In GUERRA solo dopo i 18 ANNI
Anche gli USA aderiscono alla convenzione

Di Marco Fantoni



Ebbene sì, anche gli Stati Uniti d’America hanno dato il loro benestare affinché non s’impieghino minori di 18 anni nei conflitti armati. Sembrerebbe un messaggio positivo. Di fatto, è contraddittorio, concerne tutti naturalmente non solo gli USA, in quanto presuppone che le guerre continuino ad esistere. L’argomento è dunque affrontato con la consapevolezza di essere di fronte ad una soluzione di "meno peggio".

L
o scorso 21 gennaio, il Gruppo di Lavoro delle Nazioni Unite sul Protocollo Opzionale alla Convenzione dei diritti del Bambino, a Ginevra ha raggiunto un accordo per bandire durante guerre e conflitti, l’impiego nelle forze armate, di minori di 18 anni. Risoluzione valevole sia per le forze governative sia per i gruppi paramilitari. Purtroppo l’accordo si riferisce all’impiego e non all’arruolamento. Si è dunque trovata una soluzione transitoria, in quanto, di fatto, continueranno ad essere arruolati nei vari corpi d’armata governativi minori di 18 anni. Una soluzione che non raggiunge l’ideale ma che fa un passo rilevante a favore dei diritti dei bambini.
Le pressioni di varie associazioni che si occupano d’infanzia e soprattutto dell’opinione pubblica, potranno portare, senza farsi troppe illusione sui tempi e sui modi, a raggiungere anche l’obiettivo del non arruolamento di minori di 18 anni d’età negli eserciti.
Ricordiamo che nel 1998, durante un’altra riunione in ambito ONU sui baby-soldati, non si era raggiunto questo obiettivo grazie soprattutto al veto statunitense. Washington riteneva che 17 anni fossero sufficienti per mandare bambini in guerra. La Convenzione dei Diritti del Bambino, adottata nel 1989 e sottoscritta da 191 Paesi (eccetto USA e Somalia), definisce "bambini" coloro che non hanno raggiunto i 18 anni d’età. Considera però arruolabili coloro che hanno compiuto 15 anni.
Ora qualcuno si è ravveduto, anche se esistono comunque delle differenze in queste decisioni, ad esempio il fatto che per le forze governative è possibile arruolare bambini già dai 16 anni mentre per le organizzazioni non governative questo vale solo dai 18 anni.
Diversi sono stati i Paesi che si sono battuti per una soluzione positiva ed in prima posizione la Svizzera, che con altri Paesi europei e non, ha contribuito ad innalzare l’età a 18 anni. Il trattato chiede inoltre ai vari governi di innalzare l’età di arruolamento volontario.
Ma non di sole proibizioni si parla. Le conseguenze dei conflitti sui bambini sono molteplici. Vanno dai problemi fisici e psicologici al ritrovare una "routine" di famiglia al reinserimento nella vita di tutti i giorni.
Si è dunque chiesto ai governi di adottare provvedimenti a livello internazionale per dare assistenza ai bambini per la loro reintegrazione nella società.
Si stimano in 300’000 i fanciulli che attualmente sono impegnati in guerre in oltre 30 paesi di tutto il mondo. L’UNICEF deplora questa situazione rilevando come in queste tragiche situazioni, frequenti sono gli abusi sessuali, gli attacchi nelle scuole o negli ospedali o il terrorismo nei campi di rifugiati, come pure l’uso di minori quali piccoli terroristi nelle comunità in cui vivono.
Evidentemente davanti a questi fatti si vorrebbe fare di più, agire meglio e subito. Ci si scontra purtroppo davanti ad interessi locali diversi. La priorità di un governo spesso è data maggiormente a rifornire l’arsenale nazionale e di conseguenza aumentare coloro che di questo arsenale ne devono fare uso, tralasciando così l’interesse verso i bambini. È un discorso che ricorre spesso sulla nostra rivista, ad esempio quando si parla d’indebitamento oppure di mancanza di cibo. È un dato di fatto che dimostra inconfutabilmente come gli ostacoli sulla strada dell’obiettivo principale, il termine delle guerre, (che non vuol dire necessariamente raggiungimento della pace) abbia bisogno di tempo e di convincimento di coloro che questi ostacoli non vogliono scavalcarli o addirittura si premurano di piazzarli con solide basi.
L’accordo raggiunto sull’età minima di 18 anni, è un passo in avanti che deve stimolare tutti a continuare a credere in un ottenimento dell’obiettivo che riconosca a tutti, bambini e adulti quella dignità umana troppo spesso messa in un angolo a favore d’interessi poco chiari, anzi chiarissimi.

(Fonti: MISNA - UNICEF)


SCHEDA TECNICA

Sono stimati in 300’000 i minori impiegati nei vari eserciti nel mondo. Ecco un elenco di Paesi che reclutano minori di 18 anni che partecipano ai conflitti. (dati 1997-98): Afganistan, Algeria, Angola, Azerbaigian, Bangladesh, Birmania, Burundi, Cambogia, Colombia, Congo (Brazaville e ex Zaire), Eritrea, Etiopia, Filippine, India, Indonesia, Iran, Iraq, Israele (Terr. Occ.), Libano, Liberia, Messico, Pachistan, Perù, Russia, Ruanda, Sierra Leone, Somalia, Sri Lanka, Sudan, Turchia, Uganada, Jugoslavia.

La BBC ha raccolto alcune testimonianze di bambini e bambine reclutate nei vari eserciti. Riportiamo di seguito alcuni passaggi:

Charles, 12 anni rifugiato ruandese: "Avevo tanta paura di morire. Ma i miei amici mi rendevano attenti che se i commando di ribelli notavano qualche ombra di paura in me, mi avrebbero ucciso. Così dovevo dimostrarmi fiero".

Richard, 12 anni rifugiato ruandese: "Mi hanno rapito e poi hanno ucciso mia madre e mio padre".

Charlie, 10 anni, rifugiato sudanese: "Eravamo in 200, pregavamo che la guerra nel nostro paese finisse presto. Pregavamo anche che le anime dei morti potessero riposare in pace".

Christopher, 12 anni, Uganda: "Voglio solo tornare a casa e rimanere con la mia famiglia".

Robin, 15 anni, Uganda: "Vorrei tornare a scuola e continuare la mia educazione".

Htay, 21 anni, ex soldato della Birmania: "Entrai nell’esercito all’età di 15 anni senza pensarci molto. Ammiravo i soldati, le loro armi, le loro uniformi. Mi sono arruolato per imitare i soldati visti nei films".

Tamba, 13 anni, ex soldato in Liberia: "Quando la guerra iniziò nella nostra città fummo costretti a rifugiarci nella foresta. In seguito fui obbligato ad arruolarmi per poter avere qualcosa da mangiare".