Se la parrocchia va in TV allora la guardo anch'io!

Di Roby Noris


Q
uanti parrocchiani partecipano agli incontri parrocchiali? Pochi, anzi pochissimi.
Quanti guardano la televisione? Tutti.
Se ne deduce che se la parrocchia andasse in TV, tutti i parrocchiani frequenterebbero la parrocchia.
Sembra un giochino di parole senza senso ma invece è una proposta concreta di Caritas Insieme.


Il panorama della partecipazione alle iniziative parrocchiali se guardato freddamente secondo le leggi dei numeri, - quelli dell’audience -, dal profilo del rapporto costi /benefici o se vogliamo dell’investimento di energie organizzative in rapporto ai partecipanti alle serate organizzate, è generalmente deludente. Ma diventa assolutamente catastrofico se ci si domanda quale dovrebbe essere il target, cioè il pubblico per cui si organizzano le serate: il pubblico infatti, poco numeroso, è quasi sempre composto da un nucleo ben preciso di persone impegnate in tutte le attività della parrocchia o che si sentono in dovere di sostenerla indipendentemente dall’interesse personale per i temi proposti. Abbiamo così le serate su droga, pianificazione famigliare, educazione dei figli ecc. con pubblico rigorosamente femminile "over 70". Evidentemente il problema non sono le "povere vecchiette" che per solidarietà con gli organizzatori parrocchiali si autoinflig-gono serate su temi che interessano un altro pubblico; il problema sta in quel pubblico che non c’è.

I parrocchiani esistono evidentemente di tutte le età e di tutte le categorie ma non escono di casa per un incontro parrocchiale, anche se il tema di per sé potrebbe interessarli; anzi sugli stessi temi guardano servizi e trasmissioni televisive che un ventaglio di programmi ormai gigantesco propone quasi alla "carte". Dalla cinquantina di canali via cavo, alle centinaia via satellite, se per caso uno parla un po’ di francese, o tedesco, o inglese la proposta televisiva diventa infinita e c’è veramente solo l’imbarazzo della scelta. Quale proposta potrebbe convincere il parrocchiano medio a uscire, magari in una fredda sera invernale, per un incontro annunciato in chiesa e sul bollettino parrocchiale, quando la concorrenza è già in casa, è ampia, variata, più accattivante e soprattutto funziona in pantofole col telecomando?

Evidentemente si può teorizzare quanto si vuole sull’importanza dell’incontro personale che non si sostituirà mai con la televisione, che non è interattiva, che richiede meno impegno e meno attenzione, e chi più ne ha ... Ma se il pubblico per il quale è pensata una manifestazione non c’è e non ci sarà più, forse è ora di usare altre modalità di comunicazione. E non è un problema degli ambiti cattolici: quante conferenze e incontri pubblici laicissimi vengono organizzati ogni anno in Ticino per un pubblico medio di qualche decina di persone, organizzatori e parenti degli organizzatori compresi.

Caritas Ticino per questi motivi non organizza più da molti anni serate pubbliche, se non in occasioni specialissime come il convegno di studio del cinquantesimo nel ’92 o lo straordinario incontro "sulla malattia e la sofferenza" alla fine del ’93 con il Vescovo Eugenio Corecco ammalato. Caritas Ticino ha scelto di fare informazione soprattutto con i due strumenti di cui dispone: questa rivista e Caritas Insieme TV ogni settimana su TeleTicino. E del resto anche le manifestazioni pubbliche possono diventare trasmissioni televisive, cassette VHS e pubblicazioni, come è avvenuto con la testimonianza del Vescovo Corecco. Secondo noi non ha più nessun senso, salvo eventi straordinari, organizzare incontri che richiedono investimenti di energie organizzative e talvolta anche un impegno finanziario, per raggiungere nella migliore delle ipotesi qualche centinaio di persone, quando ogni settimana ne raggiungiamo 10’000 in TV con Caritas Insieme.

Alle parrocchie che ci chiedono ad esempio di andare a parlare della "carità", dell’impegno sociale, della disoccupazione, del volontariato ecc. offriamo una proposta alternativa.

Organizziamo sullo stesso tema, con un gruppo di persone di quella parrocchia - che per interesse o esperienza personale siano disponibili a ritrovarsi assieme -, un incontro che diventa trasmissione televisiva, in cui si possono introdurre anche contributi filmati, interviste e testimonianze preregi-strate. Questa trasmissione proposta a tutto il pubblico televisivo di Caritas Insieme il sabato e la domenica, diventa una proposta mirata e precisa per i parrocchiani dove è partita l’iniziativa. Questi, comodamente adagiati sul loro divano, avendo letto su un volantino inviato dal parroco a tutti i fuochi della parrocchia, o avendo sentito l’avviso in chiesa, gradiranno certamente un po’ di televisione nostrana con un gruppo di persone che probabilmente conoscono e abitano vicino a loro. È lo stesso meccanismo dei giochi a premi con le squadre locali che attirano, scatenandola, la tifoseria paesana. Chi si perderebbe un servizio televisivo sapendo che ci sono alcuni suoi amici o i vicini di casa o quelli che stanno due strade più in la’? E se questi parrocchiani alla fine della trasmissione invitassero tutti il sabato successivo a una grigliata in parrocchia?

Per onestà vi sveleremo che finora i nostri tentativi di realizzare quest'idea sono andati malissimo, da far pensare che in Ticino sia ancora un po' fantascientifico quanto vi abbiamo raccontato. Da un vicariato - un gruppo di parrocchie - siamo stati praticamente liquidati con l'affermazione che "tanto queste cose Caritas Ticino le fa comunque" più o meno sottintendendo che "nulla può sostituire una bella serata parrocchiale"; da un'altra parrocchia invece più gentilmente ci hanno risposto che l'idea di fare una trasmissione televisiva coi parrocchiani era buona ma che il parroco non voleva proprio rinunciare alla serata/conferenza: l'abbiamo accontentato e due colleghi hanno fatto la loro bella conferenza per un pubblico di nove persone fra cui due signore trascinate fuori di casa a serata già iniziata da una volonterosa signora che di fronte al pubblico a quota sette ha decretato "vado a chiamare la Clara e la Irma".

Stupiteci, convinceteci che ci sbagliamo, fateci ricredere, abbiamo bisogno di un po' di ossigeno o forse ormai di respirazione artificiale per riprenderci dagli attacchi letali del provincialismo di questa nostra landa sperduta. Scriveteci, telefonateci, mandateci un fax o un e-mail; e per quelli che hanno la fortuna di abitare sulla splendida collina di Porza che vedo dalle finestre della sede di Caritas Ticino, vanno bene anche i segnali di fumo: sarebbe pur sempre un inizio di uso dei mezzi di comunicazione.