Caritas Ticino e Caritas Svizzera hanno lo stesso nome ma sono realtà molto diverse, non solo nelle dimensioni e nelle attività ma anche nell'impostazione teologica-ideologica, metodologica e ecclesiale.
Così vicine così lontane

Di Roby Noris



Critas Ticino non è la succursale ticinese di Caritas Svizzera ma dipende solo dal Vescovo di Lugano, per statuti e per storia. Pur facendo parte, con altre sessanta organizzazioni, dell’associazione Caritas Svizzera di cui condivide diversi valori di fondo, differisce, talvolta profondamente, sulle linee teologico-ideologiche, sulla metodologia di intervento e sulla concezione della pastorale della carità.

Una recentissima presa di posizione ufficiale di Caritas Ticino che si distanzia da un programma di collaborazione fra le diverse Caritas (16 regionali e una nazionale) in Svizzera chiamato "Strategia della rete-Caritas 2005", è l’occasione per spiegare ai nostri lettori dove stiano le differenze fra la nostra organizzazione ticinese e le altre Caritas. Il nostro dossier comprende quattro parti: l'articolo a fianco di presentazione del quadro generale, la sintesi della presa di posizione di Caritas Ticino inviata alla Conferenza Episcopertine/copale (pag. 4-5), "Carità e accoglienza di un Altro" sul concetto di pastorale della carità nel libro "Ci ha amati per primo" di Paul Josef Cordes (pag 6-7) e, da questo libro, ampi stralci delle "21 tesi sul lavoro di Caritas".

Caritas Ticino e Caritas Svizzera: dove sta la differenza?

Il quadro non è semplice perché si tratta di differenze legate da una parte a scelte di indirizzo decise all’interno di Caritas Ticino ma dall’altra inserite in un’evoluzione storica della nostra realtà cantonale, linguistica e diocesana del tutto particolare.

Fiumi di inchiostro sono già stati versati sulla difficile scommessa elvetica della convivenza pacifica di diverse culture, e con qualche lacrima anche sulla sopravvivenza e l’autonomia di quelle in minoranza. Un po’ di tutto questo credo si possa ritrovare, fatte le debite proporzioni, nella storia dei rapporti fra Caritas Ticino nata nel ’42 e l’organizzazione umanitaria nazionale Caritas Svizzera nata all’inizio del secolo. Non si tratta quindi di scaramucce a carattere personale, fra direttori e presidenti: i problemi sono ben più profondi e legati a concezioni di fondo tanto diverse quanto legittime in una prospettiva pluralista dell’intervento socio-caritativo a carattere professionale. Non bisogna quindi spaventarsi o drammatizzare.


Identificazione errata e imbarazzante

Il pasticcio originariamente nasce da un problema di tipo strutturale irrisolvibile: la storia delle due organizzazioni è diversa e indipendente, ma il fatto di portare lo stesso nome crea inevitabilmente l’equivoco dell’identificazione. Buona parte del pubblico infatti pensa che le due Caritas siano sostanzialmente la stessa cosa come avviene per molte organizzazioni analoghe che hanno una sede centrale nazionale e delle succursali regionali. Pochi sanno invece che Caritas Ticino deve render conto del suo operato solo al Vescovo di Lugano che potrebbe anche chiuderla se non la ritenesse più utile nel quadro del suo progetto pastorale diocesano.

