un tacchino.

Ma la riflessione sul magistero e sulla famiglia ha già visto sulla rivista pagine illustri come quelle dedicate al congresso tenutosi in Facoltà Teologica nel 1994 sulla famiglia alle soglie del terzo millennio ( luglio e ottobre 1994).

Il problema principale per noi cattolici è di sviluppare una pastorale in cui la famiglia diventi un soggetto consistente per l'evangelizzazione di tutti.

Vista in questo crescendo, la prospettiva sulla famiglia, sembra si espanda solo verso i vertici della cultura e della riflessione teorica, ma l'attenzione del nostro bimestrale ha nella sua storia recente qualche spunto per tornare a camminare sulla terra.

4) Famiglia, attualità ecclesiale e sociale, per marcare una presenza cristiana

L'anno internazionale della famiglia ha offerto occasioni di pubblicazioni sul tema come l'omelia di mons. Eugenio Corecco "Famiglie mi sarete testimoni" ottobre 1994), durante la giornata diocesana della famiglia.

Io credo che debba nascere un "movimento di famiglie cristiane" che intendono porsi nella Chiesa, prima di tutto, e nella società, con grande coraggio, per affermare la nostra identità in quanto famiglia, spezzando gli schemi abituali che il mondo ci propone e nei confronti dei quali siamo mentalmente subordinati.

Ma anche programmi concreti come la formazione dei fidanzati in diocesi apparsi sullo stesso numero hanno trovato spazio sulla nostra rivista.

Il discorso si potrebbe allargare a temi che confinano con altre finestre del nostro bollettino, come cultura e comunicazione o Impegno politico e sociale, ma che riguardano la famiglia da vicino.

Il congresso del Cairo sulla regolazione demografica (ottobre 1994),

La sovrappopolazione, è generalmente considerata dalle persone direttamente toccate, come un problema secondario, che non si risolve a colpi di controllo delle nsacite o di aborto, ma grazie allo sviluppo e alla formazione, particolarmente quella femminile.

aborto e sua liberalizzazione in Ticino, (luglio 1994),

Ricordo che spesso, quando si parla di interruzione di gravidanza, il bambino concepito non è tanto un bambino indesiderato, quanto piuttosto un bambino inopportuno, che giunge in una situazione famigliare o sociale difficile...

la lettera del Papa ai bambini e le loro risposte (marzo 1995),

Caro Papa,

non rattristarti, perché la notte Santa Gesù verrà ancora tra noi e ci porterà un anno nuovo, fantastico, senza guerre e miserie.

Vai avanti così e non preoccuparti. Gesù ha pregato per te e Lui ti aiuterà. E allora, su con il morale! Ti voglio tanto bene. Daniela

il reportage sulla Pro Figlia e sulle sue case (dicembre 1994)

... emerge un campo privilegiato che unisce come tre sorelle queste entità (Pro Figlia, Sì alla vita, Casa Santa Elisabetta): la famiglia, in particolare la famiglia in difficoltà e in essa la difesa della donna e della madre, che spesso, oggi come sempre, paga il prezzo del disagio e della discriminazione.

sono solo alcuni esempi della vastità del settore famiglia e della sua presenza nell'azione e nella promozione di Caritas.

Da questo punto, molto più che una idea nuova, continueremo a parlare di famiglia, sperando che le famiglie parlino sempre più con noi sulle colonne di Caritas Insieme.