Fraternità di Betania in Ticino

Di Cristina Vonzun



La
fraternità francescana di Betania, fondata da Padre Pancrazio Gaudioso nel 1982 e riconosciuta dalla Chiesa a fine ’98, è giunta in diocesi. L’iniziativa di questa presenza risale al Vescovo di Lugano, Eugenio Corecco, che, nel 1994, aveva invitato la comunità ad aprire una casa in Ticino. La sistemazione di questa nuova realtà sarà presso la Casa san Felice di Rovio, sede dell’omonima fondazione, costretta, a seguito della ristrutturazione promossa dal DOS, a smettere l’attività di scuola per ragazzi con problemi sociali.

Per capire come vive e cosa propone la comunità di Betania, abbiamo incontrato Padre Mauro Portolan, che con il fondatore, padre Pancrazio Gaudioso, è venuto in Ticino per dare vita a questa nuova esperienza

D: Padre Mauro, potrebbe raccontare come è nata la fraternità di Betania?
R:
Il gruppo iniziale aveva preso l’avvio a Civitanova Marche, quando sei giovani avevano iniziato a riunirsi per pregare e vivere l’esperienza della convivialità, sullo stile delle primitive comunità cristiane, sotto la guida di Padre Pancrazio Gaudioso, frate cappuccino.
La comunità è nata il 30 maggio 1982, festività di Pentecoste. Con le prime quattro sorelle si insediò il primo gruppo (nel convento cappuccino di Terlizzi in provincia di Bari), sorto per fare vita comune e far sorgere un’esperienza di fede che fosse contagiosa anche per altri.
Questi erano i primi intenti, ma già latente si può dire che c’era il desiderio di consacrazione. Fu un passaggio obbligato fare riferimento ad un piccolo biglietto scritto da Padre Pio da Pietralcina a Padre Pancrazio, nel 1959: "Non sii talmente dedito all’attività di Marta da dimenticare il silenzio di Maria. La Vergine Madre che sì bene concilia l’uno e l’altro ufficio ti sia dolce modello d’ispirazione".
Con il tempo infatti, divenne sempre più chiaro che quelle poche righe non erano scritte solo per Padre Pancrazio, ma per un gruppo di persone destinato a crescere sempre più. Ben presto si cominciò a realizzare qualcosa di nuovo: prendeva forma una comunità mista, in cui era presente l’elemento maschile e femminile, che con le giuste divisioni, si proiettasse verso la santità in un clima di fiducia reciproca. La spiritualità di questa nuova esperienza si delineava quale mariana - francescana ed il carisma si fondava sulla preghiera e accoglienza, a modello della Betania evangelica.

D: Venendo alla situazione attuale, come sono strutturati i vostri centri?
R:
Le case della Fraternità sono centri di spiritualità. Infatti sono case di preghiera e di accoglienza per esperienze di spiritualità, in un contesto di vita fraterna. Quest’accoglienza si rivolge a tutte le categorie di persone, con particolare riguardo a coloro che aspirano ad una vita di maggior impegno cristiano e di consacrazione. Oggi la fraternità conta 84 tra sorelle e fratelli consacrati, tra cui 16 sacerdoti, che per la sequela di Cristo hanno lasciato posizioni di rilievo nella società: magistrati, medici, dottori in legge, economia o altro.
La fraternità è composta in totale da 160 persone, considerando pure novizi, postulanti ed oblati. Abbiamo tre sedi: Terlizzi nelle Puglie, Pordenone in Veneto e ora Rovio nel Canton Ticino. Attualmente, in attesa di trasferirci nella casa San Felice, alloggiamo a Vaglio. Siamo due sacerdoti e cinque sorelle, ma il numero è destinato ad aumentare a 15 o 20 membri.

D: A quale modello si ispira la vostra scelta di vita?
R:
La nostra fraternità, sullo stile delle prime comunità cristiane, illuminata dallo Spirito Santo, sull’esempio del serafico padre San Francesco, cerca d'incarnare il fare di Marta e il silenzio di Maria. Le componenti della nostra spiritualità, che scaturiscono da diversi passi evangelici sono le seguenti:
1) L’accoglienza di Marta e Maria nei confronti di Gesù e dei dodici, come viene documentato nel Vangelo, che per noi si traduce in una particolare attenzione verso i sacerdoti in difficoltà e le copertine/coppie in crisi.
2) Una spiritualità incentrata sull’ascolto della Parola e sulla Preghiera.
3) Essa si esprime in una molteplice forma di servizio, come risposta alle tante povertà materiali e spirituali della società di oggi.
4) Una spiritualità di speranza, fondata sulla fede in Cristo.

D: Come pensate di inserirvi nella realtà della diocesi di Lugano?
R:
Le nostre costituzioni ci invitano ad "amare intensamente la Chiesa, meditando il suo mistero e partecipando attivamente alla sua vita e alle sue iniziative". Inoltre siamo sollecitati a "contribuire con la presenza fraterna e profetica al bene della Chiesa particolare, collaborando al suo incremento e progresso".
Una prima risposta di servizio apostolico è stata l’offerta da parte del prevosto di Tesserete, don Feliciani, che ci ha affidato l’animazione liturgica per il Triduo in preparazione alla festa della Madonna di Lourdes.
Nel mese di marzo abbiamo accolto l’invito di don Pierino Bianda, parroco di Bidogno che ci impegnava nell’evangelizzazione porta a porta a Bidogno - Corticiasca - Treggia - Carusio. Ed ora, da circa due settimane, su invito del parroco di Sonvico, don Albisetti, siamo nuovamente coinvolti nell’evangelizzazione porta a porta nel territorio di Sonvico e Dino. Sono momenti forti per impegnarci come cristiani e vivere e valorizzare l’Anno Santo. Sempre e ovunque, il nostro maggior contributo che vogliamo offrire alla Chiesa locale vuole essere quello di una comunità che prega.
Accoglienza e preghiera sono i tratti che caratterizzano il nostro carisma. Siamo disponibili ad accogliere tutti in sincerità di cuore e condividere la nostra esperienza di vita.