Evidentemente lo stesso nome Caritas usato dalle due organizzazioni, contraddice la realtà storica e statutaria di totale indipendenza delle due; la cosa però crea un certo imbarazzo solo quando queste esprimono punti di vista diversi su questioni importanti, come è già avvenuto ad esempio in due occasioni emblematiche che val la pena di ricordare per capire in che termini si ponga effettivamente il problema: l’iniziativa "gioventù senza droga e l’azione di raccolta abiti "Ridatemi i miei vestiti" in collaborazione con la Benetton. Per la questione droga Caritas Ticino con l’accordo del Vescovo prese posizione chiara a favore dell’inziativa restrittiva, in opposizione netta alla distribuzione controllata di eroina introdotta dalla politica federale. Al contrario Caritas Svizzera invece sostenne apertamente la politica federale con una presa di posizione fatta sua, anche dalla Conferenza Episcopertine/copale. Quindi un doppio imbarazzo di fronte alla copertine/copertina della nostra rivista N.4 del 1997, che d’altra parte esprimeva con coraggio e controcorrente l’unica posizione per noi concepibile in linea con quanto proclamato per anni. Evidentemente se a prendere questa posizione fosse stato uno degli altri 45 membri dell’associazione Caritas Svizzera che non portano lo stesso nome -per fare un esempio La medaglia Miracolosa Ticinese- non ci sarebbe stato proprio nessun imbarazzo. Analoga situazione si verificò anche con l’azione di sostegno a Caritas Svizzera della Benetton che noi stigmatizzammo perché finalizzata, come tutte le famose campagne del fotografo Toscani, ad attirare l’attenzione sul logo della multinazionale dell’abbigliamento, spacciandola per azione umanitaria e caritativa. In quel frangente Caritas Italiana attaccò duramente questa azione: apparve allora evidente forse per la prima volta pubblicamente che Caritas Ticino spesso è più in sintonia con le realtà italofone, anche se estere, di quanto non lo sia con quelle elvetiche e nordiche in genere. L’affinità culturale evidentemente gioca un ruolo importante. Sono storie vecchie ma emblematiche che ci hanno visto divergere pubblicamente, ma ci sono controversie, talvolta profonde, che non generano conflitti pubblici.


Pauperismo

È il caso del documento in consultazione da tempo "Quale futuro vogliamo costruire?" firmato dalla Conferenza dei vescovi svizzeri e dalla Federazione delle Chiese evangeliche a cui ha contribuito Caritas Svizzera nell'analisi economica. Noi non condividiamo questa analisi che crediamo sia pauperista e superata (vedi Rivista Caritas Insieme N.2, 1999 pag. 18 "Per un'economia sociale e un sociale economicamente redditizio" disponibile su Internet http://www.caritas-ticino.ch/Riv_9902/art09.htm).


Autonomia e marchio protetto

Fortunatamente le divergenze di questa portata non si verificano tanto spesso, ma il problema dell’autonomia delle due organizzazioni che vengono erroneamente ma inevitabilmente identificate come se si trattasse dello stesso ente, permane e preoccupa costantemente.

Per l’organizzazione nazionale la vicenda si complica ancor più di quanto avvenga per la nostra realtà locale. Per Caritas Svizzera infatti è difficile dover gestire rapporti nazionali e internazionali, studiando strategie proprie, con un’attività articolata e complessa, grossi progetti all’estero, budget da 170 milioni, sapendo che ci sono piccole Caritas regionali che in totale autonomia potrebbero anche andare in direzioni diverse compromettendo l’immagine di questa solida organizzazione nazionale. Evidentemente vale anche il contrario ma è certamente più facile per Caritas Ticino, che gioca solo sul suo territorio cantonale, correggere a livello di immagine pubblica eventuali differenze. Ripeto che questo problema è irrisolvibile e l’errore probabilmente sta nel fatto di aver creato organizzazioni totalmente indipendenti in epoche diverse chiamandole con lo stesso nome; d’altra parte si tratta del termine latino (senza h) "carità" che difficilmente potrebbe essere un marchio protetto.

Sempre per questo motivo ho sempre considerato rischioso l’uso della denominazione Caritas adottata ad esempio da gruppi parrocchiali formati da volontari con obiettivi caritativi limitati nel tempo, perché queste piccole Caritas rischiano di essere identificati in qualcosa che ha dimensioni e responsabilità completamente diverse.


"Strategia della rete-Caritas 2005": l’unione fa la forza

Con il progetto di collaborazione fra le Caritas denominato "Strategia della rete-Caritas 2005" credo che Caritas Svizzera abbia cercato, dal suo punto di vista, di salvare il salvabile valorizzando l’aspetto "dell’unione che fa la forza" anche se a detrimento di un po’ di autonomia. Come si può comprendere dalla lettura del riquadro, che riporta la sintesi della nostra analisi sul documento di Caritas Svizzera sottoscritto da quasi tutte le Caritas regionali, si tratta di un tentativo di codificazione delle relazioni tra i partner che si dovrebbero così coordinare, avendo l’obiettivo di aumentare la coesione e l’armonizzazione delle attività, oltre a tendere a un’immagine il più omogenea possibile dell’organizzazione presso il pubblico. Questi obiettivi a nostro avviso si ottengono veramente solo perdendo la propria autonomia, nonostante le lodevoli affermazioni del contrario più volte ripetute nel testo. Siccome ogni forma di coordinamento fa perdere un po’ di autonomia, la si accetta solo se la posta in gioca ne vale la pena.

La "Strategia della rete-Caritas 2005" fa quindi leva sui vantaggi che per molte Caritas Regionali di piccole dimensioni sono effettivi. Non a caso l’unica Caritas regionale che si è opposta con noi, anche se in modo meno drastico e definitivo, al documento conclusivo della "Strategia della rete-Caritas 2005", è una delle più grosse e autonome Caritas regionali, Ginevra.

Opzioni metodologiche diverse

Se teniamo tanto all’autonomia della nostra Caritas Ticino non è solo per una questione di principio ma per poter continuare in completa libertà a portare avanti il nostro lavoro. Un altro esempio, che concerne i progetti all’estero, forse può chiarire l’idea. Caritas Svizzera è impegnata in progetti di grandi dimensioni nel terzo mondo e in caso di catastrofi, per i quali riceve anche importanti contributi dalla Catena della solidarietà. Un impegno che condividiamo nelle sue linee fondamentali tese a valorizzare lo sviluppo delle capacità interne dei paesi e delle persone che vengono aiutate. L’impegno di Caritas Ticino all’estero invece è di piccolissime dimensioni ma ha una caratteristica per noi irrinunciabile: è sempre legato in qualche modo alla nostra realtà diocesana e cantonale. Per questo desideriamo poter valorizzare iniziative che nascono in Ticino come sostegno a progetti all’estero o sostenere progetti che abbiano un collegamento esplicito attraverso delle persone precise. Così sono nate le case in Croazia per l’accoglienza delle donne e bambini oltre all’invio di montagne di materiale, per due ragioni precise: in Ticino una presenza importante di croati e di bosniaci aveva fatto scattare una grande solidarietà; il contatto diretto con Caritas Zagabria, stabilito grazie a conoscenze personali, rendeva efficace e immediato il nostro intervento. Un’azione così, nata e gestita completamente dal Ticino, però non si inseriva completamente nel piano ben più ampio di aiuti di Caritas Svizzera che fu molto contrariata e guardò sempre con distacco questo piccolo intervento diretto di Caritas Ticino. Le stesse difficoltà si ripetono oggi quando collaboriamo su diversi progetti con la Caritas Italiana.

A scanso di equivoci, val la pena di precisare comunque che la diversità di impostazione metodologica fra Caritas Ticino e Caritas Svizzera riguardo ai progetti all'estero a livello operativo, non ha mai avuto conseguenze per nessuno; credo che gli interventi siano sempre stati corretti ed efficaci. Visioni differenti non significano affatto una penalizzazione dell'intervento a favore di chi è nel bisogno ma solo uno sguardo diverso su questa realtà complessa. Sarebbe comunque scorretto sottovalutare la portata di questa diversità di vedute.

La nostra autonomia statutaria ci ha sempre permesso di continuare a lavorare come ritenevamo giusto ma ciò diventerebbe difficile, se non impossibile, se accettassimo forme di coordinamento come quelle proposte nella "Strategia della rete-Caritas 2005".


Paul Josef Cordes e la pastorale della carità

Se la questione dell’autonomia e delle diverse impostazioni metodologiche può essere tutto sommato chiarita da quanto espresso finora, rimane invece la differenza più sottile e profonda, la più importante, che richiederebbe molto spazio per essere spiegata: si tratta della differenza fra la nostra visione di pastorale della carità quale impegno prioritario e quella di Caritas Svizzera, ormai condivisa praticamente da tutte le organizzazioni regionali. Irrinunciabile per noi il riferimento esplicito alla dottrina sociale della Chiesa e a tutto il Magistero. Il testo di Paul Josef Cordes, presidente di Cor Unum, di cui parliamo nell'articolo seguente e di cui riportiamo alcune pagine, è la migliore sintesi di quanto Caritas Ticino tenta di realizzare, ormai sola su suolo elvetico. Siamo coscienti che anche all’estero le cose non vanno meglio: le 21 tesi su Caritas di Cordes non sono condivise né da Caritas Svizzera né dalla maggior parte delle Caritas europee. Si tratta di differenze importanti, definite dal direttore di Caritas Svizzera "di natura ideologica", che in fondo non riguardano solo Caritas ma tutta la chiesa contemporanea.

E ancora una volta Caritas Ticino è in minoranza, una voce che grida nel deserto, e la cosa non ci diverte affatto.